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Dopo il duello con il suo ( ex) ministro dell’Interno, Giuseppe Conte ha lasciato il Senato ed è salito al Colle per formalizzare le dimissioni da presidente del Consiglio. Del resto Conte lo aveva chiaramente annunciato durante il suo intervento, la sua “requisitoria” contro Salvini: «Mi recherò, alla fine del dibattito, dal presidente della Repubblica per comunicargli l’interruzione dell’esperienza di governo e rassegnare nelle sue mani le dimissioni da presidente del Consiglio».
Così aveva annunciato e così è stato: dopo le oltre quattro ore di dibattito in Senato, il premier è salito al Colle e ha rimesso il mandato nelle mani del presidente della Repubblica.
Da oggi, dunque, il governo Conte non esiste più, se non per il disbrigo degli affari correnti. A meno che Conte non decida per la cesura netta e non chieda al presidente di lasciare subito Palazzo Chigi. Già oggi, in ogni caso, potrebbero iniziare le consultazioni di Mattarella. Secondo prassi, verranno convocati i presidenti dei gruppi parlamentari e i rappresentanti delle coalizioni di schieramento, con l'aggiunta dei presidenti dei due rami del Parlamento, oltre che, come forma di cortesia, gli ex- presidenti della Repubblica.
All’esito delle consultazioni, il presidente potrebbe assegnare un mandato esplorativo ad una carica istituzionale ( nella maggior parte dei casi il presidente del Senato), oppure un preincarico ad un personaggio politico, per verificare se ci siano le condizoni per formare un nuovo esecutivo con la fiducia del Parlamento.
Secondo quanto trapela dal Quirinale, Mattarella punta a svolgere consultazioni rapide, nella speranza che i partiti siano ormai pronti a proporgli una soluzione percorribile. In particolare, le due ipotesi in campo sono solo quella di un governo istituzionale votato da tutto l’emiciclo tranne che la Lega e Fratelli d’Italia, con il mandato di traghettare oltre la legge di Bilancio e poi a nuove elezioni, senza però che la tempistica sia guidata da un soggetto “interessato” come Salvini, proprio nel ministero chiave del Viminale.
In alternativa, un governo politico frutto di accordo tra Movimento 5 Stelle e Pd, allargato probabilmente alla sinistra, che dovrebbero siglare un nuovo patto di governo. Altra variante poco gettonata, infine, potrebbe essere un tentativo in extremis di Conte bis, con un possibile rimpasto di governo. Proprio questa sarebbe l’offerta della Lega agli ex alleati, in alternativa alle elezioni anticipate. Le prospettive per una riuscita, però, sembrano quantomai improbabili.
L’ipotesi che il Quirinale ha sempre implicitamente allontanato è proprio quella di un rapido ritorno alle urne. Questo comporterebbe lo scioglimento di Camera e Senato e l’avvio della macchina elettorale in piena stagione di bilancio. Proprio questo, secondo il Quirinale, sarebbe il rischio da scongiurare con tutte le forze in questa fase delicata per i mercati europei. Tutto, però, dipende dallo stato del dialogo e la serietà che i due nuovi possibili contraenti sapranno trasmettere a Mattarella.