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Il primo giorno di consultazioni al Quirinale non dà mai indicazioni risolutive, eppure nel tradizionale silenzio dei presidenti delle Camere – ed è già una novità che la tradizione venga rispettata – le varie voci che si sono avvicendate, per quanto distinti e diversi, nessuno s’è meravigliato che una nuova maggioranza possa sostituire quella gialloverde.
C’è chi pende per un bis di Conte, i più chiedono discontinuità considerando che il premier non debba restare lo stesso né essere ostaggio dei vicepremier. Una levata di scudi in difesa del patto Di Maio- Salvini non c’è stata.
Le Autonomie del Senato hanno detto che andare a votare a ottobre è sbagliato, ed è stato l’inizio di un coro contro il voto anticipato.
Certo, il presidente della Camera, Roberto Fico, il cinquestelle più di sinistra che si conosca, è rimasto a lungo a parlare con Sergio Mattarella, e avrà avuto parecchio da discutere sui rapporti tra i grillini e il Pd, sul fallito tentativo all’inizio della legislatura di coagulare un governo del genere, quando proprio a Fico fu assegnato il mandato esplorativo.
Ma era troppo presto per dimenticare gli scontri, le accuse, i fake, la violenta campagna social contro Renzi, Gentiloni e compagni, per poter digerire un’alleanza da succubi. Ora Fico potrebbe anche essere il nuovo Conte, se il dialogo col Pd andasse avanti.
Il gruppo misto del Senato, con De Petris, Bonino e Grasso giudica le elezioni un passo sbagliato e rischioso e spinge perché i partiti cerchino l’intesa per un governo vero, di legislatura. E come dice la Bonino, un governo del fare e del “disfare” a iniziare dal decreto sicurezza bis, che le ha fatto guadagnare una valanga di insulti leghisti sui social.
Il gruppo misto della Camera ha mostrato, con la Lorenzin, preoccupazione per i conti, per la legge di bilancio e per l’isolamento dell’Italia in Europa che danneggia il paese. Serve “responsabilità”. E una seria intesa programmatica a iniziare dall’emergenza economica. Dunque, niente elezioni, e uno sforzo grande di responsabilità da parte di tutte le forze politiche per raddrizzare la situazione.