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CARLO NORDIO MINISTRO GIUSTIZIA
Come si è chiuso il 2024 della giustizia e quale sarà il filo conduttore della politica giudiziaria nel nuovo anno? La cornice entro cui ci si è mossi e si continuerà ad agire è quella di una coesistenza all’interno di maggioranza e governo di anime diverse. Le istanze garantiste di Forza Italia spesso devono infatti soccombere dinanzi alla spinta opposta di Fratelli d’Italia e Lega.
Lo abbiamo visto, per esempio, con la proposta della liberazione anticipata speciale del deputato di Italia viva Roberto Giachetti: gli azzurri inizialmente si erano detti pronti ad appoggiarla, poi è arrivata la retromarcia per rispettare difficili equilibri in maggioranza. La stessa nomina del ministro Carlo Nordio era stata accolta con entusiasmo per il suo profilo attento al giusto processo, alla situazione delle carceri, e a forme serie di depenalizzazione. Solo che poi la sua cultura, espressa da editorialista e scrittore prima di arrivare a via Arenula, ha dovuto alzare bandiera bianca dinanzi alle esigenze securitarie e panpenaliste del Carroccio e del partito della premier Meloni. Nordio, ad esempio, ha dovuto sottoscrivere, insieme a Piantedosi e Crosetto, il ddl Sicurezza che aumenta reati e pene. Il carcere, da lui considerato come extrema ratio, oggi invece è pesantemente sovraffollato e teatro di insopportabili suicidi di persone nelle mani dello Stato.
Sicuramente però l’ex magistrato può rivendicare il fatto che la sua riforma della separazione delle carriere è diventata la madre di tutte le riforme. Ciò gli ha assicurato il pieno appoggio dell’avvocatura e invece un anatema da parte dell’Associazione nazionale magistrati. Da febbraio, quando sarà ormai orfana del presidente uscente Giuseppe Santalucia, dovrà prepararsi ad una dura battaglia per poter vincere il referendum auspicato dal responsabile di via Arenula, convinto che i cittadini gli daranno ragione nel 2026. Intanto la riforma di modifica costituzionale dell’ordinamento giudiziario, targata appunto Nordio, è approdata nell’Aula della Camera il 9 dicembre con grande soddisfazione di tutta la maggioranza. Con l’autonomia differenziata bocciata in sette punti dalla Corte costituzionale, che presto dovrà decidere anche sulla legittimità del referendum e con il premierato congelato perché progetto complesso – resta ad esempio da sciogliere il nodo su come eleggere il premier –, maggioranza e Governo puntano tutto sulla modifica dell’assetto dei rapporti tra magistratura requirente e magistratura giudicante. La riforma tornerà in discussione a Montecitorio l’8 gennaio: sarà prima votata la questione pregiudiziale di costituzionalità presentata dalle opposizioni e poi riprenderà l’esame generale. Nello stesso giorno il plenum del Csm voterà molto probabilmente il parere contrario alla riforma. Una casualità che regalerà però grandi scintille tra Camera e Palazzo Bachelet. L’obiettivo del Guardasigilli e soprattutto di Forza Italia è quello di approvare la riforma nell’anno che verrà per poi indire il referendum. Sicuramente per il ministro della Giustizia il risultato più importante del 2024 è l’approvazione definitiva avvenuta a luglio del cosiddetto ddl Nordio che comprende, tra l’altro, l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio, modifiche al traffico di influenze, stretta sulla pubblicazione di intercettazioni, introduzione di un organo collegiale per l’adozione dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere, inappellabilità di alcune sentenze da parte del pubblico ministero. Ad agosto è passato anche il ddl Carceri, tra aspre polemiche con le opposizioni, proprio nel giorno del 65esimo suicidio oltre le sbarre. Ci si aspettava un provvedimento che potesse in qualche modo dare respiro agli istituti di pena, ma invece è stata licenziata una norma blanda. Solo più assunzioni di agenti penitenziari, un aumento da 4 a 6 delle telefonate mensili, l’istituzione (teorica al momento) di strutture residenziali idonee all’accoglienza e al reinserimento sociale di coloro che hanno i requisiti per accedere alle misure penali di comunità, ma che non sono in possesso di un domicilio idoneo. Ad inizio anno invece era stata approvata alla Camera la riforma della prescrizione, che ha cancellato l’improcedibilità voluta dall’ex ministra Marta Cartabia. Il provvedimento è fermo nella Commissione giustizia di Palazzo Madama. Ad aprile era arrivata al traguardo la riforma dell’ordinamento giudiziario, che tra le varie novità, ha previsto, ma solo dal 2026, test psicoattitudinali per entrare in magistratura e un esiguo taglio dei magistrati fuori ruolo. Approvato poi a dicembre lo schema di decreto legislativo che vieterà la pubblicazione delle ordinanze che applicano misure cautelari personali fino a che non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare. Una riforma voluta fortemente dal deputato Enrico Costa per scongiurare quello da lui definito “marketing giudiziario”. Come non dimenticare l’aspra polemica tra Nordio e la maggioranza da un lato e le toghe dall’altro per aver previsto del dl Flussi lo spostamento dai tribunali alle Corti di Appello della materia sui trattenimenti dei migranti. Provvedimento in realtà caldeggiato maggiormente dal Viminale. Ma cosa resta in cantiere? Sicuramente, dopo l’approvazione in Senato, la Camera vorrà accelerare per approvare il disegno di legge «Modifiche alla disciplina in materia di durata delle operazioni di intercettazione» a prima firma del capogruppo di Forza Italia in 2a al a Palazzo Madama, Pierantonio Zanettin, che introduce un limite massimo di durata complessiva delle intercettazioni pari a 45 giorni. Soprattutto i procuratori si sono già espressi in maniera sfavorevole durante le audizioni. Gli azzurri faranno anche pressioni affinché nella Commissione giustizia della Camera si inizi a discutere del disegno di legge «Modifiche al codice di procedura penale in materia di sequestro di dispositivi, sistemi informatici o telematici o memorie digitali», già passato al Senato e che ha lo scopo di introdurre nel codice di procedura penale l’articolo 254-ter, per cui nel caso in cui nel dispositivo siano presenti scambi di comunicazioni, carteggi mail o conversazioni telematiche e di messaggistica, vada applicata la identica disciplina che riguarda le intercettazioni. Per le carceri si attende il progetto del neo commissario all’edilizia penitenziaria Marco Doglio. Aspettando Godot.