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Il ministro della Giustizia Carlo Nordio e la premier Giorgia Meloni
«Ovviamente» quella della giustizia «è una materia delicata che va maneggiata con molta cura, però credo che questo governo, mettendo insieme le anime della sua maggioranza, abbia complessivamente una visione molto equilibrata di questa materia». Queste le parole della premier Giorgia Meloni nella conferenza stampa di fine anno. Un patto solido sulla giustizia all’interno della maggioranza esiste: lo ha certificato un comune programma presentato per le elezioni dello scorso 25 settembre da parte di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia; lo hanno siglato pure in un colloquio Silvio Berlusconi e Carlo Nordio lo scorso 19 ottobre a Villa Grande. I temi sono quelli classici, come la separazione delle carriere, l’abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale, l’inappellabilità delle sentenze di assoluzione.
Ma quel patto e quegli equilibri all’interno delle forze di maggioranza sono a prova di bomba? Sarà infatti interessante capire se queste “anime” che sorreggono il governo nei prossimi cinque anni riusciranno a marciare compatte o verranno fuori delle possibili frizioni sui temi della giustizia declinata nei vari aspetti: esecuzione penale, riforma dell’ordinamento, modifiche ai codici di rito. Lo aveva detto qualche tempo fa il senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin a questo giornale: «Ci troviamo per la prima volta con una coalizione di centrodestra sbilanciata più a destra che al centro. Con le ovvie conseguenze. Forza Italia sulla giustizia ha una storia molto diversa da quella di Fratelli d’Italia e della Lega», per poi concludere: «Premesso che sosterremo convintamente il governo, sui temi della giustizia cercheremo di spingere per un maggiore garantismo». E allora, ad esempio, Forza Italia aveva sostenuto, a differenza di Fratelli d’Italia, il referendum giustizia giusta promosso dal Partito Radicale e della Lega, che comprendeva anche un quesito contro l’abuso della custodia cautelare. Al 30 novembre, come riporta il ministero della Giustizia, c’erano in carcere 8777 reclusi in attesa di primo giudizio e 7281 condannati non definitivi. Forza Italia continuerà a battere su questo tasto o accantonerà il tema per non scontrarsi con l’azionista più forte della maggioranza? La stessa domanda vale anche per la Lega di Matteo Salvini.
Nel programma elettorale di Forza Italia c’è poi l’abrogazione della legge Severino. Proposta sostenuta sempre dal Carroccio nei referendum. Tuttavia la posizione di Fratelli d’Italia è più morbida, come ci disse il senatore Sergio Rastrelli: «Guardiamo con interesse alla prospettiva di aprire con coraggio un confronto politico in Parlamento per perfezionare la legge Severino, anche attraverso un suo maggiore “orientamento costituzionale”, magari modellandone le articolazioni applicative, mantenendone però integro il principio di fermezza».
Un’altra sfida di Forza Italia è quella della depenalizzazione, auspicio anche di molta parte della magistratura. Eppure in passato l’attuale premier non aveva mostrato empatia sulla proposta: secondo Giorgia Meloni, l’Italia è l’unico Paese al mondo che cerca di risolvere il problema del sovraffollamento carcerario «non costruendo nuove carceri» ma «togliendo reati». Concetto ribadito qualche mese fa in una replica alla senatrice di Alleanza Verdi e Sinistra Ilaria Cucchi che aveva sollevato il problema delle carceri: «La soluzione non è depenalizzare» aveva detto la Meloni. E meno di un mese fa c’era stato uno scontro tra Fi e gli altri due partiti di maggioranza su un possibile emendamento che prevedeva uno scudo penale per i reati fiscali. Non scordiamo neanche tutto il lavoro emendativo del partito del Cavaliere per migliorare il testo sulla nuova norma anti- rave, che pure in generale contraddice la strada della depenalizzazione. E che comunque è ritenuta da molti accademici, magistrati e avvocati illiberale se non addirittura incostituzionale.
Non c’è del tutto compattezza altresì sulla questione del trojan. Come noto il senatore di Fi Zanettin ha presentato un disegno di legge per escludere l’impiego del captatore informatico nei procedimenti per delitti contro la pubblica amministrazione. Su questo il responsabile giustizia di Fd’I, il sottosegretario Andrea Delmastro delle Vedove, aveva detto alla Stampa che bisogna «iniziare a parlare a gennaio, valutando anche gli effetti della precedente normativa e poi i necessari aggiustamenti da fare». Dunque d’accordo ma non troppo, si consiglia cautela. E pure Nordio aveva sostenuto che il trojan è una “porcheria”. E qui sorge l’altra domanda: quanto il ministro della Giustizia si sentirà sostenuto dalla maggioranza intera nei suoi desiderata? Ad esempio, la scelta di nominare il magistrato Giovanni Russo, già procuratore nazionale antimafia aggiunto, a capo del Dap e togliere la poltrona all’ex magistrato di sorveglianza Carlo Renoldi è stata del Guardasigilli (che aveva comunque paradossalmente speso parole di apprezzamento per lui) per avere accanto una persona con cui ha più sintonia o gli è stata imposta da Fratelli d’Italia e Lega che sulle carceri ribadiscono e rivendicano di avere una visione giustizialista? Sempre in tema di esecuzione penale l’ex pubblico ministero ha sempre sostenuto una posizione garantista: il carcere deve essere extrema ratio. Tuttavia il governo ha deciso di non prorogare i provvedimenti per i semiliberi assunti durante l'emergenza Covid. Una mossa considerata insensata da molti operatori della giustizia.
Per terminare con la questione dell’ergastolo: al Corriere della Sera in una delle sue prime interviste Nordio disse che andrebbe abolito per poi presentarsi nella prima conferenza stampa del governo a difendere l’ergastolo ostativo. Tutto questo discorso, tutta questa serie di contraddizioni ci conduce a porci l’ultima domanda: quanto all’interno del centrodestra si condividono pienamente concetti come Stato di diritto, garantismo, rispetto dei diritti individuali?