«Il regime speciale di detenzione 41 bis è imprescindibile nella lotta alla mafia e al terrorismo. La decisione della Corte di Cassazione sul caso Riina non scalfisce l’utilità di uno strumento che difendiamo senza ambiguità. Sia chiaro a mafiosi e nemici della democrazia: questo governo non farà sconti o passi indietro». È la posizione del sottosegretario di Stato alla Giustizia Andrea Ostellari dopo la decisione della Suprema Corte, che il 27 dicembre ha annullato con rinvio la conferma del decreto ministeriale che impone il “carcere duro” a Giovanni Riina. 

Il secondogenito del capo di Cosa nostra è in carcere dal 1996 per scontare una condanna a due ergastoli, collegati alla partecipazione a Cosa nostra (ma non come capo) e soprattutto a tre omicidi di mafia commessi dallo zio Leoluca Bagarella e da Giovanni Brusca, risalenti al 1995 e di cui fu considerato il mandante. La Cassazione ha accolto con rinvio il ricorso di Riina jr, al 41 bis dal 2002, contro la proroga della misura nel novembre 2023 da parte del ministero della Giustizia. 

Sulla vicenda è intervenuta nei giorni scorso la presidente della Commissione parlamentare antimafia Chiara Colosimo, che con un post su X ha annunciato che chiederà le carte relative al caso. «La storia criminale di questo uomo non conosce dissociazioni e il solo cognome incute, ancora oggi, paura e una sorta di pericolosa e aberrante fascinazione. Metteremo la Commissione parlamentare antimafia a difesa del 41bis», ha dichiarato Colosimo.

La decisione della Cassazione

Dopo la decisione dei giudici, il tribunale di sorveglianza di Roma, con una diversa composizione rispetto al collegio che aveva emesso la decisione annullata dalla Cassazione, dovrà quindi rivalutare l’applicazione del regime di 41 bis a carico di Riina, per verificare l’attuale collegamento tra il figlio del superboss (morto nel 2017) e l’esterno, presupposto della conferma della misura che impone isolamento, restrizioni sui contatti con i familiari e con i difensori, limitazioni nella consegna di corrispondenza, pacchi e persino indumenti di ricambio.

Nella sentenza di annullamento con rinvio, la Cassazione ha fissato un principio di diritto a cui si dovranno attenere i magistrati della sorveglianza, con riferimento “all’apprezzamento in concreto della incidenza del decorso del tempo in rapporto a una condizione associativa pregressa” in cui mai è stato dimostrato il ruolo di vertice, per Giovanni Riina, “condannato per mera partecipazione al sodalizio mafioso”. Inoltre, “risulta meramente assertiva e poco chiara la considerazione di una posizione di ‘sovraordinazione’, non essendo stata argomentata la fonte e il significato concreto di tale affermazione in rapporto all'attuale condizione di pericolosità”. Da dimostrare anche il reale e attuale “attivismo esterno del gruppo di riferimento” per capire se il detenuto abbia fatto un percorso di recupero grazie al trattamento penitenziario.

Le reazioni politiche

Compatte le reazioni della maggioranza a difesa del regime speciale. «Pur nel rispetto dovuto alla Suprema Corte, insisteremo nella richiesta di applicazione del regime di 41 bis c.d. 'carcere duro' a Giovanni Riina. La conclamata e attuale pericolosità mafiosa di Giovanni Riina non consente di abbassare la guardia. Per fronteggiare i non condivisi ragionamenti della Suprema Corte, rappresenteremo tutti gli elementi raccolti dagli investigatori circa il ruolo ricoperto da Riina nell'associazione e la attuale pericolosità personale e della consorteria. Sul 41 bis non arretriamo!», ha assicurato in una nota Andrea Delmastro delle Vedove, deputato di Fratelli d'Italia e sottosegretario alla Giustizia.

«Condivido la preoccupazione per quanto riguarda il trattamento carcerario di Riina junior, in riferimento alla possibile sospensione del 41 bis. Faccio presente ad alcuni zelanti dilettanti dell'Antimafia, che difendono personaggi improbabili come Cafiero de Raho, che è la magistratura che sta valutando decisioni che potrebbero apparire lassiste nei confronti di Riina junior. Non è la politica. Che grazie a molti di noi nel passato ha reso più rigide le norme del 41 bis. Mentre altri arruolavano improbabili esponenti di un antimafia parolaia contraddetta da storie di vita che presto discuteremo anche nella Commissione parlamentare competente. Auspichiamo il massimo rigore nei confronti dei Riina di ieri, di oggi e di ogni tempo. Ma è la magistratura il problema di questo Paese. Purtroppo una Istituzione che non va riformata, ma rifondata con persone totalmente nuove», ha dichiarato il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, membro della Commissione Antimafia.

«Non può lasciarci indifferenti che sia stato annullato il 41bis nei confronti di Giovanni Riina, figlio del noto boss di Cosa Nostra – dicono i senatori di Fratelli d'Italia Costanzo Della Porta ed Etelwardo Sigismondi, componenti della commissione Antimafia -. Per questo ci associamo alla richiesta del presidente della commissione Antimafia, Chiara Colosimo, di acquisire gli atti al fine di approfondire il caso. Occorre rispettare le decisioni della magistratura, ma allo stesso tempo è indispensabile dare seguito alla battaglia contro la mafia che il governo Meloni ha ingaggiato fin dal suo insediamento». 

Ad esprimere preoccupazione sono anche i rappresentanti del Movimento 5 Stelle nella commissione parlamentare Antimafia, per i quali la decisione della Cassazione «è allarmante». «È indispensabile impedire a Riina di riallacciare agevolmente i rapporti con Cosa Nostra e, quindi, fare tutto il possibile affinché i vizi di forma vengano superati quanto prima. Servono segnali forti, anche per contrastare il clima di normalizzazione che sta avvolgendo la lotta alla mafia e l'utilizzo dei formidabili strumenti che per un trentennio hanno reso forte lo Stato contro le organizzazioni criminali».