Sia la Corte d’appello sia il Tribunale del Riesame di Roma hanno operato correttamente nel concedere e confermare gli arresti domiciliari per Gabriel Natale Hjorth. Lo attesta una risposta che il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto ha fornito a una interrogazione del capogruppo di FI al Senato Maurizio Gasparri in merito all’omicidio del vice brigadiere Mario Cerciello Rega.

Nell’appello bis, al giovane americano non solo la pena è stata ridotta a 11 anni e 4 mesi, essendo stato accertato il carattere anomalo del concorso nell’omicidio perpetrato dall’amico Lee Elder, ma appunto gli è stato anche concesso di stare ai domiciliari: la responsabilità penale si è ridotta, non c’è pericolo di fuga, ha intrapreso un percorso rieducativo in carcere, dove ha già trascorso 5 anni.

Per Gasparri, invece, la decisione dei giudici «è sconcertante e vergognosa», da qui la richiesta avanzata dal presidente dei senatori forzisti di attivare i poteri ispettivi. Sisto ha spiegato che «la competente articolazione del ministero è stata prontamente incaricata di svolgere gli opportuni accertamenti». Tuttavia ha sottolineato che «l’organo giurisdizionale di appello ha diffusamente analizzato i principi di diritto che regolano il concorso di persone nel reato e, in tale contesto, ha analizzato i principi che regolano quell’istituto e il diverso atteggiarsi dell’elemento soggettivo del reato, secondo argomentazioni e valutazioni che non sono suscettibili di sindacato disciplinare».

Riguardo all’ordinanza del Riesame, ha poi detto il viceministro, essa è «diffusamente motivata, sia in punto di fatto che in punto di diritto, esamina e affronta tutte le censure sollevate dal pm appellante, anche alla luce dei principi e degli arresti della giurisprudenza di legittimità e della Corte costituzionale. Allo stato, pertanto, non emergono, a carico dei giudicanti, profili di rilevanza disciplinare per la decisione adottata». Chiaro e difficilmente “controdeducibile”. Ma Gasparri si è comunque detto «insoddisfatto», e si è scagliato con veemenza contro la magistratura: «Queste sentenze sono riduttive e giustificazioniste: 11 anni per aver ucciso un maresciallo dei Carabinieri per strada sono una vergogna. Voi (rivolto a Sisto, ndr), più che le ispezioni, avreste dovuto fare delle estromissioni. Lo so, non ne avete i poteri: chissà se il Csm se ne vorrà occupare».

Poi ha attaccato il presidente della Camera penale di Roma, Gaetano Scalise, che aveva stigmatizzato l’interrogazione di Gasparri accusandolo di cavalcare il dolore e ignorare il diritto: «I magistrati, vili e muti, hanno affidato il compito di rispondere a Scalise. Perché il presidente della Camera penale deve rispondere a un parlamentare che attacca dei magistrati? Per avere la benevolenza di quei giudici quando andrà coi suoi clienti davanti a loro? Scalise mi dice che uso espressioni sgrammaticate, che incitano istinti collettivi, alimentati da narrazioni false. Signor viceministro, lei vigila anche sull’avvocatura, sugli ordini professionali. Ma perché Scalise fa il fattorino dei magistrati e insulta me? Faccia rispondere quelli che stanno, nella vergogna delle sentenze emesse, chiusi nei palazzi».

Scalise ha replicato così: «Ringrazio il senatore Gasparri per il suo intervento in Aula, in cui ha dato ulteriore prova di non aver minimamente compreso né il contenuto della nota della Camera penale di Roma, né, ancor meno, la risposta del viceministro Sisto. È ormai lampante l’intento strumentale e pretestuoso dell’interrogazione, precipitata nel ridicolo con offese personali, che rispedisco al mittente con il dovuto disinteresse. Se in precedenza ero disposto a un confronto pubblico, oggi ritengo sia superfluo: all’arroganza e all’insipienza non possono rispondere argomenti né tecnici, né di logica né di buon senso».