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Sarà presentata domani a Padova la cinquantesima prima edizione del “Manuale di Istituzioni di Diritto civile” (ed. Cedam) di Alberto Trabucchi. Un’opera che continua ad essere un punto di riferimento essenziale per la formazione di studenti e i professionisti del diritto. Il Manuale, pubblicato la prima volta nel 1943, si è sempre distinto per il suo approccio sistematico e accessibile, costruito attorno al Codice civile e orientato a fornire una chiave di lettura chiara e organica della disciplina. All’evento, in programma nella Sala Bresciani Alvarez di Palazzo Moroni, parteciperanno il professor Giuseppe Trabucchi, curatore dell’opera insieme ai professori Stefano Delle Monache, Stefano Troiano e Mauro Tescaro. È previsto anche l’intervento dell’assessore alla Cultura del Comune di Padova, Andrea Colasio, a conferma dell’importanza dell’opera nel panorama accademico e culturale del nostro Paese.
La cinquantesima prima edizione del Manuale dimostra che quest’opera non conosce il logorio del tempo. «È sicuramente – dice al Dubbio Giuseppe Trabucchi, figlio di Alberto Trabucchi - il manuale universitario più longevo. Vi è solo il manuale di Vivante, che è giunto a 58 edizioni, sommando però le edizioni per l’Università a quelle destinate alle Scuole superiori. Le ragioni di questo successo si trovano nell’impostazione didattica originaria, data da mio padre, già dalla prima edizione del 1943. Innanzitutto la chiarezza, che non deriva solo dalla scrittura e dallo stile, ma da un’interpretazione dell’insegnamento come impegno tutto a servizio dello studente. Non è con la semplificazione dei concetti che si aiuta lo studente a penetrare nella struttura degli istituti, ma dalla mediazione culturale tra una profondissima conoscenza del diritto, sorretta da una scelta culturale circa lo scopo e la funzione del diritto nella nostra società e la trasmissione agli stessi dello spirito del diritto, integro nella sua forza, capace di sollecitare l’intuizione degli studenti verso la grandezza del pensiero giuridico».
In questo periodo storico tribolato, evidenzia Giuseppe Trabucchi, «la legge è al servizio dell’uomo e dell’umanità e non può discostarsi nei suoi obiettivi da questi principi»: «Affermava mio padre nel famoso saggio del 1957 “Libertà della persona” che è “dell’essenza del diritto l’affermazione dei valori umani della singola persona: l’uomo con i suoi sentimenti, i suoi fini, la sua volontà rappresenta lo scopo dell’organizzazione giuridica: l’uomo come portatore di valori originari”. Il Manuale, nato subito dopo l’approvazione del Codice civile, già portava la valorizzazione di tutti quegli aspetti della disciplina che permettevano un’apertura verso il nuovo, attraverso i principi di giustizia, equità, buona fede, attraverso le clausole generali, al fine di garantire una normativa elastica e in grado di far fronte al mutare della realtà sociale. È così che il Manuale insegna che le norme, attraverso l’interpretazione, tornano a vivere sempre nuove nel mondo che si sviluppa e che si modernizza. Le Istituzioni nascono moderne e hanno mantenuto sino ad ora questo carattere, sempre anticipando il divenire».
La cinquantesima prima edizione del Manuale di Trabucchi si presenta in due volumi che offrono al lettore un quadro completo anche sull’evoluzione di alcuni istituti. È questa la grande novità. Il primo volume (di 1950 pagine) contiene le Istituzioni di Diritto Civile e un secondo volume (di 550 pagine) è un “Manuale Breve” di Istituzioni di Diritto Civile. «Il primo volume – spiega Giuseppe Trabucchi - è caratterizzato da approfondimenti per la parte generale del Diritto privato, dove abbiamo rafforzato le basi teoriche-sistematiche della disciplina in generale. Particolare attenzione è stata prestata alle fonti, tra cui il diritto dell’Unione e la Convenzione Europea per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo, nel cui ambito abbiamo trattato della proprietà europea. L’approfondimento della parte relativa al Diritto dell’Unione Europea ha un valore sempre più pregnante, stante la diffusa compenetrazione tra diritto dell’Unione Europea e ordinamenti nazionali. Il Manuale Breve, invece, è lo specchio del maior, contiene parte del testo più ampio: non è una rielaborazione e mantiene l’originalità del testo classico. Questa precisazione è importantissima, perché non deve nascere il dubbio che il Manuale Breve sia un’altra opera o un riassunto non originale delle Istituzioni di Trabucchi».
A distanza di ottantadue anni gli insegnamenti di Alberto Trabucchi hanno ancora molto da offrire. Ne è convinto Giuseppe Trabucchi. «Il Manuale – afferma - non è un libro dove il diritto è cristallizzato in formule astratte; esso è scritto con il preciso intento di indicare agli studenti che il fine del diritto è regolare la vita degli uomini secondo un principio di giustizia, perché scopo del diritto è realizzare le aspettative di giustizia come si sono evolute nella storia e nella società umana. L’insegnamento di Alberto Trabucchi, che non muore mai, è la concezione della giustizia come valore che può garantire la libertà autentica per ciascuno e per la collettività. Per Alberto Trabucchi giustizia è attuazione di principi universali, che stanno prima delle norme e sopra gli stessi soggetti destinatari delle norme: così si caratterizzano per la loro universalità».