La repentina e prematura scomparsa del presidente del collegio del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, Felice Maurizio D’Ettore, riapre a meno di un anno dalla sua nomina, avvenuta con decreto del Presidente della Repubblica il 23 dicembre 2023, un'importante partita politica.

La scelta della terna voluta dal Governo Meloni aveva suscitato diverse polemiche. Il compianto D’Ettore, Irma Conti e Mario Serio – rispettivamente espressione di Fratelli d’Italia, Lega e Movimento Cinque Stelle – avevano avuto nelle commissioni Giustizia di Camera e Senato il voto a favore della maggioranza e del partito guidato da Giuseppe Conte. Ma tutto il resto dell’opposizione aveva sottolineato una mancanza di trasparenza nella selezione, non avendo neanche potuto audire i candidati.

I critici, anche fuori dal Parlamento, ritenevano poi che i tre non avessero abbastanza esperienza con il sistema carcerario. Da indiscrezioni filtrate nell’autunno scorso era emerso che il Ministro Nordio avrebbe voluto includere nella terna anche Rita Bernardini, presidente di Nessuno Tocchi Caino. L’esponente radicale, dopo un colloquio con l’ex capo di gabinetto di Via Arenula Alberto Rizzo, aveva ricevuto anche una email in cui le si diceva che era stata nominata. Poi, misteriosamente, una seconda email annullò la precedente. Fuori dal Ministero era stato trovato un altro accordo.

In alcune chat in questi giorni, qualcuno vorrebbe riproporre il suo nome ma appare difficile che possa essere presa in considerazione avendo presentato una denuncia, insieme al deputato di Italia Viva Roberto Giachetti, proprio contro il Guardasigilli e i sottosegretari Delmastro e Ostellari, per atti omissivi in merito al sovraffollamento e ai suicidi in carcere. E quindi ora che succede? Formalmente bisognerebbe ripassare dalle commissioni parlamentari competenti e poi attendere una delibera del Consiglio dei Ministri. Ma il tutto verrà preceduto da un risiko giocato tra le tre forze di maggioranza.

Se nella partita precedente Forza Italia non ha mosso le truppe, adesso invece potrebbe esercitare una pressione più forte per virare verso un nome che rappresenti la sua visione del carcere. Come ben sappiamo, l’ottica culturale degli azzurri è diversa da quella di Lega e Fratelli d’Italia. I primi sarebbero stati persino pronti ad appoggiare la legge sulla liberazione anticipata speciale se non fossero poi intervenute altre dinamiche interne alla coalizione a stopparli; inoltre la loro è una posizione più umana delle pene, maggiormente in linea con l’articolo 27 della Costituzione. Tanto è vero che proprio ieri il vice ministro della giustizia, Francesco Paolo Sisto, uscito dal carcere di Bari dove ha incontrato l’intera comunità penitenziaria, ha dichiarato: «c’è da incrementare il numero dei magistrati di sorveglianza e dare più fiducia e spazio a questi eroi che hanno la necessità di intervenire sulle misure alternative. Il futuro del carcere è fuori dal carcere».

Dall’altra parte, invece, il Carroccio e il partito della premier sono portatori di un'idea di esecuzione penale per cui bisogna scontare la pena fino all’ultimo giorno dietro le sbarre. Diventa secondario il fatto che si sta stipati nelle celle come negli allevamenti intensivi o che i reclusi si suicidino. L’importante è garantire all’elettorato la certezza della pena, non delle pene. Pertanto, è possibile ipotizzare che queste due idee vadano a collidere nel momento in cui, nelle prossime settimane, bisognerà scegliere chi far sedere sulla poltrona di d’Ettore.

Ma il partito guidato da Antonio Tajani ora ha maggiore forza contrattuale, per vari motivi. Il primo sicuramente è che Forza Italia è uscita rafforzata dalle elezioni europee, il secondo è che la recente intervista di Marina Berlusconi al Corriere della Sera, la quale ha voluto dare una impronta più liberale e moderata al partito fondato da suo padre, riesce a fornire una spinta propulsiva al gruppo di Piazza San Lorenzo in Lucina per marcare una differenza con gli alleati su diversi temi e ottenere maggiori consensi nell’area centrista, dove al momento non sembra esserci concorrenza. Basti vedere cosa sta succedendo con la questione dello ius scholae.

Ciò, se è vero che potrebbe non diventare davvero un casus belli tale da mettere in crisi la maggioranza, tuttavia non è detto che non creerà forti frizioni tra Fi, Lega e Fd’I per trovare una sintesi per il nuovo membro della terna. Gli azzurri sono, poi, ben consapevoli che la premier è in difficoltà a partire da quanto successo in Europa per finire con le preoccupazioni sul premierato. A dimostrazione di ciò, proprio qualche giorno fa il capogruppo di Fd’I a Montecitorio. Tommaso Foti, ha annunciato che il ddl sulla separazione delle carriere arriverà nell’aula della Camera con un diritto di precedenza rispetto al premierato.

Quindi non si deve dare nulla per scontato: non è affatto detto che venuto purtroppo a mancare un rappresentante di Fd’I a Via di San Francesco di Sales, sarà così naturale che al suo posto venga nominato un personaggio più affine ai reazionari e securitari in materia di carcere.