Il dibattito sul fine vita torna al centro dell’agenda politica italiana dopo le dichiarazioni del ministro della Salute, Orazio Schillaci, che ha sottolineato la necessità di una legge nazionale per evitare fughe in avanti delle Regioni.

Le parole di Schillaci hanno suscitato reazioni trasversali: se da un lato esponenti della maggioranza come Attilio Fontana e Luca Zaia si dicono favorevoli a un intervento normativo, dall’altro l’opposizione chiede chiarezza sull’effettiva volontà del governo.

Zanella (Avs): «Schillaci vuole limitare il diritto al fine vita?»

La capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra (Avs) alla Camera, Luana Zanella, ha espresso forti dubbi sulle reali intenzioni del ministro: «Significa che vuole mettere un freno rispetto alle norme esistenti che consentono l’accesso al percorso del fine vita? Sarebbe molto grave. Se, invece, parla di una legge che consenta il fine vita ovunque, allora convinca la sua maggioranza, piuttosto che parlarne in TV».

Fontana e Zaia: «Un Paese civile deve dotarsi di una legge»

Il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, ha accolto positivamente la proposta di Schillaci, sottolineando la necessità di una cornice normativa nazionale: «Il principio del fine vita è ormai acquisito. Le sentenze della Corte Costituzionale lo hanno evidenziato. Serve una legge nazionale, poi le Regioni potranno disciplinare i dettagli». Dello stesso avviso il governatore del Veneto, Luca Zaia, che ha dichiarato: «Basta chiacchiere, il Parlamento deve fare questa legge. Non si può far credere ai cittadini che il problema non esista. È ora di passare ai fatti». Zaia ha inoltre ricordato che in Veneto già dal 2019 sono state accolte richieste di accesso al fine vita, ma che la sentenza della Consulta presenta ancora due vuoti normativi: i tempi di risposta alle richieste dei pazienti e chi deve somministrare il farmaco.

Zanettin (FI): «Finalmente superato il dibattito sull’opportunità della legge»

Dal fronte di Forza Italia, il senatore Pierantonio Zanettin, capogruppo in Commissione Giustizia al Senato, ha evidenziato un cambio di passo: «Finalmente sembra esserci un consenso politico sulla necessità di una legge. Fino a poco tempo fa, c’era chi sosteneva che qualunque norma si fosse fatta, sarebbe stata sbagliata. Ora possiamo iniziare a discutere i contenuti».

Mulè (FI): «Forza Italia libera da vincoli di maggioranza»

Un’altra voce forte arriva dal vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè (FI), che chiede un’accelerazione parlamentare: «Il Parlamento deve darsi una mossa. Dal 2019 c’è una sentenza chiarissima della Corte Costituzionale a cui abbiamo il dovere di adeguarci. Anche se siamo alleati di FdI e Lega, Forza Italia deve seguire la propria strada, che è quella dei diritti e delle garanzie».

Il prossimo passo: il Comitato ristretto

Ora si attende la nuova convocazione del Comitato ristretto delle Commissioni Giustizia e Affari Sociali, incaricato di redigere un testo base. L’ultima riunione si è tenuta il 12 febbraio, e la prossima potrebbe avvenire entro la prima metà di marzo.