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Actor Fanny Ardant arrives to testify as actor Gerard Depardieu goes on trial for the alleged sexual assaults of two women on a film set in 2021, Wednesday, March 26, 2025 in Paris. (AP Photo/Aurelien Morissard)
Con il linguaggio diretto e colorito che lo contraddistingue, al secondo giorno del processo per violenze sessuali, Gerard Depardieu ha contestato con forza le accuse a suo carico e ha attaccato con forza il movimento MeToo, definendolo un «terrore» potenziale.
L’ex mostro sacro del cinema francese ha effettivamente riconosciuto di aver «afferrato solo i fianchi» della sua accusatrice, Amelie K., 54 anni, raccontando che «è venerdì, fa caldo, è umido. Peso 150 kg, sono di cattivo umore. Una donna mi guarda stranamente, è un pò carina ma riservata, il telefono in mano». «Sì, contesto i fatti!», ha esclamato Depardieu al tribunale penale di Parigi, sottolineando che «ci sono vizi che non conosco».
Nel respingere le accuse, l’attore caduto in disgrazia ha argomentato che «non mi diverto più a 76 anni, con 150 chili. Non mi piaccio abbastanza per mettere la mano sul sedere di qualcuno», si è difeso. Proseguendo la sua testimonianza, a mò di confidenza, l’ex star del cinema d’Oltralpe ha riconosciuto che «mi vergogno di me stesso. Da quello che ho letto su me stesso negli ultimi tre anni, la gente dice che sono un vero maniaco. Anche Anouk Grinberg lo dice di me in televisione. Fortunatamente, ho persone che mi parlano, quindi va bene».
In una stoccata alle protagoniste del movimento MeToo, Depardieu ha suggerito che «queste donne farebbero bene a meditare su Madame de Stael: la gloria è il lutto abbagliante della felicità». Chiamata a testimoniare, la sua accusatrice Amelie ha dato una versione dei fatti completamente diversa. Sul set, secondo lei, Depardieu «gesticolava» e «borbottava», «ha sempre un commento sulle donne, sul loro abbigliamento. Non è affatto il gentiluomo che abbiamo qui oggi», continua la costumista, descrivendo l’attore come una «bestia selvaggia».
La difesa di Fanny Ardant: è un genio, il genio è pericoloso, ma è innocente...
Oggi, poi, è arrivata la testimonianza appassionata dell’attrice e regista francese di 76 anni Fanny Ardant. «Vorrei ampliare la discussione», esordisce Ardant. «So che siamo qui per cercare la verità. La verità è la cosa più difficile da definire, non esiste mai una sola verità. La verità è come il mondo, cambia a seconda della luce che vi si proietta sopra. Sono qui, sono un’amica di Gérard. Vorrei ampliare la discussione spiegando perché Gérard si trova qui, in tribunale. Perché ha il genio di dare a tutti i personaggi che ha interpretato una ricchezza, una contraddizione, una diversità, con il bene, il male, la luce, l'ombra, e ogni forma di genio porta in sé qualcosa di stravagante, di ribelle, di pericoloso. E Gérard ha interpretato tutti questi personaggi dando tutto dell’essere umano, con il peggio e con il meglio. Ci si chiede perché sia così conosciuto e amato in tutto il mondo, da Cuba a Vladivostok.
È perché tutto il pubblico del mondo si è potuto riconoscere nei personaggi che ha interpretato. Tutti hanno potuto identificarsi nei ruoli interpretati da Gérard. Nessuno può identificarsi con un Signor Perfetto. E so che Gérard ama la sua vita, ama il cinema, ama il teatro, ama lanciarsi nelle avventure. E quando è su un set cinematografico, si interessa a tutti. È curioso di tutto. Certo, può parlare con il regista, ma parla anche con i tecnici, si interessa al lavoro umano, ama parlare con gli attori, individua chi è fragile, individua chi è un po’ fanfarone. Ama parlare anche con le persone molto timide, come le comparse.
Si coinvolge sempre, si getta nella mischia. Gérard parla allo stesso modo con François Mitterrand, con Fidel Castro, con gli elettricisti e i macchinisti, ama parlare con tutti, è curioso di tutti, ama la polemica, ama la conversazione, ascolta, si prende gioco, provoca. Sì, Gérard si fa notare su un set. Sì, Gérard ha una gran voce. Sì, Gérard ama fare l’idiota su un set, perché all’improvviso si ha meno paura del personaggio. Gérard ha sempre dato tutto, come un vulcano. È un rischio, perché senza questo rischio, non si è più artisti, si è solo servitori. Quello che voglio dire in questa aula è che so che il mondo è cambiato, che la società è cambiata, che i riferimenti non sono più gli stessi, che le cose non sono più le stesse. La società e le sue istituzioni sono qui per trasformare le mentalità. So che molti non hanno osato venire in difesa di Gérard. Hanno avuto paura di perdere il lavoro.
Anche io all’inizio non avevo voglia di venire. Poi mi sono detta che se non fossi venuta a difendere il mio amico, mi sarei rimproverata per tutta la vita la mia vigliaccheria. Poiché mi avete chiesto di giurare sull'onore, rispondo dicendo che non ho mai assistito a fatti simili a quelli denunciati. Le parolacce, d'accordo. Non so se è ancora permesso dirle. Io sono cresciuta con Gérard nel cinema. La prima volta che ho recitato un grande ruolo al cinema è stato in “La signora della porta accanto”. Nella prima scena, mio marito mi diceva: “Ti presento il mio vicino”. E lì, Gérard mi ha teso la mano. Ma l’ha tesa vedendo che ero fragile. Vedeva che non avevo ancora esperienza. Vedeva tutto. E dal modo in cui mi ha stretto la mano, ho capito che sarebbe stato un ballerino che mi avrebbe guidato e liberato da tutta la timidezza, da tutto ciò che impedisce a un attore di esprimersi. E poi ho vissuto set diversi. Film piccoli senza budget, film grandi. E ho sempre amato stare con Gérard perché amo la vita. Amo la vita con la sua violenza, la sua gioia, la sua tristezza, la sua disperazione. E poi, all’improvviso, la sua benevolenza, la sua voce dolce come la sua voce irritante. Si può dire no a Gérard. Io rispetto il dolore. Lo rispetto, lo ascolto. Ma volevo difendere Gérard».