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Eric Dupond-Moretti Francia
Nessun abuso di potere, nessun conflitto di interessi, nessuna rivoluzione a Place Vendôme: la Court de justice de la République (Cjr), l’equivalente del nostro tribunale dei ministri composta da sei deputati e tre magistrati, ha infatti prosciolto il guardasigilli Eric Dupond Moretti da tutte le accuse. Era la prima volta nella storia della Quinta repubblica che un ministro veniva chiamato alla sbarra nel pieno esercizio delle sue funzioni e, in caso di condanna, la Francia avrebbe vissuto un vero e proprio terremoto politico.
«È un’emozione enorme, Eric Dupond Moretti è innocente, la sua innocenza è stata dimostrata e consacrata, per tre anni è stato indicato come colpevole ancora prima di essere giudicato» esulta l’avvocata Jacqueline Laffont. Nelle sue motivazioni la Corte ha stabilito che esistevano elementi «materiali» ma non «intenzionali» per configurare il conflitto di interesse e per questo lo ha assolto dalle accuse.
Il ministro era stato denunciato dal principale sindacato della magistratura transalpina, l’influente Anticor, secondo cui avrebbe abusato del suo potere per un regolamento di conti con le toghe, antichi rancori che risalirebbero al suo passato da avvocato penalista. L’indizio principale sono state le ispezioni disciplinari nei confronti di quattro magistrati della procura nazionale finanziaria (Pnf).
Il primo è il sostituto procuratore di Nizza Édouard Levraul, una vecchia conoscenza di Dupond Moretti quando alcuni anni difendeva un funzionario di polizia imputato per corruzione. Durante il processo aveva definito Levraut «un magistrato cow boy» a causa delle sue dichiarazioni giustizialiste rilasciate ai media. Gli altri tre sono i titolari di un’inchiesta sull’ex presidente della repubblica Nicolas Sarkozy e il suo legale Thierry Herzog.
La vicenda è conosciuta dall’opinione pubblica come l’affaire des ecoutes ed è un caso esemplare delle derive della giustizia in un paese democratico. Un’inchiesta disseminata di cannonate al diritto di difesa, con intercettazioni illegali, perquisizioni selvagge negli studi dei penalisti, violazioni ripetute del segreto professionale. Furono sorvegliate dalla polizia giudiziaria anche le telefonate tra Sarkozy e Herzog, ossia tra un indagato e il suo difensore legale.
«Basta con questi metodi da spioni!», aveva tuonato Dupond Moretti appena approdato al ministero promettendo di ristabilire le regole nelle procure. Sua la legge infatti che ridisegna le regole che rafforzano il segreto professionale degli avvocati, specialmente nelle istruttorie per reati contro il patrimonio e la pubblica amministrazione dove vengono spesso utilizzati metodi degni dell’antiterrorismo con forti limitazioni per le garanzie degli indagati. Non è un caso che la Pnf rappresenti a un modello conclamato per il giudice belga Michel Claise, quello del Qatargate, uno dei più vistosi e vergognosi flop giudiziari degli ultimi anni. Basti pensare che Sarkozy e Herzog sono stati intercettati e sorvegliati per tre anni senza ricevere neanche un avviso di garanzia, del tutto a loro insaputa come capita con i sospetti jihadisti.
Il verdetto ha fatto così tirare un sospiro di sollievo al governo, che ha riconfermato il ministro, e a tutta la “macronia”. «Sono felice di annunciare che il guardasigilli continuerà a lavorare nella squadra di governo e al servizio dei francesi», scrive su X (ex Twitter) la premier Elisabeth Borne. Commenti simili da diversi esponenti della maggioranza. Particolarmente rabbiosa la reazione della sinistra radicale di Jean Luc Mélenchon: in un comunicato diffuso dopo il verdetto i deputati della France insoumise chiedono addirittura la soppressione della Cjr, «il proscioglimento del ministro dimostra che non serve a nulla, che c’è stato un piccolo accordo tra amici e che la Crj è un organismo parziale che ha insultato la giustizia, deve essere soppressa». Nessun riferimento però a Danièle Obono, la deputata della France Insoumise che ha votato assieme ai colleghi per l’assoluzione di Dupond moretti
Paradossalmente più caute e moderate le reazioni dell’estrema destra del Ressemblement National: «Rispettiamo le sentenze da sempre e con evidenza il ministro non era colpevole, ciò non toglie che in questi anni ha svolto un ruolo nefasto nella giustizia penale e prima lascerà lace Vendôme, meglio sarà per il paese» si legge in una nota del partito.