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Il tribunale di Milano, nelle motivazioni che condannano il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, a 6 mesi con pena trasformata in pecuniaria del valore di 45 mila euro, per la vicenda della ” Piastra dei servizi” ai tempi in cui era commissario di Expo, ha deciso di riconoscergli un’attenuante fondamentale contenuta all’articolo 62 del codice penale, ovvero il fatto che «l’imputato abbia agito per motivi di particolare valore sociale».
Lo si legge negli atti emersi oggi. Secondo i giudici Paolo Guidi, Angela Laura Minerva e Chiara Valori, non regge la tesi della difesa, per la quale Sala non si fosse accorto della retrodatazione negli atti, poichè il documento in questione era «atteso» da una precedente riunione e aveva «estrema rilevanza in quel momento» e dunque «non poteva essere confuso con altri portati alla firma dell’Ad».
Nelle motivazioni dei giudici della decima sezione penale, si evidenzia come se da un lato «sulla scorta degli elementi acquisiti non può dirsi provato ogni altro ragionevole dubbio che Sala e Paris abbiano partecipato al momento deliberativo in relazione alla formazione degli atti retrodatatati», dall’altro «è dunque ben possibile che Sala abbia sottoscritto i due documenti contestati il 31 maggio 2012 tra le ore 16 e le ore 18.30 prima di allontanarsi dall’ufficio di via Rovello, mentre dopo le 19, presso la sua abitazione, abbia approvato il modulo per il rilievo delle potenziali incompatibilità».
Una retrodatazione di 13 giorni che ha lo scopo di non far fallire Expo. «Non è emersa - si evidenzia nelle motivazioni - alcuna volontà di avvantaggiare taluno dei concorrenti alla gara o danneggiare altri, ma solo quella di assicurare la realizzazione in tempo utile delle infrastrutture necessarie per la realizzazione ed il successo dell’Esposizione Universale del 2015, risultato poi effettivamente conseguito ed unanimemente riconosciuto».
Insomma secondo i giudici che hanno messo fine a questa intricata vicenda, quello che sarebbe diventato sindaco di Milano agì in assoluta buona fede e per il bene pubblico. Tutti gli altri imputati nel processo, compreso l'ex manager di Expo, Angelo Paris, che rispondeva di falso in concorso con Sala, sono stati assolti dal Tribunale. Il reato contestato al primo cittadino si prescriverà a novembre.