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«Evitare la procedura d'infrazione è l'obiettivo, spero, di tutti, ma non a ogni costo». Dopo aver chiesto un taglio netto delle tasse come condizione per non staccare la spina al governo, Matteo Salvini spiazza ancora Giuseppe Conte e Luigi Di Maio con dichiarazioni inattese.
Il ministro dell’Interno è convinto che un’eventuale procedura d’infrazione non sarebbe poi la fine del mondo. Soprattutto perché la punizione italiana sarebbe «un atto politico e non economico», una sorta di rappresaglia nei confronti di una maggioranza sovranista, spiega il segretario del Carroccio, che poi prova a smorzare i toni utilizzati in mattinata con l’alleato.
Ribadendo il copione quotidiano del bastone e della carota, Salvini ripropone infatti il consueto racconto di un governo destinato a durare altri quattro anni, magari anticipando i tempi sulla Legge di Bilancio. «L’obiettivo è non arrivare alla manovra a dicembre ma anticiparla il prima possibile. Fosse per me la farei entro la fine dell’estate», argomenta il leader della Lega. «Io se riesco a lavorare non espongo il paese a cinque/ sei mesi di caos».
E riuscire a lavorare per Salvini significa portare a casa tutti i traguardi più cari al Carroccio, da conquistare (come Flat Tax e autonomie) o da difendere (come quota 100). Pazienza se per farlo bisognerà sfidare Bruxelles o ridimensionare le riforme grilline. E proprio mentre Conte tenta una disperata trattativa in Europa per scongiurare di consegnare l’Italia nelle mani della Troika, i seguaci di Alberto da Giussano pretendono di vedere sul piatto «almeno 10 miliardi, facciamo 15» per realizzare il sogno della tassa piatta.
Il ministro dell’Interno sembra aver parcheggiato momentaneamente la ruspa per salire su un treno e non fermarsi davanti a niente e nessuno. Salvini tira la corda sia con la Commissione uscente che con l’alleato pentastellato, puntando tutte le sue fiches sulle debolezze altrui, ma il gioco è d’azzardo e non è detto che regga. Nel Movimento 5 Stelle comincia a prendere corpo la convinzione che il socio di governo voglia andare all’incasso elettorale in tempi brevissimi.
«La Lega e Matteo Salvini se la prendano con i banchieri e i burocrati di Bruxelles invece di minacciare sempre il governo», fanno sapere alcune fonti pentastellate. «Tutti vogliamo tagliare le tasse. La Lega non è all'opposizione, ma al governo come noi, quindi se servono 10 miliardi tracci la strada per trovarli invece di scaricare la colpa sugli altri. Salvini non può sempre dire è colpa degli altri. Così è troppo facile», aggiungono i grillini, improvvisamente diventati forza “responsabile” e di governo. E Luigi Di Maio attacca: «La Lega ha vinto europee, credo non possa continuare a dire “è colpa degli altri”. Sembra stia all’opposizione e non al governo», dice il capo politico.
«Tagliare le tasse è come la pace nel mondo, tutti lo vogliono. Il tema è che bisogna tagliarle non sui giornali ma veramente», aggiunge. E l’ostilità di Bruxelles non può essere un pretesto. «Noi dobbiamo combattere e non arrenderci. Al primo ostacolo non puoi alzare bandiera bianca e dire “o mi trovate i 10 miliardi o ce ne andiamo”. Ci vuole coraggio», chiarisce Di Maio.
Ma di coraggio avrà bisogno soprattutto il premier per affrontare nelle prossime settimane gli altri capi di Stato e convincerli a lasciar a fidarsi di un governo che parla ancora tre lingue diverse.