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IMAGOECONOMICA
Vince la linea dura anti-Nordio: così possiamo riassumere il risultato delle elezioni dei 36 nuovi componenti del Comitato direttivo centrale dell’Anm. Partiamo intanto dai numeri.
Magistratura indipendente: 2065 voti e 11 seggi (Tango 688, D’Amato 652, Salvatori 569, Vanini 524, Giuliano 427, Ammendola 379, Parodi 366, Armaleo 358, Caprarola 338, Ciriaco 275, Incutti 194).
AreaDg: 1803 voti e 9 seggi (Maruotti 514, Cervo 464, Conforti 399, Diella 380, Teresi 294, Valori 262, Manca 237, Vacca 232, Pellegrini 206). Unicost: 1560 voti e 8 seggi (De Chiara 414, Mastrandrea 385, Bonifacio 379, Graziano 363, Cesaroni 314, Sturzo 294, Amato 285, Canosa 274). Magistratura democratica: 1081 voti/6 seggi (Rossetti 268, Celli 251, Patarnello 234, Monfredi 191, Lesti 184, Locati 160).
Articolo Centonuno: 304 voti e 2 seggi (Reale 160, Ceccarelli 74).
Diverse le analisi e gli scenari che scaturiscono da questo voto. Primo: hanno votato 6855 toghe su un totale di 8404 registrati al voto, pari all’81,57%. Una affluenza maggiore al 2020, che si fermò al 65%. Il dato dunque ci restituisce una magistratura mobilitata che ha un obiettivo condiviso: fronteggiare la riforma costituzionale della separazione delle carriere.
Secondo: mettendo insieme i voti di Md e Area si evince che il fronte più intransigente, oppositivo e meno dialogante nei confronti della maggioranza, del Governo e soprattutto del Guardasigilli è quello che ha ottenuto più consensi. Come già raccontato sul Dubbio, durante l’ultima riunione del parlamentino dell’Anm di due sabati fa fu proprio Md, con Stefano Celli e Silvia Albano, a chiedere di mettere ai voti la possibilità di indire lo sciopero contro la riforma della separazione delle carriere il prima possibile. A quel punto tutti i gruppi, in primis Area, dissero sì. I risultati dicono che quella mossa li ha premiati elettoralmente. Dunque le cosiddette “toghe rosse” sono coloro a cui si chiede di gestire la guida della futura Anm.
Terzo: se è vero che MI, la corrente più conservatrice dell’Anm, accusata spesso di collateralismo col Governo, ha preso più voti rispetto agli altri singoli gruppi, quello che ha ottenuto più preferenze è il giovane Giuseppe Tango, presidente dell’Anm di Palermo. Una figura a cui non piace la collocazione partitica del gruppo, dialogante, gradita anche alle altre correnti e che quindi potrebbe dare una nuova linea al suo gruppo adesso comandato da Galoppi.
Quarto: che scenario si apre? Mentre era in corso lo spoglio virtuale per il nuovo Cdc, la premier Meloni e i ministri Nordio e Piantedosi, insieme al sottosegretario Mantovano, hanno ricevuto una comunicazione di iscrizione nel registro delle notizie di reato dalla procura di Roma per favoreggiamento e peculato per il rimpatrio del comandante libico Almasri. Un atto che aprirà molto probabilmente un nuovo scontro con la magistratura. Un elemento non da poco da tenere in considerazione anche per la formazione del nuovo vertice del parlamentino dell’Anm.
Comunque in queste ore le geometrie future sono variabili. Impossibile al momento ipotizzare chi diventerà il presidente che per statuto deve essere eletto a maggioranza dal Cdc. Il percorso che le correnti vorrebbero seguire è quello di formare prima una giunta unitaria. Il nome del presidente sarebbe solo il passo successivo.
Ma l’unità su cosa dovrebbe reggere? Non solo sui temi ma anche sul linguaggio - dialogante o aggressivo – che si vorrà tenere soprattutto con l’avvicinarsi del referendum sulla separazione delle carriere. Se Unicost si unisse ad Area e Md insieme potrebbero scegliere il presidente, ma ciò significherebbe tagliare fuori Mi dalla giunta. Una mossa che vedrebbe una Anm non compatta e debole per affrontare il futuro. Allora meglio esserci tutti e casomai ipotizzare una rotazione ai vertici del ‘sindacato’ delle toghe.
I nodi si scioglieranno molto probabilmente l’8 febbraio, quando si riunirà per la prima volta il nuovo Cdc: non è obbligato ma dovrebbe eleggere subito presidente, vice presidente e segretario perché occorre dare un volto allo sciopero del 27 febbraio contro la riforma Nordio. In attesa del nuovo organigramma abbiamo raccolto le dichiarazioni a caldo.
Soddisfazione per Stefano Musolino, Segretario di Magistratura Democratica: «Abbiamo raddoppiato la nostra presenza in Cdc, in un contesto generale di ampliamento della rappresentanza della magistratura progressista. È stata un’elezione strana perché il disfacimento di A&I e la decrescita dei Centouno ha generato una distribuzione di voti su tutti i gruppi, insieme ad una crescita di votanti sintomo di grande vitalità dell’associazionismo. Ne nasce un Cdc equilibrato, variegato, colorato nel quale raccogliere l’entusiasmo e la creatività che è venuta dai magistrati più giovani, rilanciando l’azione e la visibilità della magistratura, in un momento in cui il suo volto costituzionale è messo in discussione».
Md è stata premiata anche perché ha fatto una apertura verso esterni al gruppo: l’indipendente Monfredi e l’ex A&I Lesti. Rieletto per Md Stefano Celli per il quale «la magistratura progressista è la prima forza del Cdc. Di questi dati bisognerà tenere conto per i prossimi passi dell’Anm». «Siamo soddisfatti del risultato di Area – ha dichiarato il Segretario Giovanni Zaccaro - che ha avuto un enorme consenso, nonostante la separazione con Md. Ma quel che più entusiasma è la grande affluenza alle urne che dimostra la forza e la credibilità dell’Anm, nonostante gli attacchi subiti in questi giorni».
Il risultato è per Claudio Galoppi, Segretario di Mi, «un riconoscimento alla linea politica del gruppo: chiarezza di idee, apertura al dialogo e moderazione. Grande affermazione dei giovani». Esprime «soddisfazione» anche Rossella Marro, Presidente di Unicost: «Il gruppo dopo una fase di profondo rinnovamento ha improntato la sua attività consiliare e associativa al rifiuto del collateralismo politico, alla tutela dell’indipendenza della magistratura, alla cura dell’unità associativa e al tentativo di un’autoriforma vera. La crescita dei consensi del gruppo (di quasi 350 voti) dimostra che la magistratura italiana rifiuta la polarizzazione tra destra e sinistra e rivendica l’importanza di riconoscersi nel modello di magistrato disegnato dalla Costituzione».
Infine, Andrea Reale dei Centouno dice al Dubbio: «Il risultato per noi non è stato lusinghiero. Ha giocato contro di noi l'inserimento del sorteggio secco per il CSM in un disegno legislativo di riforma della magistratura dal carattere punitivo, che ha consentito alle correnti tradizionali di polarizzare il voto verso quelle più forti, ritenute maggiormente in grado di fronteggiare il pericolo esterno, dimenticando i mali interni del correntismo. La questione della separazione delle carriere ha messo in ombra la critica al correntismo. Continueremo a ribadire la necessità di affrontare la questione morale e di debellare le degenerazioni delle correnti nelle Istituzioni».