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«Sono totalmente a favore dell'autorizzazione a procedere, siamo sempre stati contrari a ogni forma di immunità per consentire alla giustizia di procedere senza interferenze. Per questo io voterò sì. Punto». La senatrice pentastellata Elena Fattori non teme di essere sbattuta fuori dal Movimento. Dice e fa quel che pensa nonostante questo atteggiamento le sia già costato un deferimento al collegio dei probiviri per non aver votato la fiducia al decreto sicurezza lo scorso novembre. E in attesa della “sentenza” sul suo destino politico non rinuncia alla sua impostazione “ortodossa”.
Fattori, non crede che il caso Diciotti sia diverso dalle altre autorizzazioni a procedere?
Noi abbiamo sempre votato sì alle autorizzazioni a procedere, senza deroghe, perché ora dovremmo cambiare atteggiamento? Perché c'è in ballo un alleato di governo?
Come rispondono i suoi colleghi al Senato?
Non lo so, mi sono autosospesa e per correttezza non partecipo alle assemblee su questioni di questa natura. Vado solo alle riunioni riguardanti i lavori d'Aula.
Non crede che così facendo firmerà la sua cacciata dal Movimento 5 Stelle?
Questo non so dirlo, per ora non c'è un'indicazione di gruppo, persino i big sono divisi: Di Battista e Fico, ad esempio, si sono già espressi a favore dell'autorizzazione a procedere. Espelliamo pure Di Battista? Per ora non c'è una posizione univoca.
Si lascerà libertà di coscienza sul processo a Salvini o prevarrà un ordine di scuderia?
Non ne ho la più pallida idea. Immagino che saremo in tanti a votare sì, non credo che verrà imposto un ordine di scuderia, confido nella libertà di coscienza. Credo che comunque vada a guadagnarci da questa situazione sarà la Lega. Noi possiamo solo rimetterci. Perché se votiamo sì delegittimiamo un governo che dice di aver agito in assoluta sintonia, ma se votiamo no tradiamo un principio cardine del Movimento 5 Stelle.
Impossibile uscire da questa situazione senza le ossa rotte?
No, ormai è andata. L'errore è già stato fatto nel momento in cui è arrivata la richiesta del Tribunale dei ministri: bisognava subito prendere una posizione, con un voto sul Blog o in Assemblea per determinare quale sarebbe stato il nostro atteggiamento di fronte a questa richiesta. Sarebbe stato più serio.
Ora è troppo tardi per chiedere un parere alla base su Rousseau?
Non credo. Sarebbe interessante consultare gli attivisti. Del resto abbiamo sempre chiesto un parere agli iscritti sui temi delicati. In passato è successo anche sul reato di clandestinità. E non so se ricordate, ma il risultato fu sorprendente: perché nonostante i due fondatori - Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio - si fossero espressi contro l'abolizione del reato, furono messi in schiacciante minoranza.
Il Movimento ha mai affrontato passaggi così delicati nella sua storia?
Certamente, ne abbiamo affrontate parecchie di situazioni difficili nella nostra storia. E infatti sono convinta che il caso Diciotti non inciderà su nulla, né sul governo, né sul Movimento.
Anche se molti di voi voteranno contro il governo “guidato” dal loro partito?
Non voteremo contro il governo, però. Ci dobbiamo pronunciare sulle azioni del ministro Salvini per capire se abbia agito nell'interesse generale o no. È un voto tecnico sulla carta.
E politico nella sostanza, con Conte e Di Maio che rivendicano la collegialità della decisione sulla Diciotti...
Certo, significa dire “avete sbagliato” a chi rivendica politicamente quella decisione. Ma che abbiano sbagliato mi sembra ovvio. La vicenda è stata gestita malissimo: hanno bloccato una nave della Guardia costiera per diversi giorni, sollevando l'interesse mediatico, per poi alla fine consentire lo sbarco. È stata una prova di forza che non ha portato a nulla. Quindi sull'errore non mi sembra ci sia molto da discutere, ma se ci sia stato o no un profilo di illegalità dovrà invece stabilirlo la magistratura.
Non era a rischio la sicurezza nazionale? Il Viminale ha parlato di possibili infiltrazioni terroristiche o criminali a bordo...
Non mi pare. Queste persone sono scese terra e se fosse stata a repentaglio la sicurezza nazionale ce ne saremmo accorti, sarebbe successo qualcosa. Invece era solo una prova di forza con l'Europa che non ha però funzionato, visto che nei fatti non è cambiato niente.
Caso Diciotti, Tav, Venezuela. Negli ultimi giorni Lega e M5S si sono divisi praticamente su tutto. Ha ancora senso un'alleanza di questo tipo?
È vero ci sono parecchie difficoltà e divergenze ma credo siano funzionali a trovare una propria personalità in vista delle Europee.
E proprio in vista delle Europee Di Maio e Di Battista sono andati a Parigi per stringere un accordo con Christophe Chalençon, uno dei leader dei gilet gialli. È una decisione presa insieme a tutto il Movimento?
No. Ma le alleanze in Europa le hanno sempre gestite loro, anche se non so attualmente che ruolo abbia Alessandro ( Di Battista, ndr). I gilet gialli sono una popolazione eterogenea e non è chiaro chi rappresenti cosa. Ma più che di alleanze bisogna parlare di gruppi parlamentari in Europa. Perché finire tra i non iscritti significa non aver voce in capitolo.
La sua collega Paola Nugnes, non esclude l'addio al partito se il Movimento 5 Stelle decidesse di salvare il ministro dell'Interno. Le è mai balenata un'idea simile?
Assolutamente no. Io rappresento una buona fetta del Movimento che rimarrebbe orfana se me ne andassi e sarebbe un grande peccato.
E quella fetta quanto resisterà ancora in alleanza con Salvini?
Fin quando reggeremo noi qui dentro.