PHOTO
Migranti giunti in Italia
Il Tribunale di Catania, sezione Immigrazione, ha ordinato oggi il rilascio immediato di un cittadino egiziano trattenuto dalla questura di Ragusa. Il giudice Rosario Maria Annibale Cupri ha stabilito che l’Egitto, in base a normative europee e a dati aggiornati, non può essere considerato un Paese sicuro.
Il caso riguarda un trentenne egiziano giunto a Pozzallo, dove aveva richiesto il riconoscimento della protezione internazionale. La questura aveva disposto il trattenimento basandosi su un documento del 2 gennaio 2025, firmato dal presidente della Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale di Siracusa. Questo indicava l’applicazione della procedura accelerata di frontiera ai sensi dell’articolo 28 bis del decreto legislativo 25/2008.
Il giudice Cupri ha citato una recente ordinanza della Corte di Cassazione (Cass. 30/12/2024, n. 34898), che ribadisce il ruolo del giudice ordinario nel verificare la legittimità della designazione di un Paese di origine come sicuro. «Il giudice ha il potere-dovere di esercitare il sindacato di legittimità della designazione di un Paese sicuro, ove tale designazione contrasti manifestamente con la normativa europea vigente», ha affermato Cupri.
Nella sua analisi, il giudice ha evidenziato le criticità emerse nelle informazioni ufficiali del Ministero degli Esteri relative all’Egitto: detenzioni arbitrarie, torture, mancanza di garanzie processuali e repressione della libertà di parola e di stampa. «Secondo Amnesty International, nel 2022 le esecuzioni sono diminuite, ma le condanne a morte sono aumentate, passando da 356 a 538», ha ricordato Cupri.
Ulteriori problematiche riguardano discriminazioni verso minoranze religiose, violenza domestica e persecuzioni contro le comunità LGBTQ+. «La legislazione egiziana non criminalizza lo stupro coniugale e tollera i cosiddetti crimini d’onore», ha aggiunto il giudice, citando anche l’uso di tribunali militari per giudicare civili.
Concludendo, il giudice ha stabilito che «la verifica di compatibilità con le normative europee evidenzia che le condizioni in Egitto non rispettano i requisiti di sicurezza richiesti».