È quella degli assistenti sociali la categoria professionale maggiormente vittima di aggressioni in Italia. Colpa, anche, dell’effetto Bibbiano e la disinformazione sull’inchiesta relativa agli affidi che ha scatenato odio e violenza nei confronti di professionisti a stretto contatto con le famiglie, che si sono visti, all’improvviso, trasformati da angeli in demoni, come recita il nome dell’inchiesta.

Il dato emerge dal monitoraggio disposto dalla legge 14 agosto 2020, n. 113, avente ad oggetto “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni”, che ha istituito l’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le Professioni Sanitarie e Socio-sanitarie (Onseps), presso il ministero della Salute. Negli ultimi anni, stando allo studio, si è assistito a un aumento esponenziale di episodi di violenza, subiti da persone esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie.

La fotografia del fenomeno delle aggressioni ai danni dei professionisti sanitari e socio sanitari, relativa al 2024, è stata composta grazie ai dati raccolti dalle diverse federazioni professionali, per conto dell’Onseps, tramite la somministrazione di questionari anonimi. Nonostante la pubblicità la partecipazione degli iscritti alle varie federazioni è stata ridotta, in alcuni casi non ha raggiunto il 5 per cento del totale degli iscritti, problema non da poco per le finalità di monitoraggio perseguite dall’Osservatorio.

Nonostante la parziale adesione degli interessati, il sondaggio offre comunque la possibilità di delineare i contorni del fenomeno. I professionisti che hanno subito un’aggressione nel 2024 sono 7.230, mentre le aggressioni totali sono 18.700. Le federazioni con il maggior numero di professionisti vittima di aggressione è quella di medici e odontoiatri con 2.006 unità, seguono i farmacisti con 1971 e gli assistenti sociali con 1.055. Se però si incrociano i dati relativi alle persone che hanno subito un’aggressione e il totale delle aggressioni per federazione, i risultati cambiano.

Per 1055 assistenti sociali vittime di almeno un’aggressione si hanno 6.867 aggressioni, il numero più alto registrato tra le varie federazioni, con un tasso di 6,5 aggressioni subite a persona. La seconda federazione più esposta è quella degli infermieri, con 248 persone che hanno subito almeno un’aggressione e 1.543 aggressioni totali, un tasso di 6,2 a persona.

La prevalenza delle aggressioni, 12.500 del totale, è di tipo verbale. Le restanti 6.200 sono state di tipo fisico o contro la proprietà, è il caso di un’utente, che il 26 marzo è entrata nell’ufficio del servizio sociale di Torino armata di mazza da baseball, distruggendo gli arredi. Nella maggior parte dei casi sono gli stessi pazienti, familiari o persone deputate alla cura (caregiver) ad aggredire il personale, in poche eccezioni si sono registrate aggressioni ad opera di estranei.

La dimensione di genere risulta rilevante in molte federazioni, con una maggiore esposizione delle donne che rappresentano l’81% dei professionisti interessati dal fenomeno. Il dato è da leggere in relazione al fatto che le professioni in esame sono per la maggior parte a composizione femminile. Anche l’età è un fattore d’interesse, secondo quanto riportato dal sondaggio le fasce comprese tra i 30 e 39 e 40 e 49 anni d’età sono le più colpite. Sembrerebbe inoltre esserci una diversa incidenza di detti eventi tra il settore privato e quello pubblico, per medici, ostetriche e assistenti sociali il contesto pubblico è quello più critico.

Gli assistenti sociali risultano essere la categoria più colpita tra quelle oggetto dello studio. Il Consiglio nazionale ordine assistenti sociali (Cnoas) fa riferimento a venti consigli regionali, con 47.758 iscritti all’albo, il sondaggio ha raccolto 11.356 risposte di cui 10.922 valide, pari al 96,17%. I professionisti vittima di aggressione, 1.055, rappresentano all’incirca il 10% delle risposte valide. Il totale di 6.867 aggressioni è così suddiviso: 312 fisiche (4,5%), 5828 verbali (84,86%), 347 contro la proprietà (5,05%).

Come anticipato quella dell’assistente sociale è una professione a prevalenza femminile, dei 1055 professionisti vittime d’aggressione 984 sono donne e 65 uomini. Il numero degli eventi varia su base territoriale, la regione più colpita è la Lombardia con 216, seguono Toscana con 96, Piemonte con 88 e il Veneto con 80, smentendo una narrazione che vorrebbe le regioni del meridione più esposte a questo tipo di fenomeni. La maggior parte delle aggressioni si verifica entro o nelle vicinanze degli uffici del servizio sociale con 3211 eventi. Gran parte delle aggressioni, 3.538, sono perpetrate dagli assistiti, a cui si aggiungono le 1.858 effettuate dai parenti e le 506 ad opera di estranei.

Il primo sondaggio del 2017, i cui risultati hanno permesso l’inserimento della professione tra quelle tutelate dalla legge 113/2020, aveva coinvolto il 48% degli iscritti. Il tasso di risposta per il sondaggio del 2024 è stato del 25%. Il calo del 23% delle risposte a otto anni di distanza potrebbe essere una delle conseguenze, appunto, dell’affaire Bibbiano, la cui speculazione mediatica e politica hanno creato forti distorsioni nella percezione di una professione che, per le sue caratteristiche intrinseche, è molto esposta e opera principalmente in contesti di marginalità. Le minacce di morte sono ora all’ordine della settimana e, in base a quanto riportato dagli assistenti sociali, se prima chi aggrediva o minacciava si rendeva conto della scorrettezza del proprio atto, ora sembra che le persone si sentano autorizzate ad agire in modo violento.