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Il Triangolo, no: non l’avevamo considerato. Nemmeno la fantasia di Renato Zero sarebbe riuscita a raccontare quel che è successo ieri sui mercati. Con un tempismo scenico che somiglia da vicino ad una piece teatrale.
Per primo entra in scena Mario Draghi. Senza troppi giri di parole, il presidente della Bce lascia intravvedere la possibilità di ripristinare il “Quantitative Easing”. Vale a dire che è pronto a rilanciare l’operazione di acquisto di titoli pubblici. Una manna per le banche, piene come sono ( e non solo quelle italiane) di titoli pubblici europei.
Alla base di quest’annuncio, la crescita europea che resta asfittica ed il basso livello d’inflazione. E per una volta tanto, la Germania non s’e’ messa di traverso: il pil tedesco quest’anno salirà di uno striminzito 0,6%. Quindi, anche Berlino ha bisogno di stimoli finanziari all’economia.
Le parole di Draghi fanno scivolare lo spread verso livelli dell’agosto scorso; e, secondo alcuni indicatori, anche a maggio 2018: prima della nascita del governo. Il differenziale fra i tassi del Btp decennale e dell’omologo titolo pubblico tedesco veleggia intorno ai 240 punti basi. Una settimana fa sfiorava i 300 punti. A Roma tutti gongolano.
Così diventa più facile cercare di evitare la procedura d’infrazione europea. Addirittura, Draghi dice anche che i bilanci europei devono essere utilizzati quale strumento per favorire la crescita. Musica per le orecchie di Salvini che vuole imporre una riforma fiscale, anche se la continua a chiamare Flat tax. Ma come in tutte le piece teatrali c’è il cattivo di turno che deve mettere zizzania. Un ruolo che Donald Trump conosce bene.
All’alba di Washington il presidente americano fa un tweet al veleno contro Draghi. Motivo. Le parole del presidente della Bce hanno fatto scivolare di qualche decimale il cambio euro/ dollaro. La moneta europea ha perso terreno rispetto al biglietto Usa. E tanto basta alla Casa Bianca per tuonare contro la Bce e denunciar la svalutazione dell’euro per agevolare le merci del Vecchio Continente; “come fa la Cina”, dice il presidente USA. Qualche solerte funzionario della Casa Bianca gli deve aver fatto vedere il grafico del cambio. In effetti, il “salto” c’è, ma il cambio non si è distaccato troppo dalle fluttuazioni abituali degli ultimi 12 mesi.
A questo punto, a quale italiano Trump deve dare ascolto? A Mario Draghi ( che al Mef già chiamano San Mario), od alle promesse di fedeltà eterna ripetute da Salvini a Washington?
Tra l’altro lo stesso Salvini non può non aver apprezzato le parole di Draghi e gli effetti che queste hanno prodotto sui mercati. Ma se Trump dichiara guerra al presidente della Bce, Matteo da quale parte sta?
Mentre si chiude il sipario del primo atto, Tria a Londra boccia in modo definitivo l’idea dei mini BOT, con parole non troppo diverse da quelle usate da Draghi nei giorni scorsi. E fa capire che con il ddl “Bilancio d’aggiustamento” il governo porterà a riduzione del deficit le risorse non impiegate per il reddito di cittadinanza e per quota 100.
E con lo stesso documento farà emergere maggiori entrate strutturali per 6 miliardi, così da aumentare l’avanzo primario e contribuire alla riduzione del debito. Insomma, ce la mette tutta per evitare la procedura d’infrazione. E quasi quasi si augura che il presidente del Consiglio resti fuori dalla partita europea. Tria deve aver intercettato qualche parolina non propriamente amichevole nei confronti di Giuseppe Conte a Bruxelles.
Ma l’argomento sarà al centro del prossimo atto della commedia...