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L’altolà alla Lega: se necessario più armi a Kiev E il Cremlino espelle 24 diplomatici italiani
IERI L’INCONTRO A ROMA CON LA PREMIER MARIN: TOTALE UNITÀ DI INTENTI PER FERMARE LA RUSSIA
Nelle stesse ore in cui il presidente del Consiglio, Mario Draghi, riceveva a palazzo Chigi la prima ministra della Finlandia, Sanna Marin, per discutere dell’adesione alla Nato di Helsinki e Stoccolma, l’ambasciatore d’Italia in Russia, Giorgio Starace, veniva convocato da Mosca per essere informato delle misure di risposta all’espulsione di 30 diplomatici russi dall’Italia, avvenuta il mese scorso. Misure che si sono concretizzate con la conseguente espulsione di 24 diplomatici italiani, di cui la Farnesina ha «preso atto» affermando tuttavia che «il personale oggetto del provvedimento ha sempre esercitato le proprie funzioni nel pieno rispetto della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche». Secondo la Russia l’Italia ha però intrapreso «azioni apertamente ostili e immotivate» e questo ha portato all’allontanamento dei funzionari della nostra ambasciata, che dovranno lasciare il paese entro otto giorni.
Ma a ribadire il sostegno del nostro paese all’Ucraina e al processo d’integrazione dell’Alleanza atlantica ci ha pensato lo stesso Draghi al termine del bilaterale con la sua omologa finlandese. «La richiesta di adesione alla Nato è una chiara risposta all’invasione russa dell’Ucraina e alla minaccia che rappresenta per la pace in Europa e per la nostra sicurezza collettiva - ha detto il presidente del Consiglio - Vogliamo velocizzare le procedure interne per rendere l’adesione effettiva nel più breve tempo possibile e intendiamo sostenere Finlandia e Svezia in questo periodo di transizione». Per poi aggiungere che «dalla fine della Seconda guerra mondiale, i nostri Paesi sono compagni di strada». Draghi ha ricordato infatti come Italia e Finlandia siano state ammessi nelle Nazioni unite nello stesso anno ( 1955), aggiungendo che «i rapporti bilaterali sono eccellenti e negli ultimi anni hanno visto un progressivo rafforzamento, in particolare sul piano economico e commerciale» . Marin ha ringraziato l’ex presidente della Bce per l’appoggio, spiegando che Helsinki «sarà un partner affidabile della Nato e contribuirà alla sicurezza globale», grazie a un esercito «forte e moderno». Al termine dell’incontro ha poi pranzato con il segretario del Pd, Enrico Letta, e il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, due leader che sul sostegno militare a Kiev e sul ruolo della Nato hanno idee differenti. Che nelle parole dei singoli esponenti dei due partiti verranno certamente fuori questa mattina, quando prima in Senato e poi alla Camera Draghi interverrà con un’informativa urgenti sugli ultimi sviluppi del conflitto e il ruolo del nostro paese. Su questo punto, Draghi ha ribadito che l’Italia «vuole aiutare l’Ucraina a difendersi» perché «lo abbiamo già fatto in passato e lo faremo quando necessario», alludendo alle esternazioni del leader della Lega, Matteo Salvini, secondo il quale l’Italia non fornirà altre armi a Kiev. «Nella difesa dell’Ucraina gli europei sono tutti insieme e noi siamo membri leali dell’Ue», ha chiosato l’inquilino di palazzo Chigi. Che ha poi definito «atto ostile» l’espulsione dei nostri diplomatici, peraltro accompagnata da quella di 27 spagnoli e 34 francesi, oltre alla convocazione dell’ambasciatore svedese a Mosca, Malena Mard.
«Nel ribadire la ferma condanna per l’aggressione all’Ucraina da parte della Federazione Russa - ha commentato il nostro ministero degli Esteri - l’Italia chiede con forza un immediato cessate il fuoco che ponga fine alle sofferenze della popolazione civile e garantisca l’avvio di negoziati concreti per una soluzione politica e sostenibile del conflitto».
Cessate il fuoco che sembra tuttavia lontano, con Mosca che accusa Kiev di ostacolare l’evacuazione dei civili e dei militari ancora presenti nei sotterranei dell’acciaieria Azovstal di Mariupol. Secondo la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, nazionalisti ucraini avrebbero colpito con dei lanciarazzi il centro abitato di Kherson. «Non ci sono unità di truppe russe a Kherson, cosa di cui la controparte ucraina è ben consapevole - ha detto la funzionaria - il che significa che il colpo è stato deliberatamente inferto alla popolazione civile come rappresaglia per aver sostenuto le azioni della Russia».