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Stefano Porta /LaPresse
Giovedì sarà il giorno degli interrogatori di garanzia davanti al gip per le sei persone destinatarie di una misura cautelare, di cui quattro agli arresti domiciliari, nell'inchiesta milanese sull’ennesima presunta rete di dossieraggio. Tra le varie accuse contestate c’è l'associazione per delinquere finalizzata all'accesso abusivo a sistema informatico, intercettazioni abusive, rivelazione del segreto d'ufficio e corruzione.
Stando alle ipotesi della Dda di Milano sarebbero oltre 800mila le persone che potrebbero essere state spiate con accessi abusivi alle banche dati. Al momento si tratterebbe di una banda di spioni, composta anche da dipendenti dello Stato infedeli, dedita a rubare dati riservati a beneficio di clienti provenienti dal mondo dell'economia che conta. I bersagli principali? Imprenditori e le loro famiglie. I motivi? Affari e cuore.
Infatti secondo l'accusa, ad esempio, Leonardo Maria Del Vecchio, figlio del fondatore di Luxottica e tra gli indagati eccellenti, avrebbe fatto inoculare un trojan illegale nel cellulare della fidanzata per vedere con chi messaggiava. E sempre a suo favore era stato confezionato ad arte un dossier nei confronti del fratello Claudio.
Non ci sono imputazioni contestate allo stato, invece, sui casi ai danni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, del presidente del Senato Ignazio La Russa, spiato insieme ai figli, ma gli inquirenti con le analisi sui dispositivi sequestrati cercheranno eventuali riscontri alle parole che emergono dalle intercettazioni. A chiedere approfondimenti sulla seconda carica dello Stato, sarebbe stato Enrico Pazzali, socio di maggioranza della società di investigazioni Equalize srl al centro dell'inchiesta e presidente della fondazione Milano Fiera.
Nell’Esecutivo, comunque, è stato di allerta massima. A dimostrarlo innanzitutto le parole del ministro della Difesa Guido Crosetto: «Come ha detto sull'intero fenomeno e le diverse inchieste in atto, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni nella migliore delle ipotesi c'è un sistema di ricatto ed estorsione, ma nella peggiore siamo davanti al reato di eversione. Dossieraggi e altri simili sistemi rappresentano una seria minaccia alla nostra democrazia». «Proporremo in Parlamento un incremento delle pene per i cosiddetti spioni», dice in una nota il partito di Matteo Salvini. Anche il segretario di Forza Italia Antonio Tajani sollecita un intervento urgente pensando a possibili infiltrazioni dall’estero: «Dobbiamo impedire che ci siano potenze straniere che usino questa attività» di dossieraggio, «già lo fanno per quanto riguarda l'attività cibernetica e dobbiamo evitare che ci siano anche attività ultra cibernetiche».
Per questo, nonostante a giugno sia stato approvato il via definitiva il cosiddetto ddl cybersicurezza che già prevede la prevenzione e la repressione dei reati informatici, grazie all’introduzione di nuove fattispecie di reato informatico e inasprimento delle pene per i crimini già esistenti, il governo sarebbe comunque pronto a varare un decreto legge con l’obiettivo non solo per aumentare le pene per chi accede abusivamente a tali sistemi, ma anche per limitare per gli stessi investigatori delle forze dell’ordine l’utilizzo degli stessi senza autorizzazioni chiare delle procure.
Pazzali è stato difeso dal presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana: «È una persona che ho sempre stimato e che continuo a stimare. Da presidente Fondazione Fiera Milano ha svolto un lavoro eccellente». Matteo Renzi invece va all’attacco dell’Acn: «Ma vi sembra normale che l'agenzia per la cybersicurezza non sia in grado di bloccare questo colabrodo? Qui si viola non solo la privacy, ma la Costituzione. Alla guida di quell'agenzia non hanno messo un tecnico ma un prefetto che però di cybersicurezza non è troppo esperto e che invece di occuparsi di cybersicurezza va sul palco della Meloni a Pescara a dire che Meloni cambierà l'Europa. Ma noi lo paghiamo per proteggere i nostri dati, non per fare propaganda alla Meloni».
Il leader di Iv ha anche dato mandato ai propri legali di costituirsi parte civile in tutti i procedimenti legati a spionaggio e pubblicazione illegittima di documenti illegalmente acquisiti. Critiche anche dal Partito democratico, attraverso il responsabile nazionale sicurezza, il deputato Matteo Mauri: «Quello che è accaduto è un fatto gravissimo che ha a che fare con la sicurezza nazionale, delle istituzioni e dei cittadini a cui sono stati sottratti dati sensibili. Un fatto inquietante che pone una questione di democrazia: il governo dovrebbe fare meno convegni e più fatti per questo abbiamo chiesto alla presidente del consiglio Meloni di venire in parlamento a riferire perché qui ne va del futuro del paese».
Stessa richiesta giunta dal portavoce di Europa Verde e parlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli: «Per mesi la Meloni ha parlato di complotti ai suoi danni e oggi apprendiamo che il centro di dossieraggio era sotto la gestione della società Equalize, guidata da Enrico Pazzali, nominato al vertice della Fiera di Milano dal presidente della Regione Lombardia, il leghista Attilio Fontana. È in gioco la nostra democrazia, e il Parlamento deve essere convocato in seduta comune per ascoltare quanto hanno da dire la presidente Meloni e il ministro dell'Interno Piantedosi sulla debolezza dei nostri sistemi di sicurezza». Nel frattempo sia la Commissione parlamentare antimafia sia il Copasir decideranno se prendere iniziative.