Al Senato è scontro totale sul decreto legge carceri. L’opposizione ha abbandonato i lavori della commissione Giustizia a causa della bocciatura di tutti gli emendamenti (più di 200) presentati, accusando la maggioranza di un atteggiamento «ottuso» su un tema sempre più delicato, che richiederebbe una collaborazione costruttiva tra tutti i partiti. Ora l’opposizione annuncia battaglia in aula. Ma in merito al passaggio parlamentare l’ottimismo è ridotto al lumicino.

«Ci hanno sbattuto la porta in faccia». Non usa giri di parole il senatore dem Alfredo Bazoli. «Di fronte alla nostra amplissima disponibilità a discutere – dice al Dubbio il capogruppo Pd in commissione Giustizia a Palazzo Madama - per affrontare nel migliore dei modi l’emergenza carcere la risposta della maggioranza è stata uno schiaffo verso le opposizioni. Un atteggiamento così sprezzante e arrogante io non l’ho mai visto in dodici anni di presenza in Parlamento». Di qui la decisione di abbandonare la commissione Giustizia. «Non potevamo fare diversamente – spiega Bazoli -, perché la nostra presenza a questo punto è diventata del tutto inutile. La maggioranza ha certificato la decisione di non prendere in considerazione neanche uno dei nostri 225 emendamenti presentati».

Cosa faranno adesso il Pd e gli altri partiti dell’opposizione? «Purtroppo – aggiunge Bazoli -, su questo decreto siamo stati messi fuori completamente, ma continueremo a incalzare la maggioranza a partire dall’arrivo in aula del testo. Penso, però, che il decreto carceri verrà approvato con la fiducia e che verrà tagliata completamente la discussione anche in aula». L’esponente del Pd si rammarica per la situazione venutasi a creare. «Tutte le nostre proposte – evidenzia il capogruppo dem in Commissione Giustizia del Senato – sono finalizzate al miglioramento della condizione di vita di chi è recluso. Si pensi alle telefonate e alle videochiamate dei detenuti, alle misure alternative al carcere, al ripristino delle misure come i permessi premio, alle licenze premio nelle forme che furono sperimentate con esiti confortanti durante l’emergenza Covid. Senza tralasciare le altre misure deflattive sul sovraffollamento carcerario, come la liberazione anticipata e lo sconto automatico di pena. Il nostro ventaglio di proposte può impattare in misura notevole sulla vita all'interno delle carceri e sulla popolazione carceraria. Il carcere non dovrebbe essere terreno di scontro politico. Anzi, dovrebbe indurre tutti i partiti a fare uno sforzo per trovare punti di condivisione».

La tensione sul dl carceri ha raggiunto l’apice nello stesso giorno in cui il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel corso della cerimonia del Ventaglio, ha ricordato quanto sia preoccupante la condizione dei detenuti nel nostro Paese. «Vi è un tema – ha commentato il Capo dello Stato - che sempre più richiede vera attenzione: quello della situazione nelle carceri. Non ho bisogno di spendere grandi parole di principio: basta ricordare le decine di suicidi, in poco più dei sei mesi, quest’anno. Ma vorrei condividere una lettera che ho ricevuto, per il tramite del Garante di quel territorio, da alcuni detenuti di un carcere di Brescia: la descrizione è straziante. Condizioni angosciose agli occhi di chiunque abbia sensibilità e coscienza. Indecorose per un Paese civile, qual è e deve essere l’Italia».

La lettera alla quale ha fatto riferimento il presidente della Repubblica è stata pubblicata sul nostro giornale un mese fa, lo scorso 22 giugno. I detenuti del carcere di Brescia-Canton Mombello hanno presentato con disarmante chiarezza uno spaccato delle condizioni ai limiti dell’umano in cui si vive nell’istituto lombardo, ma anche nella maggior parte dei penitenziari italiani. «Il carcere - ha ricordato Sergio Mattarella - non può essere il luogo in cui si perde ogni speranza. Non va trasformato in palestra criminale. Vi sono in atto alcune proficue e importanti attività di recupero attraverso il lavoro. Dimostrano che, in molti casi, è possibile un diverso modello carcerario. È un dovere perseguirlo».

Il senatore Alfredo Bazoli, che è di Brescia, si è associato al pensiero espresso del Capo dello Stato: «Molto bello e importante che il presidente Mattarella abbia voluto richiamare la lettera dei detenuti del carcere di Brescia per richiamare l’attenzione della politica sulle condizioni disastrose in cui vivono i detenuti. È un segnale di attenzione e apprezzamento per un appello che i detenuti di uno degli istituti penitenziari peggiori d’Italia hanno voluto rivolgere in modo civile e appassionato alle istituzioni, grazie anche al prezioso lavoro della garante di Brescia, Luisa Ravagnani. C’è solo da sperare che il governo e la maggioranza, sprezzanti e arroganti con le opposizioni, raccolgano l’appello e abbiano il coraggio di cambiare profondamente un decreto carceri, che, allo stato, è acqua fresca rispetto alla grave emergenza carceraria». L’emergenza carcere è conclamata e richiede il massimo del pragmatismo.