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Il tema delle detenute madri divide la maggioranza. Da un lato Forza Italia e Fratelli d’Italia sarebbero pronti a rivedere l’articolo 15 del ddl Sicurezza (che prevede che il rinvio della pena per donne incinte e madri di prole fino a un anno venga reso facoltativo), mentre la Lega sarebbe invece determinata a chiudere quanto prima nell’attuale versione già approvata alla Camera.
La modifica dell’articolo 15, insieme a quella che dovrebbe interessare anche l’introduzione del reato di resistenza passiva in carcere e il divieto di acquisto di una sim a chi non ha il permesso di soggiorno, sarebbe stata sollecitata altresì mediante una moral suasion del Quirinale. Ufficialmente i tre azionisti del governo sostengono che la decisione sulla ipotesi di modifica del testo verrà presa dalla maggioranza nel suo complesso dopo che si sarà dato il mandato al relatore per l’Aula, ossia mercoledì prossimo. Tuttavia, lontano dai microfoni, sia il partito della premier che gli azzurri non vorrebbero creare una frizione con il capo dello Stato.
Al contrario il Carroccio, main sponsor del provvedimento, sarebbe irremovibile e pronto a puntare i piedi per far approvare senza pit stop il disegno di legge promosso dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi - di concerto con i colleghi Nordio e Crosetto - e già approvato a Montecitorio il 18 settembre 2024. Eventuali ritocchi e aggiunte dovrebbero essere demandati a un decreto successivo. Un’eventualità che ha scatenato la reazione del Pd.
«Sarebbe un grave sfregio al Parlamento – ha denunciato Andrea Giorgis, senatore dem - che allo stesso tempo rivela la sensazione che la maggioranza si sta rendendo conto che il ddl ha bisogno di modifiche e che non può proseguire nella strada scelta finora». È vero anche che tutti gli emendamenti delle opposizioni presentati per modificare la norma proprio in merito a quei punti sono stati bocciati durante l’esame congiunto delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato. Comunque non si esclude che, dovendosi intervenire in Aula per correggere alcuni aspetti legati alle coperture finanziarie, ci possa essere la possibilità di emendare gli articoli più critici e avviarsi, dunque, alla terza lettura.
Ovviamente il tutto passerebbe solo se venissero presentati emendamenti da parte del governo e/o dei relatori direttamente nell’emiciclo di palazzo Madama. Di certo non attraverso l’approvazione di richieste di modifica della minoranza che, da quanto si apprende, non ripresenterà tutti i 1500 emendamenti discussi e già respinti nelle commissioni.
Il testo è atteso in Aula nella prima settimana di aprile e dovrebbe essere varato, infatti, come da regolamento in tempi contingentati, nel giro di un paio di giorni di dibattito addirittura. Sempre a proposito di detenuti madri, il ministero della Giustizia ha reso noto che «al fine di dare continuità e di potenziare gli interventi destinati all’accoglienza di genitori detenuti con bambini al seguito in case-famiglia protette e in case-alloggio per l’accoglienza residenziale dei nuclei mamma-bambino, i cui finanziamenti erano stati autorizzati dalla legge di bilancio 2021 fino all’anno 2023» Nordio «ha firmato un decreto che assegna al Dap l’importo di un milione di euro per il corrente anno, mentre è già allo studio un intervento normativo da inserire nella prossima legge di bilancio finalizzato a stanziare le risorse necessarie per assicurare stabilmente i suddetti interventi».
La comunicazione da parte di via Arenula arriva forse non casualmente il giorno dopo che maggioranza e governo sono stati aspramente criticati dalle opposizioni per la loro «vergognosa assenza» durante la seduta straordinaria della Camera convocata per discutere dell’emergenza sovraffollamento e suicidi in carcere. Erano state pure respinte le mozioni che chiedevano all’Esecutivo di adottare iniziative anche di carattere normativo per escludere dal circuito carcerario le donne con i loro bambini.
Parzialmente soddisfatta, comunque, la senatrice di Avs Ilaria Cucchi per il fatto che «finalmente il governo Meloni ascolta i nostri consigli», avendo il guardasigilli «dato seguito al nostro odg, firmando un decreto che destina un milione di euro al Dap per il sostegno alle detenute madri e ai loro bambini. È un primo passo importante per garantire continuità agli interventi già previsti fino al 2023, ma è ben poca cosa rispetto alla situazione disastrosa del sistema di accoglienza per le madri detenute». Se «le case-famiglia protette – ha proseguito la senatrice - rappresentano un’alternativa fondamentale al carcere per le detenute madri, permettendo ai bambini di crescere in un ambiente più umano e adeguato», tuttavia «il finanziamento stanziato non basta: servono risorse stabili e un impegno strutturale per potenziare e ampliare queste soluzioni».
Inoltre, «la maggioranza prosegue ostinatamente» nell’approvazione dell’articolo 15 del Ddl sicurezza: «Una scelta grave – per Cucchi - che dimostra ancora una volta come questo governo punti più su punizione e repressione, anziché su misure di giustizia sociale e tutela dei più vulnerabili». Il fondo stanziato con il decreto era stato altresì sollecitato dalla garante dei detenuti di Roma, Valentina Calderone, in un recente faccia a faccia tra Nordio e una delegazione dei garanti territoriali.