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''Basta impunità'', perché ''qui si parla di traumi e non di cinema''. Sono questi alcuni degli slogan intonati dalle manifestanti che si sono riunite fuori al tribunale distrettuale di Parigi dove oggi si è aperto il processo a Gerard Depardieu, accusato di violenza sessuale.
L’attore non era in aula per motivi di salute, come ha spiegato il suo avvocato Jérémie Assous, che ha chiesto un rinvio dell'udienza per permettere al suo assistito di essere presente. Il processo è stato quindi rinviato al 24 e 25 marzo 2025. Inoltre, è stata disposta una valutazione medica e cardiologica. “Depardieu intende comparire davanti al tribunale penale, desidera ardentemente difendersi purtroppo i suoi medici gli hanno prescritto il divieto di comparire oggi”, ha spiegato Assous. “Ma hanno indicato che con un trattamento adeguato avrebbe potuto presentarsi entro sei mesi”, ha aggiunto. Depardieu ha 75 anni, è affetto da diabete da più di 25 anni oltre ad avere un quadruplo bypass.
Le accuse
Depardieu deve rispondere di “aggressione sessuale” per due distinti episodi: il primo nel 2014, durante le riprese del film “Magicien et les Siamois” di Jean-Pierre Mocky; il secondo nel 2021, sul set di “Volets Verts” di Jean Becker. Il reato contestato all’attore francese prevede la pena massima di cinque anni di reclusione e 75mila euro di multa. Ma “i testimoni e le prove che produrrà dimostreranno che è solo bersaglio di false accuse”, ha detto il penalista a Le Figaro parlando del suo assistito. “L'obiettivo delle parti civili è arricchirsi da seimila a 30mila euro”, ha aggiunto.
La prima presunta vittima è un’assistente di produzione, all’epoca 24enne, che lo scorso gennaio ha denunciato l’attore per «aggressione sessuale su una persona vulnerabile da parte di qualcuno che abusava dell’autorità della sua posizione». La seconda denuncia, presentata lo scorso febbraio per «violenza sessuale», «molestie» e «oltraggi sessisti», arriva invece da una scenografa di 53 anni: secondo la sua versione dei fatti, l’attore l’avrebbe «afferrata con brutalità» in un corridoio, bloccandola e aggredendola con frasi volgari e allusioni sessuali.
Contro la star del cinema francese al momento pendono in totale quattro diverse denunce. La prima nel 2020, quando è stato incriminato per «stupro» e «aggressione sessuale»: ad accusarlo l’attrice Charlotte Arnould, un’amica di famiglia che alla fine del 2018 lo aveva denunciato per due presunte violenze sessuali consumate nella casa parigina dell’attore. Nel dicembre 2023 è arrivata l’accusa per stupro da parte della giornalista e scrittrice spagnola Ruth Baz, che lo ha denunciato per fatti risalenti al 1995, a Parigi. Sempre a fine 2023, è stata archiviata per prescrizione un’altra denuncia: questa volta da parte dell’attrice Hélène Darras, che Depardieu avrebbe aggredito sessualmente durante le riprese di un film nel 2007.
Le proteste
''La Francia non è orgogliosa'', si legge sui cartelli, in riferimento a una frase pronunciata dal capo dell'Eliseo Emmanuel Macron del dicembre del 2023, ovvero che ''Depardieu rende orgogliosa la Francia''. L'attivista femminista Caroline de Haas ha detto a Bfmtv che ''una donna non è mai responsabile della violenza che subisce e ha definito ''questo processo emblematico, perché parla di un attore molto noto, ma è anche molto rivelatore di tutto ciò che accade nelle centinaia di storie di violenza che attraversano oggi i tribunali". ''Si tratta di dimostrare che se una di noi viene attaccata, siamo tutte attaccate. Se una di noi viene violata, siamo tutte violate'', ha affermato l'autrice e attivista femminista Blanche Sabbah. Tra le manifestanti, Raphaelle Rémy-Leleu, consigliera comunale di Parigi, Mathilde Caillard, attivista per il clima, e Sandra Legrain, deputata di Lfi.
Il caso mediatico
L’affaire Depardieu è anche finito al centro del dibattito pubblico e politico francese, con prese di posizione di segno opposto, critiche e polemiche, che hanno reso la vicenda un vero e proprio caso mediatico. A far esplodere lo “scandalo”, in particolare, è stato un documentario intitolato «Depardieu, la caduta dell’orco», trasmesso nel dicembre 2023 sul canale France 2, nella trasmissione d’inchiesta “Complément d’enquête”, che ha diffuso alcuni video registrati durante un viaggio dell’attore in Corea del Nord, nel 2018. Alla bufera mediatica erano seguite le parole del presidente francese Emmanuel Macron, che ha richiamato al rispetto della presunzione d’innocenza.
E nello stesso mondo del cinema, alcune colleghe, tra cui la sua ex compagna, l’iconica attrice Carole Bouquet, hanno firmato un appello a sostegno di Depardieu per mettere fine al «tribunale mediatico». Quello contro cui punta il dito lo stesso attore, che ha rotto il silenzio per la prima volta in una lettera aperta pubblicata lo scorso ottobre su Le Figaro. «Al linciaggio che mi è stato riservato - aveva scritto Depardieu - ho solo la mia parola da opporre».