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Foto Roberto Monaldo / LaPresse 07-09-2023 Roma Politica Palazzo Chigi - Conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri Nella foto Alfredo Mantovano, Giorgia Meloni, Carlo Nordio, Matteo Piantedosi 07-09-2023 Rome (Italy) Politics Chigi palace - Press conference at the end of the Council of ministers In the pic Alfredo Mantovano, Giorgia Meloni, Carlo Nordio, Matteo Piantedosi
Alla Corte penale internazionale (Cpi) c’è un fascicolo sull’operato del governo italiano relativamente al caso Almasri. Lo riporta in esclusiva il giornale Avvenire sul suo sito, in un articolo a firma di Nello Scavo. Avvenire scrive che tutto nasce dalla denuncia di una vittima e che l’accusa contro il governo italiano su cui è chiamata a valutare la Cpi è «ostacolo all’amministrazione della giustizia ai sensi dell’articolo 70 dello Statuto di Roma».
Nella denuncia ricevuta dall’Ufficio del Procuratore, che l’ha trasmessa al cancelliere e al presidente del Tribunale internazionale, sono indicati i nomi di Giorgia Meloni, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, aggiunge il giornale, sottolineando che l’iscrizione a protocollo dell’istanza e l’invio agli uffici della Corte che hanno emesso il mandato di cattura per il generale Almasri, conferma l’esistenza del fascicolo su cui poi la procura deciderà in quale modo procedere.
Avvenire riferisce che a scrivere all’Aia attraverso i suoi legali è stato un rifugiato sudanese che già nel 2019 aveva raccontato agli investigatori internazionali le torture che lui e la moglie avevano subito dal generale Almasri, quando entrambi erano stati imprigionati in Libia. «Il richiedente, un cittadino sudanese del Darfur con lo status di rifugiato in Francia, sostiene che sua moglie, lui stesso e innumerevoli membri del gruppo di cui fa parte (“migranti”) sono stati vittime di numerosi e continui crimini», si legge nella richiesta inviata all’ufficio del procuratore appena dopo aver ascoltato alla Camera i ministri Nordio e Piantedosi.
Nel 2019 l’uomo aveva presentato una comunicazione all’Ufficio del Procuratore fornendo «un’ampia serie di prove» che a suo dire implicavano responsabilità di alti funzionari dell’Ue e dell’Italia, tra cui ex primi ministri e ministri italiani per avere favorito il compimento di crimini contro i diritti umani in Libia. La sua testimonianza è tra quelle contenute nell’atto d’accusa allegato al mandato di cattura per l’ufficiale libico accusato di crimini di guerra e crimini contro i diritti umani. Avvenire precisa che la comunicazione legale raccolta dall’Ufficio del procuratore si compone di 23 pagine, che il giornale riferisce di aver potuto visionare, nelle quali è ricostruita la vicenda Almasri fino alla riconsegna in Libia, e aggiunge che il rifugiato è assistito a Parigi da due avvocati impegnati in svariati processi davanti alle giurisdizioni internazionali: Juan Branco e Omer.
Avvenire scrive che nelle 23 pagine depositate all’Aia, corredate da numerosi allegati, alcuni dettagli sono tuttavia imprecisi, come l’indicazione della permanenza del generale libico «in Italia per 12 giorni». In realtà Almasri era stato precedentemente in altri Paesi Ue e - sottolinea Avvenire - è rimasto in Italia dal 18 al 22 gennaio, quando è stato poi rilasciato su ordine della Corte d’appello di Roma e riportato a Tripoli con un volo dei servizi segreti italiani. Gli avvocati Branco e Shatz stanno preparando integrazioni alla prima denuncia dopo avere ricevuto la conferma di acquisizione da parte della procura. Secondo l’accusa, nella quale Meloni, Nordio e Piantedosi sono indicati come «sospettati», i rappresentanti del governo italiano non consegnando il generale Almasri alla Corte penale internazionale «hanno abusato dei loro poteri esecutivi per disobbedire ai loro obblighi internazionali e nazionali».
«Credo che ormai a questo mondo tutti indagano un po' su tutto. Noi abbiamo fiducia nella giustizia umana, o meglio, postulo la giustizia divina perché quella umana spesso è fallibile. Accontentiamoci di quella che abbiamo e vediamo come va», commenta il ministro della Giustizia Carlo Nordio, ospite a Rai Radio1 nel programma Un Giorno da Pecora. «No comment sulla Corte penale internazionale, ho già molte riserve sul comportamento della Cpi su questa vicenda. Forse bisogna aprire un’inchiesta sulla Corte, bisogna avere chiarimenti su come si è comportata», commenta Antonio Tajani, parlando dal porto di Ashdod in Israele dove si è recato per la consegna degli aiuti italiani nell’ambito del progetto Food for Gaza . «L’atto inviato all’Italia era nullo, condivido al 100% quello che ha detto il ministro Nordio», ha aggiunto.
«Sono risibili le indagini della Corte Penale internazionale sul governo italiano. Perché vengono da un organismo che nei confronti del noto libico prima applicava un cosiddetto “bollino blu” con pericolosità attenuata poi tardivamente e improvvisamente, per fatti avvenuti molti anni fa, ha trasformato il bollino blu in bollino rosso solo quando è arrivato in Italia. Peraltro, è la stessa Corte che ha come Procuratore Karim Ahmad Khan, che fu avvocato di personaggi ricercati per crimini internazionali. Quindi essere disturbati da questo organismo è una medaglia al merito. Ricordiamo che sono coloro che vorrebbero arrestare Netanyahu. Forse per portarlo in qualche campo della Germania?», dice il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri.