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Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia nel mirino delle opposizioni
L’ostruzionismo delle opposizioni ha vinto anche in Senato, dove il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro delle Vedove, alla fine, non si è presentato. E ciò nonostante da Fratelli d’Italia, poco prima dell’inizio della seduta dove era in discussione l’introduzione del reato di omicidio nautico, avesse garantito di non essere disposto a piegarsi ad alcune «minaccia», assicurando che il sottosegretario avrebbe «esercitato fino in fondo» le proprie funzioni. Messe in discussione dalle opposizioni non tanto per l’indagine che lo coinvolge per aver rivelato il contenuto di documenti segreti del Dap al collega Giovanni Donzelli, quanto per l’uso politico che degli stessi è stato fatto: lanciare accuse al Pd di un presunto “inchino” alle mafie, provato - a dire dei due - dalla visita all’anarchico Alfredo Cospito nel reparto del 41 bis condiviso con i boss che lo incoraggiavano ad andare avanti nella sua battaglia contro il carcere duro.
A rappresentare il governo, dunque, alla fine si è presentato il sottosegretario agli Esteri Giorgio Sillo. Una mossa che mal si concilia con l’annunciata volontà di non cedere ai “ricatti”, considerando anche che a seguire il ddl in discussione è sempre stato proprio Delmastro. Che non c’era nemmeno in Commissione Giustizia al Senato, dove era in corso l’esame del decreto sulla gestione dei flussi migratori: a rappresentare il governo c’era il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, che ora dovrà dividersi con il sottosegretario Andrea Ostellari anche il lavoro di Delmastro, sospeso tra la fiducia ribadita a parole dal ministro Carlo Nordio e dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la strategia dell’opposizione, determinata a metterlo in un angolo fino alle sue dimissioni o al ritiro delle deleghe.
Il diktat è chiaro: se c’è Delmastro, la minoranza lascerà l’aula, senza se e senza ma. Uno scontro che mira a ridurre allo sfinimento il sottosegretario, in attesa della calendarizzazione delle mozioni di censura proposte da Pd-Avs e M5S e della prima seduta del giurì d’onore sul caso Donzelli, prevista per oggi. La mossa delle opposizioni aveva ottenuto il risultato sperato anche ieri, quando in Commissione Giustizia alla Camera si era presentata la sottosegretaria per i Rapporti con il Parlamento Matilde Siracusano. Che si era subito affrettata a smentire qualsiasi cedimento: la sua presenza, ha spiegato, era dettata dal fatto di aver «seguito, passo passo, il decreto Milleproroghe nel suo passaggio parlamentare al Senato, avendo i Rapporti con il Parlamento la titolarità di questo provvedimento».
Fratelli d’Italia, intanto, prova a fare quadrato attorno al sottosegretario, difendendone l’operato. «Nel momento in cui il presidente Meloni è a Kiev a rappresentare la vicinanza al popolo ucraino non solo da parte della maggioranza che sostiene il Parlamento italiano ma di tutta la Nazione - hanno dichiarato ieri i presidenti dei gruppi di Camera e Senato Tommaso Foti e Lucio Malan -, il Pd non trova di meglio da fare che continuare a portare avanti la propria gara congressuale e, con i 5 Stelle, ad attaccare il governo. L'asserita superiorità morale della sinistra cozza contro gli atteggiamenti politicamente irresponsabili adottati e che oltraggiano le Istituzioni. Il sottosegretario Andrea Delmastro è nel pieno delle sue funzioni di governo e le eserciterà fino in fondo. Non saranno le posizioni ostruzionistiche delle opposizioni a farlo desistere dal proprio lavoro istituzionale». Un concetto ribadito anche dal deputato Marco Cerreto, capogruppo in Commissione Agricoltura. «Rispediamo al mittente tutte le manifestazioni di chiacchiericcio fine a se stesso e sinceramente non credo che siano in grado di dare lezioni di etica comportamentale a qualcuno. In questo delicato periodo che l'Italia e il mondo intero sta vivendo - ha sottolineato -, di tutto si ha bisogno, meno che di polemiche strumentali e propagandistiche. Al Pd auguro al più presto di ritrovare una guida che li riporti sulla strada della politica, ai 5S di fare proposte che siano per il bene dell'intera Nazione e al sottosegretario Delmastro l'invito a non mollare e a continuare a lavorare perché non è solo».
L’accusa di FdI alle opposizioni è quella di aver istruito una sorta di «tribunale del popolo», che il partito di Meloni è pronto a buttare giù. «Non siamo pronti ad accettare diktat sulle presenze o meno dei nostri rappresentanti al governo - ha commentato la capogruppo FdI in commissione Giustizia Carolina Varchi -. Se il Pd deciderà di uscire dalla commissione o dall'aula ne prenderemo atto ma non si può pensare che i lavori non vadano avanti perché un gruppo decide chi deve rappresentare il governo». Un atteggiamento che, secondo la deputata Alice Buonguerrieri, «non solo è irrispettoso per le Istituzioni ma instaura un clima di intimidazione nei confronti di un esponente del governo. Suggeriamo al Pd e ai M5s di abbandonare la strada dell'ostruzionismo che fa danni solo agli italiani: Fdi non si piegherà alle loro minacce». Ma intanto Delmastro non si vede da giorni.