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GIULIA BONGIORNO
Avremmo pensato di titolare questo articolo così: «Forza Italia non ci sta: sulla riforma garantista delle intercettazioni andiamo avanti». E invece non sarà possibile perché sulla faccenda la nebbia ancora non si è diradata. Ieri vi abbiamo raccontato che una nostra autorevolissima fonte di governo ci aveva detto che a Forza Italia sarebbe stato chiesto di ritirare gli emendamenti presentati al decreto legge 105/2023, quello che estende la disciplina dell’uso delle intercettazioni per reati di criminalità organizzata anche ad altri tipi di delitti, come il traffico illecito di rifiuti e sequestro di persona a scopo di estorsione. «Se il governo ha una linea, deve essere sostenuta da tutti», è stato riferito al Dubbio. L’altolà da parte di Lega e Fratelli d’Italia deriverebbe dal fatto che la mini riforma delle intercettazioni elaborata dagli azzurri sarebbe troppo garantista. Per alcuni in Forza Italia sarebbe stato più tattico non rendere pubblici gli emendamenti prima del deposito, che comunque è avvenuto, e quindi ora è arrivato il momento di rimediare, o meglio di trattare: Fi ha chiesto per martedì prossimo un incontro al ministro Nordio. Per i forzisti è confermato, per Via Arenula ancora no. «Nulla di strano» ci spiega un colonnello di Fi, «lo hanno chiesto anche Calenda e Costa». E ha ragione ma sul contenuto dell’incontro le bocche sono cucite. È facile però immaginare che martedì, a due giorni dal voto sugli emendamenti, la rappresentanza forzista vada a Via Arenula per definire la loro linea del Piave.
Forza Italia uscirebbe sconfitta se non riuscisse a portare a casa, tra i diversi emendamenti presentati, almeno quelli che prevedono che nei cosiddetti brogliacci le intercettazioni irrilevanti non siano evidenziate da alcuna annotazione di contenuto, e quelli che impongono al giudice di indicare in modo specifico, e non per relazione, i motivi per cui le intercettazioni sono necessarie al prosieguo dell’indagine e i gravi indizi che ne sono il presupposto, anche se questo potrebbe infastidire l’Anm. FI potrebbe essere costretta a ritirare quell’emendamento che cancella la retroattività della norma, che è la richiesta più importante posta al governo dalla Procure antimafia per salvare i processi in corso. Come pure, è immaginabile, che debba rinunciare alla limitazione dell’uso del trojan e al ritorno alla sentenza a sezioni unite Cavallo secondo la quale «i risultati delle intercettazioni non possono essere utilizzati in procedimenti diversi da quelli nei quali sono stati disposti, salvo che risultino indispensabili per l'accertamento di delitti per i quali è obbligatorio l'arresto in flagranza». Ovviamente anche FdI e Lega non possono pretendere dagli alleati azzurri di fare una marcia indietro totale perché Forza Italia perderebbe forza agli occhi degli elettori, ma con essa la stessa maggioranza che si professa garantista e liberale, a giorni alterni però.
Intanto, avendo preso visione dell’ordine del giorno del prossimo Consiglio dei ministri di lunedì 18 settembre, è confermato che all’odg non c’è alcuna proposta del Ministero in tema di intercettazioni. La verità per alcuni è che chi tiene le redini su questa faccenda è la responsabile giustizia del Carroccio, la senatrice Giulia Bongiorno, che ha sempre rivendicato l’indispensabilità delle intercettazioni. Forse qualcuno non ricorda ma nel 2011 Bongiorno, quando era in Futuro e Libertà di Gianfranco Fini, si dimise dal ruolo di relatore del ddl intercettazioni perché in contrasto con la cosiddetta «legge bavaglio» ai giornalisti, in aperta contrapposizione a Silvio Berlusconi. La conferma del peso che ha la senatrice arriva dallo stesso Nordio che dalla festa nazionale di Italia Viva ha detto: «Nel settore delicatissimo delle intercettazioni, abbiamo lavorato per evitare che vengano messe in piazza le vite private dei cittadini, abbiamo per ora presentato il minimo sindacale, evitare che il nome del terzo che finisce nelle trascrizione venga dato in pasto ai giornali. È il minimo sindacale, perché sulle intercettazioni e sulla tutela della privacy stiamo lavorando di concerto con la commissione presieduta dalla senatrice Giulia Bongiorno, e siamo già a uno stadio avanzato». Una fonte parlamentare criticamente ci confessa: «la tecnica della Bongiorno è quella di occuparsi di un tema, come quello delle intercettazioni e di attrarlo alla sua competenza come se lei fosse il giudice naturale di quella questione. La stessa cosa ha fatto sull’abuso di ufficio: essendo lei contraria all’abrogazione e benché ci fosse stata ampia istruttoria alla Camera sull’argomento ha convinto Nordio ad assegnare il ddl di riforma a Palazzo Madama». Questo atteggiamento, da quanto appreso, infastidisce non poco diversi esponenti della Lega che anche alla Camera devono sottostare alle condizioni dell’avvocato di Salvini. Come farà il guardasigilli a sbrogliare questa matassa? Non dimentichiamo che essendo un decreto legge deve essere convertito entro sessanta giorni dal Parlamento quindi non ci sono molti spazi per fare manovre e compromessi. Comunque a mantenere il punto ci pensa il solito responsabile Giustizia di Azione, Enrico Costa che ci dice: «Non so come andrà a finire con Forza Italia ma sul tavolo ci sono i miei emendamenti. Cosa faranno gli esponenti di Fi? Non potranno non votarli visto che alcuni sono pressoché uguali ai loro».