L'abrogazione radicale dell'abuso d'ufficio, sancita dal recente ddl Nordio, rappresenta un significativo passo avanti verso una maggiore certezza del diritto. La riforma del reato, che ha sempre avuto un’ampia risonanza mediatica e residuali risvolti sul piano giudiziario, permetterà agli amministratori pubblici e ai funzionari di svolgere il proprio lavoro senza la costante minaccia di incriminazioni talvolta strumentali.
Come avvocatura reputiamo una norma di civiltà il rafforzamento della tutela del diritto alla riservatezza dei cittadini, con particolare riguardo ai terzi non indagati e intercettati. Si tratta di un progresso non solo per il nostro sistema giuridico, ma anche per la nostra società.
Il disegno di legge approvato in via definitiva dalla Camera dei deputati reintroduce, inoltre, un principio già noto con la legge Pecorella del 2006: il pubblico ministero non potrà più appellare le sentenze di assoluzione. Una norma che conferisce un maggiore equilibrio tra accusa e difesa, rafforza il principio del giusto processo, riduce i tempi processuali e contribuisce a un sistema giudiziario più efficiente.
Accogliamo con favore anche la modifica normativa che prevede l'obbligo di procedere all'interrogatorio dell'indagato prima dell'applicazione di una misura cautelare. Questa norma di primaria garanzia offre all'indagato un contraddittorio anticipato, potenzialmente prevenendo l'applicazione stessa della misura cautelare.
Infine, la scelta di affidare ogni decisione sull'applicazione di misure cautelari a un organo collegiale non può che essere accolta con favore. Tale misura garantisce una maggiore ponderazione rispetto a una decisione presa da un singolo magistrato. Tuttavia, è imperativo che questa scelta politica sia accompagnata da un significativo potenziamento delle risorse umane per assicurare la sua effettiva attuazione.