Ancora polemiche per l’intervista di Piercamillo Davigo, ospite qualche giorno fa di Fedez nel podcast “Muschio selvaggio”. In una nota il presidente della Prima Commissione del Csm Enrico Aimi definisce le dichiarazioni dell’ex pm «imbarazzanti» e afferma che è stata «predisposta una pratica a tutela di tutti i magistrati del capoluogo del distretto di Brescia». 

A prendere posizione è lo stesso tribunale di Brescia, che ha condannato Davigo a 15 mesi per rivelazione ed utilizzazione di segreto d’ufficio nel “caso verbali”. E ora si dice «sorpreso» che un «magistrato che ha ricoperto incarichi apicali di rilievo nazionale si lasci andare a pesanti giudizi che investono» i giudici che lo hanno condannato. Nel mirino una frase dell’ex pm, che nella puntata ha detto: “Non ho commesso reati, ma a Brescia le cose non sempre le capiscono, per questo mi hanno condannato”. Un’affermazione che secondo Aimi, consigliere laico eletto in quota Forza Italia, «è un attacco all'autonomia e al prestigio della magistratura, nonché un atto denigratorio del lavoro svolto negli uffici giudiziari di Brescia, ancor più inopportuno visto il giudizio pendente in corso. Sorprende che un magistrato, con così tanta esperienza alle spalle - aggiunge il laico del Csm e presidente della Commissione - rilasci dichiarazioni di questo tenore che non solo minano la credibilità dei giudici interessati, ma dell'intero ordine giudiziario».

In una puntata dedicata alla stagione di Mani pulite, a proposito dei suicidi di alcuni indagati, Davigo aveva detto: «Purtroppo, per quanto sia crudo quel che sto dicendo, in questo mestiere capita che gli imputati si suicidino. Ma certo che dispiace. Prima di tutto, se uno decide di suicidarsi lo perdi come fonte di informazione». Una frase che ha suscitato la reazione di molti, tra cui del sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, per il quale «ci vogliono i test psico attitudinali di fronte a un cinismo così barbarico, violento e sanguinario».