«Abolire l'abuso d'ufficio violerebbe gli accordi che l'Italia ha assunto con l'Onu e con l'Europa. E sarebbe un'anomalia rispetto agli altri Stati" dice in un'intervista a la Repubblica Danilo Ceccarelli, vice procuratore di Eppo, la European public prosecutor's office, la Procura Europea, istituzione indipendente della Ue operativa dall'1 giugno 2021.

Ceccarelli sottolinea inoltre che l'abolizione del reato di abuso d'ufficio tout court «sarebbe una palese violazione degli obblighi internazionali che derivano dall'adesione dell'Italia alla Convenzione Onu del 2024 sul contrasto alla corruzione, e agli obblighi istituzionali e costituzionali che derivano dall'essere parte dell'Unione», come ha fatto presente lui stesso alla commissione Giustizia della Camera che l'ascoltato con altri colleghi magistrati. Ceccarelli ha motivato il suo "no" in sede europea a quanto s'appresta a fare il Guardasigilli Nordio dicendo che «quando la condotta del pubblico ufficiale può avere un impatto sugli interessi finanziari dell'Unione, la criminalizzazione è imposta dalla Direttiva sulla Protezione degli interessi finanziari della Ue, che è la base normativa sostanziale dell'azione della Procura europea».

Per il viceprocuratore di Eppo, infatti, «le condotte riconducibili a questo reato, sia pure con diverse sfumature, sono criminalizzate in tutti e 22 gli Stati membri dell'Unione che fanno parte di Eppo, e l'Italia rappresenterebbe una vera anomalia se procedesse ad abolire il reato» anche perché «che l'abuso d'ufficio sia strettamente collegato a ipotesi di corruzione è di tutta evidenza», tanto che la sua previsione come illecito penale «è prevista dalla Convenzione Onu sull'azione di contrasto alla corruzione».