L’idea di istituire un tribunale internazionale per perseguire i crimini di guerra e contro l’umanità e e di genocidio nasce all’indomani della Seconda guerra mondiale, dalle macerie di un conflitto devastante che ha svelato al pianeta gli orrori della Shoah.

Questo spinse gli alleati vittoriosi a istituire due tribunali militari ad hoc, quello di Norimberga per giudicare i criminali tedeschi e quello di Tokyo per giudicare i criminali giapponesi: per la prima volta, i responsabili di un genocidio furono condannati per crimini contro l'umanità. Nel 1946, un congresso riunitosi a Parigi, chiese l’adozione di un codice internazionale che proibisse i crimini contro l’umanità e la rapida istituzione di un tribunale penale internazionale.

Dopo l’adozione della Convenzione sulla prevenzione e la repressione del crimine di genocidio del 1948, le Nazioni Unite hanno affidato alla Commissione di diritto internazionale (ILC) la stesura di un progetto di statuto per una giurisdizione penale internazionale permanente. Per oltre mezzo secolo i progetti furono sepolti uno dopo l’altro per ragioni chiaramente politiche. La divisione in blocchi del mondo e la Guerra Fredda e la contrapposizione delle sovranità hanno impedito un accordo tra le potenze, così l’idea di una giurisdizione internazionale per i crimini più gravi è rimasta lettera morta. Tutto cambia alla fine degli anni 80; il crollo del socialismo reale dà un nuovo impulso alle nazioni rimuovendo i vecchi equilibri. Anche le organizzazioni non governative hanno partecipato attivamente al movimento come testimonia la creazione nel 1995 della Coalizione per la Corte penale (Cicc) che raggruppa centinaia di ong tra cui Amnesty International e Human right watch solo per citare le più conosciute.

Nel 1989, in occasione di un'iniziativa di Trinidad e Tobago volta a creare un tribunale internazionale sul traffico di droga, alla Commissione di diritto internazionale delle Nazioni unite è stato affidato il progetto di elaborare gli statuti di un tribunale competente per tutti i crimini internazionali. Subentrò un comitato ad hoc, che sfociò nel 1996 nel Comitato preparatorio, sulla base del quale nel 1998 sarebbe stata convocata la conferenza diplomatica a Roma. Parallelamente al lavoro svolto da comitati di esperti, in seguito alla commissione di crimini internazionali in diversi luoghi del mondo, l’Onu ha istituito diversi tribunali ad hoc negli anni ’90 e 2000. Queste corti vedevano la loro giurisdizione limitata nel tempo (ratione temporis), nello spazio (ratione loci) e per alcuni eventi specifici (ratione materiae). Tra i più noti il Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia (ICTY): istituito nel 1993, competente nel giudicare i crimini commessi sul territorio dell'ex Repubblica Socialista di Jugoslavia dal 1° gennaio 1991.

Oppure il Tribunale penale internazionale per il Ruanda (ICTR): creato nel 1994 dalla risoluzione 955 del Consiglio di sicurezza e con sede ad Arusha, Tanzania, competente nel giudicare i crimini commessi sul territorio del Ruanda e sul territorio degli Stati confinanti «in caso di grave violazione del diritto internazionale umanitario commessa da cittadini ruandesi».

È stata proprio la creazione dei due tribunali per l’ex Yugoslavia e il Ruanda che ha riportato all'ordine del giorno il progetto di fondare una giurisdizione penale universale. Nel 1993, la Commissione di diritto internazionale ha presentato all’Assemblea generale delle Nazioni Unite un progetto di statuto per la Corte penale internazionale su cui aveva iniziato a lavorare nel lontanissimo 1948, ed è proprio su quella “bozza” che si sono poi svolti negoziati intergovernativi.

Il 17 luglio 1998, 120 Stati hanno adottato a Roma lo Statuto che istituisce la Corte Penale Internazionale (CCI). Per la prima volta nella storia dell’umanità, gli Stati hanno deciso accettare la giurisdizione di un tribunale penale internazionale permanente, incaricato di perseguire i reati più gravi commessi sul loro territorio o da loro cittadini, dall’entrata in vigore dello Statuto di Roma il 1° luglio 2002. Sebbene creata sotto la guida delle Nazioni Unite, la Cpi è indipendente dal Consiglio di sicurezza, il che in teoria ne garantisce l’indipendenza rafforzandone la credibilità.

La Corte può giudicare solo atti commessi dopo tale data, in virtù del principio di irretroattività della legge penale. Questo ovviamente limita la sua forza. Ma ci sono diversi punti molto significativi nel suo statuto, come l’imprescrittibilità dei reati presi di mira e l’assenza di immunità per i capi di Stato e i leader politici (in carica e in pensione). Un altro grandissimo passo avanti è l'impossibilità di pronunciare la pena di morte, con l'ergastolo che rappresenta la sanzione più grave che possa essere comminata in alternativa.

Tuttavia l’adesione alla Cpi non fa ancora l’unanimità e ben tre membri su cinque del Consiglio di sicurezza dell’Onu non hanno mai ratificato il suo statuto; stiamo parlando di potenze planetarie come Stati Uniti, Russia e Cina. A queste si aggiungono nazioni attualmente impegnate in conflitti armati come Israele e l’Ucraina (che però ha annunciato l’imminente adesione) e decine di Paesi più o meno democratici come il Sudan, l’Iran, l’ India, l’ Indonesia, il Pakistan o la Turchia.