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Da sinistra Romboli, Bianchini e Pinelli
Tre nomi per una poltrona. La sfida per la vicepresidenza del nuovo Csm, che oggi verrà ufficialmente presentato al Quirinale dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, non è un fatto che si limita alla sola gestione dell’organo di autogoverno delle toghe. Ma va oltre, proiettando su Palazzo dei Marescialli i tormenti di una maggioranza impegnata, in queste ore, a respingere le accuse di chi vuole l’esecutivo traballante e destabilizzato dalle uscite del ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Così, mentre la presidente del Consiglio Giorgia Meloni rinnova la fiducia all’ex magistrato personalmente voluto a via Arenula, dalle parti della Lega - in prima fila il segretario Matteo Salvini - si prova a gettare acqua sul fuoco, invitando ad evitare un nuovo «scontro tra politica e magistratura» che non porta «da nessuna parte». Un appello che non è apparso totalmente disinteressato, data l’imminenza del voto per la scelta del vicepresidente. E, dunque, la mossa di Salvini potrebbe rappresentare un tentativo per convincere i togati ancora indecisi a schierarsi per il candidato del Carroccio, regalando all’ex ministro dell’Interno un posto in prima fila in un organo istituzionale.
A contendersi il posto dell’uscente David Ermini sono infatti Fabio Pinelli, l’avvocato voluto dalla Lega, difensore di diversi esponenti del Carroccio; il professore Roberto Romboli, da ottobre scorso emerito di Diritto costituzionale all’Università di Pisa e il più votato tra i consiglieri laici, voluto a Palazzo dei Marescialli del Partito democratico, e Daniela Bianchini, docente di Diritto di famiglia e minorile presso l’Università Lumsa e portata al Csm da Fratelli d’Italia.
Una sfida che si gioca su una manciata di voti e sulla quale potrebbe essere decisiva la scelta del presidente della Cassazione Pietro Curzio e del procuratore generale Luigi Salvato di esporsi in favore di uno dei candidati, “rompendo” dunque la tradizione che vede queste due figure astenersi dal voto. Una «forzatura istituzionale che prefigura una spaccatura molto forte, quasi inedita», commenta qualcuno tra i banchi del centrodestra. Tale «forzatura», attualmente, è solo un’ipotesi. Ma la stessa potrebbe cambiare le carte in tavola: stando ai rumors, infatti, Curzio e Salvato sarebbero pronti a votare per Romboli, che avrebbe dalla sua anche i sei togati di AreaDg, Domenica Miele di Md, l'indipendente di sinistra Roberto Fontana e il giurista Michele Papa, nome portato al Csm dal M5S.
Per Pinelli - fino a ieri dato per favorito dal centrodestra - sono invece in gioco i voti dei sette laici di Fdi, Lega e FI e quello di Ernesto Carbone, del Terzo Polo, che mai e poi mai voterebbe per un candidato dal Pd. Voti ai quali si potrebbero aggiungere quelli dei sette laici di Magistratura Indipendente che però, stando alle voci del corridoio di Palazzo dei Marescialli, propenderebbero per Bianchini. Qualora, però, questo nome non raggiungesse i voti necessari (e allo stato attuale lo scenario sembra questo), i consiglieri di MI potrebbero virare su Pinelli, che raggiungerebbe così 15 voti. E l’avvocato da giorni starebbe sponsorizzando la propria candidatura, puntando soprattutto sul proprio ruolo di garanzia, in quanto figura né di destra né di sinistra, capace di avere tra i suoi sponsor anche l’ex presidente della Camera Luciano Violante, che è con lui nella Fondazione Leonardo. Un candidato super partes, dunque, capace di mettere tutti d’accordo.
Ma i numeri stanno ancora dalla parte di Romboli. E rimane coperta la carta di Unicost, che conta quattro togati, capaci di fare, insieme all’indipendente Andrea Mirenda, da ago della bilancia. La corrente moderata delle toghe non avrebbe ancora scelto alcun candidato: l’intenzione è quella di valutare uno per uno i curricula dei consiglieri e i titoli in ballo prima di fare un nome. Valutazione che, in ogni caso, potrebbe cambiare alla luce delle prime dichiarazioni durante il plenum di mercoledì, convocato in tempi record dal Quirinale proprio per chiudere l’esperienza passata e porre fine ad una prorogatio che andava avanti ormai da troppi mesi.
I giochi si chiuderanno nel giro di 48 ore. E oggi, a partire dalle 11, ci sarà il passaggio ufficiale del testimone, con il commiato dei componenti uscenti e l’investitura dei nuovi. Dopo il messaggio di saluto del vicepresidente Ermini, il Presidente Mattarella incontrerà privatamente i nuovi consiglieri al Quirinale. Subito dopo, gli uffici del Csm avvieranno la verifica dei titoli dei laici eletti, passaggio fondamentale prima della convocazione ufficiale del plenum per l’elezione del vicepresidente. Una partita delicatissima, dato che, da giorni, circolano dubbi su almeno tre degli eletti (due dei quali in corsa per il dopo Ermini), alla luce delle nuove disposizioni che prevedono un esercizio effettivo di 15 anni della professione forense o di quella accademica per poter varcare la soglia di Palazzo dei Marescialli. Si tratta di Daniela Bianchini e Rosanna Natoli da un lato e di Romboli dall’altro. Quest’ultimo - questa è l’obiezione - non è più ordinario (in quanto in pensione), bensì esterno e non è iscritto all’albo degli avvocati.
A risolvere la questione, ora, sarà la Commissione verifica titoli, composta da due togati e un laico, quest’ultimo scelto fra quelli che hanno preso più voti. E una volta sciolto l’ennesimo nodo, il nuovo Csm sarà finalmente pronto per lavorare, trovandosi davanti sin da subito - dopo l’inaugurazione dell’anno giudiziario prevista per giorno 26 - una pratica difficilissima, l'elezione del nuovo presidente della Cassazione, che per la prima volta potrebbe essere una donna: l'attuale vice di Curzio, Margherita Cassano.