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La sede del Csm
Un plenum in piena “settimana bianca”, ovvero quella di vacanza per i consiglieri, quando di solito non è convocata alcuna assemblea. All’ordine del giorno un unico punto: la tanto attesa - e fonte di tensioni - autoriforma del Csm, chiamato a darsi nuove regole per le nomine di direttivi e semidirettivi. Con l’obbligo morale di superare le degenerazioni del correntismo e una spaccatura tra conservatori ( o quasi) delle regole attuali e riformisti che mirano a ridurre al minimo sindacale la discrezionalità. La convocazione ha però fatto rumoreggiare parte dei membri di Palazzo Bachelet. Specie quelli che intravedono nell’asse Area - Magistratura indipendente un tentativo di lottizzare le future nomine dei vertici dell’Associazione nazionale magistrati. «Vincerà il partito trasversale delle mani libere» , dice sardonico un consigliere.
Il tutto mentre il plenum registrerà due assenze certe: quelle di Andrea Mirenda, togato indipendente, e Michele Papa, laico in quota M5S, che proprio in virtù della settimana bianca avevano preso impegni istituzionali. Impegni noti al Csm e che ora tolgono due voti alla proposta B, quella che prevede l’introduzione dei punteggi e, dunque, una riduzione della discrezionalità del Consiglio.
La discussione non si preannuncia semplice. Tanto che sono diversi gli emendamenti presentati ai testi, dopo i ritocchi richiesti - e in parte ottenuti - dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, che a inizio novembre, con una lettera, aveva espresso alcune perplessità sui testi. Per quanto riguarda la proposta “senza punteggi”, Nordio aveva evidenziato il rischio di trasformare l’anzianità di funzione o settore da elemento residuale a criterio di selezione per accedere alla valutazione, introducendo, inoltre, una valutazione “decrescente” delle esperienze, approccio poco trasparente, secondo il guardasigilli, che potrebbe generare confusione nel processo di selezione.
Inoltre, tra le esperienze fuori ruolo non erano ricomprese quelle a via Arenula. Per quanto riguarda la seconda proposta, quella con i punteggi fissi e variabili, il sistema - apparentemente oggettivo - sarebbe carente, per alcuni indicatori, di una «chiara specificazione» dei criteri per la graduazione. Rendendo «imponderabile» nel caso concreto il processo di attribuzione dei punteggi, con conseguente vulnus al principio di trasparenza».
Sulla base di queste indicazioni, dunque, le proposte sono state leggermente rimaneggiate. Gli schieramenti sono chiari: da un lato l’asse di ferro tra Mi e Area a difesa del sistema a maglie larghe oggi in vigore, dall’altro Unicost, Md e gli indipendenti Andrea Mirenda e Roberto Fontana sponsor del restringimento della discrezionalità. Il gruppo a sostegno della proposta B ha depositato, inoltre, 16 emendamenti alla proposta A), «nel tentativo di ridurne almeno in parte le criticità nell’ipotesi in cui avesse la maggioranza», si legge in un report di Unicost.