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Il ministro della Giustizia Carlo Nordio “corregge” le proposte della V Commissione del Csm sulla nuova circolare per le nomine. In un periodo a dir poco turbolento per il rapporto tra toghe e politica, da via Arenula è partita una lettera lunga sei pagine, indirizzata al Comitato di presidenza del Csm, con la quale il guardasigilli ha evidenziato le criticità delle due proposte e offerto un «contributo con rilievi tecnici» che sono in stati buona parte recepiti dalla V Commissione. Per quanto riguarda la proposta “senza punteggi”, Nordio ha evidenziato il rischio di trasformare l’anzianità di funzione o settore da elemento residuale a criterio di selezione per accedere alla valutazione. «Queste disposizioni», scrive Nordio, pur valorizzando le peculiarità dell’ufficio da conferire, «non sembrano pienamente compatibili con la legge delega n. 71/ 2024 nella parte in cui prevede l’anzianità quale criterio solo residuale». La proposta introduce anche una valutazione “decrescente” delle esperienze, ma questo approccio risulterebbe poco trasparente e potrebbe generare confusione nel processo di selezione, portando a decisioni poco chiare e a un aumento del contenzioso. L'articolo 29 della proposta, infine, suggerisce di considerare le esperienze fuori ruolo come indicatori attitudinali, ma omette incarichi apicali all’interno del ministero della Giustizia, che potrebbero essere altrettanto qualificanti. La mancata considerazione di tali esperienze, secondo Nordio, creerebbe una disparità e una visione incompleta delle capacità organizzative di un candidato.
Per quanto riguarda la seconda proposta, invece, gli autori hanno previsto l’assegnazione di punteggi fissi e variabili per i parametri di merito, attitudine e anzianità. Un sistema apparentemente oggettivo, secondo il guardasigilli, ma per alcuni indicatori, la proposta prevede un punteggio variabile massimo senza una «chiara specificazione» dei criteri per la graduazione. Questo renderebbe «imponderabile» nel caso concreto il processo di attribuzione dei punteggi e, dunque, «il rilievo dell’indicatore, con conseguente vulnus al principio di trasparenza». Sulla base di queste indicazioni, dunque, le proposte sono state leggermente rimaneggiate e approderanno oggi in plenum con schieramenti già chiari, ovvero con l’asse di ferro tra Magistratura indipendente e Area a difesa del sistema a maglie larghe oggi in vigore e la proposta alternativa Unicost, Md e gli indipendenti Andrea Mirenda e Roberto Fontana per un restringimento forte della discrezionalità.
«È bene che ci sia una forte responsabilità – ha commentato Mirenda rivolgendosi ai colleghi –, perché oggi scriveremo una pagina che vincolerà i magistrati per i prossimi 10 15 anni. Se sarà la solita scelta opaca, ognuno avrà il nome e il cognome di chi l’ha fatta».
Un plenum che promette scintille, anche per via di altre questioni “calde”. La prima è la proposta di pratica a tutela dei giudici di Bologna che hanno rinviato alla Corte di giustizia europea il dl Paesi sicuri e che per questo sono finiti nel mirino della maggioranza e della stampa di destra. La componente togata sarà compatta nel votare a favore, compresa quindi Mi, nonostante Maria Vittoria Marchianò, Maria Luisa Mazzola e Bernadette Nicotra avessero inizialmente presentato una richiesta di tutela distinta da quella di maggioranza. A favore voteranno i laici Ernesto Carbone, Roberto Romboli, Michele Papa. Contrari i laici di centrodestra. Resta da capire cosa faranno i due componenti di diritto del Csm, la prima presidente di Cassazione, Margherita Cassano, e il procuratore generale Luigi Salvato. Il vice presidente Fabio Pinelli, molto probabilmente, si asterrà. La prima Commissione, nel votare qualche giorno fa cinque a uno per la richiesta di tutela, aveva formalizzato l’acquisizione della rassegna stampa - contenente articoli che attaccavano in particolare il giudice Marco Gattuso non per le sue scelte giudiziarie, ma per quelle relative alla sua vita privata, come una prima pagina del quotidiano la Verità che aveva sbattuto in prima pagina la foto dell’unione civile di Gattuso col proprio compagno, scrivendo: «Difende a spada tratta l’utero in affitto. Ecco chi è la toga rossa che boicotta il decreto». Tali esposizioni mediatiche, si legge nella risoluzione, «appaiono lesive del prestigio e dell’indipendente esercizio della giurisdizione e tali da turbare il regolare svolgimento e la credibilità della funzione giudiziaria nel suo complesso». Col rischio di rappresentare «un possibile indebito condizionamento dell’esercizio della funzione giudiziaria oltre che dei singoli magistrati».
Infine, si discuterà ancora del caso Rosanna Natoli, con una nota (qui la versione integrale) della laica sospesa che conferma le pressioni ricevute per non votare la nomina del procuratore di Catania, come risposta alla proposta di non procedere all’annullamento in autotutela da lei richiesto: «È evidente che la mia “libera scelta” di non partecipare è stata coartata da quanto riferitomi dal vice presidente relativo all’intendimento dei consiglieri di Area» di riprodurre in aula l’audio dell’incontro tra lei e la giudice Maria Fascetto Sivillo. Nessuno mi ha impedito fisicamente la partecipazione, ma sicuramente la mia volontà è stata “forzata” da quel timore rappresentatomi».