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Spaccatura al Consiglio superiore della magistratura sulla nomina del procuratore generale della Cassazione. Sono dodici, su venticinque partecipanti alla seduta, i voti con i quali ieri il plenum ha nominato ieri Giovanni Salvi procuratore generale della Cassazione.
L’indicazione del magistrato fino a ieri pg a Roma è stata salutata come un segnale positivo sia dal Capo dello Stato Sergio Mattarella, che ha presieduto i lavori, sia dal vicepresidente del Consiglio superiore David Ermini.
Ma considerato che sarà proprio Salvi a promuovere l’azione disciplinare nei confronti delle toghe coinvolte nel caso Palamara, la divisione tra le correnti segnala una tensione ancora irrisolta.
Il nuovo pg ha ottenuto le preferenze dei cinque togati di Autonomia e Indipendenza, le quattro di Area e quelle dei tre laici indicati dal M5s. I tre togati di Unicost hanno invece sostenuto la candidatura di Marcello Matera, avvocato generale della Cassazione e ritenuto vicino al gruppo centrista, mentre quattro preferenze - quelle dei tre togati di Magistratura indipendente e del laico di Forza Italia Michele Cerabona - sono state espresse per il pg di Napoli Luigi Riello.
Cinque, un numero molto elevato per una nomina di questo livello, le astensioni: oltre a quella scontata del vicepresidente David Ermini, si sono astenuti anche il primo presidente della Cassazione Giovanni Mammone, i laici indicati dalla Lega Stefano Cavanna ed Emanuele Basile e il laico di Forza Italia Alessio Lanzi.
Durante la sua carriera, Salvi si è occupato della strage di Ustica, degli omicidi di Roberto Calvi e Mino Pecorelli. Storico esponente di Magistratura democratica, la corrente di sinistra delle toghe, è stato consigliere al Csm e vicepresidente dell’Anm. Già nel 2017, dopo l’uscita di Pasquale Ciccolo, aveva partecipato al bando per la nomina a procuratore generale della Cassazione.
Ma allora il Csm guidato da Giovanni Legnini gli preferì Riccardo Fuzio, andato in pensione in anticipo la scorsa estate dopo essere stato toccato dallo scandalo emerso dall’inchiesta di Perugia a carico di Luca Palamara ed esponente anch’egli di Unicost.
Non è dato sapere cosa sarebbe successo se non fossero cambiati i rapporti di forza in plenum dopo le dimissioni di cinque consiglieri togati ( tre di “Mi” e due di Unicost). Fra i primi compiti, comunque, il procedimento disciplinare a carico proprio di questi cinque e di Palamara.
«Sono certo che il dottor Salvi apporterà un alto contributo di professionalità e capacità organizzativa, qualità che hanno caratterizzato la sua lunga carriera intensa e articolata», ha dichiarato il presidente della Repubblica Mattarella.
«Desidero ricordare l’attività svolta dal dottor Riccardo Fuzio negli oltre diciotto mesi nel ruolo di procuratore generale con l’impegno dispiegato per l’avvio della procura europea, l’esercizio della funzione disciplinare, nonché il senso delle istituzioni manifestato con la scelta di lasciare l’incarico in un momento difficile e delicato per la magistratura».
L’incarico di Salvi terminerà fra due anni e mezzo.