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STEFANO MUSOLINO SEGRETARIO GENERALE MAGISTRATURA DEMOCRATICA
Non sussistono i presupposti per il trasferimento d’ufficio del procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Stefano Musolino, poiché «non si ravvisa alcun rischio di concrete ricadute pregiudizievoli sull’esercizio delle funzioni giudiziarie da parte del magistrato». A scriverlo è la Prima Commissione del Csm (contrario Aimi, astenuto Papa), che ha proposto l’archiviazione della pratica nata a seguito della richiesta a firma delle consigliere laiche di centrodestra Isabella Bertolini e Claudia Eccher, sulla scorta di un articolo di Libero che inseriva Musolino nella lista dei “cattivi”. Colpa di Musolino, segretario di Md, aver partecipato a un evento organizzato dal Movimento “No Ponte” il 19 ottobre 2024, durante il quale Musolino ha espresso preoccupazioni sul ddl “Sicurezza”. In particolare, aveva evidenziato «un problema di gestione del dissenso che non può essere affrontato attraverso strumenti penali», che «i conflitti possono essere deleteri se non si basano sul rispetto reciproco delle posizioni e possono invece essere molto fruttuosi se vengono gestiti e governati» e che «non si possono inventare nuove norme per radicalizzare il dissenso e, addirittura, criminalizzarlo». Successivamente, ospite della trasmissione “Piazza Pulita” su La7, aveva ribadito il concetto che
«non esiste un’imparzialità come condizione pre- data, come stato del magistrato, l’imparzialità è qualcosa verso cui si tende (...). Perché invece quelli che sono un po’ più dissenzienti verso le politiche del governo rischiano di non esserlo più (imparziali)». Secondo la Prima Commissione, «la partecipazione a trasmissioni radiofoniche e televisive, fatto salvo quanto stabilito al punto 4.2 bis» non configura di per sé una violazione deontologica.
Le dichiarazioni di Musolino, dunque, rientrerebbero nell’ambito del diritto di manifestazione del pensiero e non determinerebbero alcuna compromissione dell’imparzialità giudiziaria. Inoltre, l’evento e la trasmissione televisiva non presentavano elementi tali da costituire un rischio di appannamento dell'immagine del magistrato. Per tale motivo, imparzialità e indipendenza non risulterebbero, per la Prima Commissione, compromesse.