«Il Far West del mai cessato Nominificio», scriveva nei giorni scorsi, in una mail ai colleghi, il togato indipendente del Consiglio superiore della magistratura Andrea Mirenda.

Convinto, senza farne troppo mistero, che il correntismo rappresenti un «problema» in grado di «alterare profondamente ogni processo decisionale, piegandolo alla sodalità». Una circostanza, aveva sottolineato, ancora oggi sotto gli occhi di tutti, di fatto dando ragione al sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, convinto che nulla, dall’epoca degli scandali dell’Hotel Champagne, sia cambiato.

L’ultimo banco di prova sarà quello delle imminenti nomine dei sostituti che andranno a colmare le cinque vacanze in Direzione nazionale antimafia. Un posto ambitissimo, di prestigio, ma anche in sofferenza, data la carenza di magistrati evidenziata nella delibera dell’ottobre 2023, quando venivano messi a bando i cinque posti in ballo. La premessa di quel documento era proprio la «situazione di disagio determinata dalla significativa carenza di organico». E poco prima di illustrare le regole, si parla «dell’esigenza di garantire speditezza nella gestione e definizione della procedura, anche alla luce delle esperienze maturate in occasione di concorsi analoghi».

Nessuna speditezza, però: a distanza di mesi dalla scadenza dei termini per la presentazione della domanda la situazione sembra ancora impantanata. La Terza Commissione avrebbe dovuto esprimersi già da giorni sulle proposte da sottoporre al plenum, ma nonostante i vari giri di consultazioni la scelta non è ancora arrivata.

E la vicenda tiene sulle spine ben 29 candidati, che dall’esterno monitorano i movimenti delle correnti per cogliere eventuali tentativi di lottizzazione. La situazione appare complicata. Tanto che l’idea - filtrata all’esterno - è quella di attendere il prossimo bando, con due ulteriori posti da sfruttare per attenuare la difficoltà di scelta, dal momento che i curriculum di rilievo sono troppi rispetto ai posti in gioco. Il problema di fondo sembra essere quello dell’interpretazione della circolare, ovvero come fare valere profili ed esperienze diverse, in un’ottica di allargamento delle competenze dell’ufficio di via Giulia, alla ricerca dei profili migliori, tenendo conto delle regole stabilite: valutare le attitudini dei candidati alla luce dei compiti propri della Dnaa, con

particolare rilievo per l’esperienza specifica e le attitudini dimostrate nella trattazione di procedimenti per reati connessi a fenomeni di criminalità organizzata, di terrorismo e di accumulazione di patrimoni illeciti, nonché le esperienze nel campo della cooperazione internazionale.

Ma il problema, inevitabilmente, si interseca con il gioco delle correnti, che stando ai rumors si sarebbero già organizzate sulla scelta dei nomi. Ma che ora attendono l’allargamento della platea per evitare ingiuste penalizzazioni.

«In questo caso a fare da motore non è la patologia correntizia, che pure vi si innesta», spiega una fonte. Anche perché, in un clima da campagna elettorale, con la corsa ai vertici dell’Associazione nazionale magistrati, la parola d’ordine è cautela. La tensione è alle stelle, come dimostrano le discussioni interne ed esterne sulle circolari per le nomine dei vertici delle procure.

Tanto che le reciproche accuse tra correnti, a colpi di comunicati stampa e interviste, hanno avuto il curioso effetto di confermare i sospetti di Mirenda. «Basteranno i punteggi ad eliminare la lottizzazione correntizia che premia puntualmente il sodale di turno? - si è chiesto nella stessa mail - Temo davvero di no». In effetti, «ricorda il consigliere, ce lo ricorda bene il comunicato di Mi lì dove si dice -con solare dichiarazione programmatica ( a valersi, sia chiaro, “a correnti unificate”, nessuna esclusa…), che “… È dunque evidente che la graduazione dei punteggi variabili in aggiunta a quelli fissi, attribuiti con il meccanismo “fino a”, permetterà di alterare la graduatoria in favore del prescelto”». D’altronde, tutte le correnti riconoscono che, a prescindere dal futuro testo sulle nomine, i magheggi saranno sempre possibili, tanto che le reciproche accuse di “alterazione” dei meccanismi decisionali appaiono la prova più evidente di quanto denunciato da Mirenda. «Il sorteggio - conclude - è la soluzione ideale per un organo che non deve fare politica, ma ha il compito di organo di alta amministrazione. Non siamo il Parlamento».