Saranno sette i nuovi sostituti alla corte di Giovanni Melillo in Direzione nazionale antimafia. Come anticipato dal Dubbio, la Terza Commissione del Consiglio superiore della magistratura ha allargato la selezione, aggiungendo due posti ai cinque previsti dal bando scaduto a fine 2023, che stava tenendo col fiato sospeso candidati e correnti.

Le proposte in campo sono due, con cinque nomi votati all’unanimità da tutti i membri della Terza Commissione - e pertanto presenti in entrambi i pareri - e due ulteriori nomi messi sul piatto da ogni gruppo di lavoro per coprire i posti aggiuntivi. A comparire in entrambi le proposte sono Ida Teresi, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, Paolo Sirleo, sostituto procuratore della Repubblica a Catanzaro, Antonio De Bernardo, anche lui pm a Catanzaro, Federico Perrone Capano, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Bari e Stefano Luciani, in forza alla procura di Roma.

Per la proposta A, i due nomi “extra” sono quelli di Eugenio Albamonte, sostituto procuratore a Roma, e Antonella Fratello, in forza alla procura di Napoli. Una proposta supportata da Area e Magistratura indipendente, che molto probabilmente otterrà la maggioranza dei voti in plenum. La proposta B, invece, è quella a sostegno di Maurizio Giordano, anche lui pm a Napoli, e Giovanni Musarò, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma, nomi proposti dal togato di Unicost Antonino Laganà.

Le considerazioni che hanno reso complicata la selezione non riguardano solo la validità dei curriculum presentati, ritenuti tutti di altissimo livello, forse come mai prima, ma anche l’interpretazione della circolare relativa ai requisiti necessari. In particolare, il nodo cruciale è consistito nel chiarire se per svolgere il ruolo di sostituto presso Via Giulia fosse necessaria un'esperienza specifica in materia di criminalità mafiosa, oppure se potessero essere considerati anche profili alternativi, come l'esperienza in ambito antiterroristico, eventualmente integrata da altre specializzazioni rilevanti per le competenze della Direzione nazionale antimafia, pure evidenziate nel bando di ottobre 2023.

Il posto è ambitissimo. Ma anche in sofferenza, data la carenza di magistrati evidenziata nello stesso bando, quando è stato pubblicato l’avviso di selezione per i cinque posti all’epoca in ballo. La premessa di quel documento era proprio la «situazione di disagio determinata dalla significativa carenza di organico». E poco prima di illustrare le regole d’ingaggio, il documento illustrava «l’esigenza di garantire speditezza nella gestione e definizione della procedura, anche alla luce delle esperienze maturate in occasione di concorsi analoghi».

La speditezza auspicata, però, non c’è stata e a distanza di mesi dalla scadenza dei termini per la presentazione della domanda il nodo è stato sciolto soltanto ora. La vicenda ha tenuto sulle spine ben 29 candidati, che dall’esterno hanno continuato a monitorare i movimenti delle correnti per cogliere eventuali tentativi di lottizzazione. E proprio per evitare malcontenti il 23 settembre scorso la Commissione ha deliberato di ampliare da cinque a sette i posti banditi con il bollettino di ottobre scorso.

Ora toccherà attendere la stesura delle due proposte di delibera e il visto del ministro prima di portare la questione in plenum. I tempi di attesa si preannunciano lunghi, mentre le correnti affilano le armi per l’eterna campagna elettorale che le tiene impegnate. Tanto che qualcuno parla di «prove di inciucio in vista della nomina del presidente dell’Associazione nazionale magistrati», col rischio che gli accordi riguardino anche il nuovo Testo Unico sulla dirigenza: i rumors riguardano una possibile convergenza di Area sulla proposta meno incisiva, col solo scopo di «accontentare Magistratura indipendente».

E la prima discussione pubblica sul tema è prevista domani, al Palazzo di giustizia di Milano. A illustrare la proposta B – che prevede un sistema a punteggi - saranno Michele Forziati e Domenica Miele, che - moderati dal giornalista del Sole 24 Ore Giovanni Negri - ne discuteranno con altri membri del Csm: Francesca Abenavoli (Area), Marco Bisogni (Unicost), Roberto D’Auria (Unicost), Roberto Fontana (indipendente) e Andrea Mirenda (indipendente). A coordinare i lavori Elena Riva Crugnola, già presidente del Tribunale delle imprese di Milano nonché componente del collegio dei probiviri dell’Anm. L'ipotesi è quella di una discrezionalità fortemente vincolata nel momento della comparazione dei candidati, con l'obbiettivo di contrastare le degenerazioni correntizie ed altre gravi patologie. Il dibattito sarà in diretta su Radio Radicale.