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Il Senato ha respinto la proposta per la discussione della mozione di sfiducia al presidente del Consiglio Conte oggi o domani, si voterà infatti il 20 agosto. Tempi più lunga per la crisi di governo ed un primo round perso da Salvini che voleva imprimere una sterzata decisa. Ma è stato anche il giorno dello scontro tra Renzi e il ministro dell'Interno. La ricetta per un governo istituzionale, o di legislatura come aveva rilanciato il segretario del Pd Zingaretti, l'aveva spiegata Matteo Renzi nel corso di una conferenza stampa tenuta al Senato il pomeriggio. L'assunto dal quale parte il ragionamento dell'ex presidente del Consiglio è che «Salvini ha fallito e si deve dimettere. Serve un esecutivo istituzionale. Tutte le forze responsabili diano vita a un esecutivo per evitare l'aumento dell'Iva al 25%». In qualche misura Renzi appoggia il cosiddetto “lodo Bettini”e cioè l'ipotesi di un accordo proposto anche ai 5Stelle. «Siamo di fronte a un fatto clamoroso – dice l'ex segretario Dem - e nella mia veste di ex premier trovo che sia un passaggio che non va sottovalutato: è la prima volta che si apre una crisi in pieno Ferragosto e si ipotizza di votare in piena sessione di bilancio, che la nomina del commissario Ue è fuori dall'ordine del giorno, che c'è un clima d'odio generalizzato. Avverto il bisogno di lanciare un appello a tutte le forze politiche che oggi ha lo spazio per essere accolto: c'è una occasione che viene testimoniata dal voto sul calendario che forse oggi si terrà. Dico forse perché Salvini scopre di essere in minoranza». La base per portare a termine un'intesa che rimane comunque molto difficile è quella del taglio dei parlamentari, riforma cara ai grillini e ultima trincea di Di Maio. «Una riforma insufficiente, ma se ne può parlare» argomenta Renzi. Salvini ha risposto subito a stretto giro, prima annunciando che non ritirerà la delegazione parlamentare e poi lanciando la sua sfida dagli scranni del Senato. «Raccolgo l'invito di Di Maio: la Lega voterà per anticipare il voto sul taglio dei parlamentari, 345 in meno la settimana prossima, e poi si va immediatamente a votare. Affare fatto, noi ci siamo».