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LO HA DECISO LA TERZA CORTE D’ASSISE DEL TRIBUNALE DI ROMA
Niccolò Ciatti venne ucciso nella nota località turistica di Loret del Mar nella notte tra l’ 11 e il 12 agosto 2017. Aveva ventuno anni ed era originario di Scandicci, in provincia di Firenze. Il giovane si trovava in vacanza in Spagna e perse la vita dopo essere stato preso a calci e pugni all’uscita da una discoteca. Uno degli assassini, Rassoul Bissoultanov, verrà giudicato anche in Italia. Un risultato non scontato ed estremamente significativo, frutto dell’intenso lavoro dei legali della famiglia Ciatti, Agnese Usai e Massimiliano Stiz, che non si sono mai arresi affinché il cittadino di origine cecena affrontasse un processo nel nostro Paese. Qualche giorno fa, infatti, la Terza Corte d’Assise del Tribunale di Roma ha deciso che Bissoultanov dovrà presentarsi davanti ai giudici italiani, essendo stata accolta la richiesta degli avvocati Usai e Stiz. Sullo sfondo una probabile condanna. «La condanna – commentano Agnese Usai e Massimiliano Stiz - appare certa, poiché non vi è dubbio circa il fatto che la morte di Niccolò Ciatti sia stata causata dall’imputato. Il video acquisito dagli agenti di polizia, intervenuti nella discoteca “Saint Trop”, mostra un’immagine che non lascia adito a dubbi circa l’autore e la causa della morte del povero Nicolò, che trova conferma pure nella perizia medico legale. Sotto il profilo tecnico- giuridico al centro del processo sarà l’elemento soggettivo che ha mosso l’imputato, che per noi è chiaramente doloso».
La decisione di radicare la giurisdizione italiana non era certo che venisse dichiarata. C’è stato bisogno di svolgere una approfondita disamina della legge italiana, spagnola e comunitaria, che nel caso specifico si sono intrecciate di continuo. «Difendere la giurisdizione italiana nel caso Ciatti – dicono gli avvocati del giovane ucciso in Spagna - è stato molto impegnativo, poiché oltre alla normativa italiana è stato necessario studiare ed applicare anche la normativa comunitaria a spagnola. Questo dal punto di vista penale in relazione alla validità e all’esecuzione del mandato di arresto europeo nei confronti dell’imputato Bissoultanov, dal punto di vista civilistico del risarcimento del danno per fondare la richiesta di citazione dei responsabili civili secondo la legge spagnola, ovvero il gestore della discoteca e la sua assicurazione. Sotto tale ultimo profilo è interessante evidenziare che in base alla legge italiana non sarebbe stato possibile chiedere in sede penale il risarcimento dei danni al gestore e alla sua assicurazione se il fatto fosse accaduto in Italia. Per i danni si sarebbe dovuto fare un processo civile».
La Terza Corte d’Assise del Tribunale capitolino ha maturato esperienza in materia di uccisioni di italiani all’estero. Attualmente si sta occupando del processo sulla morte di Giulio Regeni. Inoltre, il pubblico ministero, Erminio Amelio, è titolare di delicati procedimenti penali come quelli della strage di Ustica e dell’omicidio di Nicola Calipari avvento in Iraq nel 2005. Proprio il pm, nella sua memoria, ha rilevato che non sussiste una norma in grado di stabilire la giurisdizione esclusiva a favore della Spagna, «così da ritenere detto Paese l’unico a poter conoscere i fatti e processare i responsabili». Di qui l’esistenza di una giurisdizione concorrente, tale da attribuire «a più Stati il potere di jus dicere ». La Spagna, quindi, può esercitare la sua giurisdizione secondo il principio della territorialità ( locus commissi delicti) e, a sua volta, l’Italia può esercitarla prendendo in considerazione la nazionalità della vittima ed in base alla giurisdizione passiva.
Gli avvocati Usai e Stiz hanno temuto nei mesi passati che Bissoultanov si dileguasse. «Dopo essere stato scarcerato dal Tribunale spagnolo – spiegano -, l’imputato aveva ottenuto un permesso a recarsi a Strasburgo e ciò in deroga dell’obbligo di firma settimanale. Proprio in occasione di quel permesso l’imputato è stato arrestato in Germania e consegnato all’Italia in esecuzione del mandato di arresto europeo. Per quanto riguarda lo Stato italiano, Bissoultanov si è allontanato immediatamente non appena scarcerato, senza indicare alcun domicilio estero. L’imputato si è presentato in Spagna dopo l’inizio del processo in Italia, vale a dire quattro giorni dopo, e la sua presentazione in Spagna, più che essere sintomo di una “non fuga”, secondo noi può essere letto come il tentativo di impedire la celebrazione di un processo in Italia. Tutto ciò, peraltro, è evidenziato dalle interviste dello stesso imputato, atteso che lo stesso ha dichiarato, scorrettamente, di essere stato sottoposto alle leggi di Mussolini».
Dal 2017 ad oggi la famiglia Ciatti non si è mai arresa e ha tenuto sempre alta l’attenzione sulla morte di Niccolò, conseguenza di una violenza brutale. «Ecco perché – concludono i difensori - riteniamo importante che, a quasi cinque anni dal fatto e con un quadro istruttorio privo di lacune e dubbi in ordine alle responsabilità dell’imputato, sia quanto mai importante che lo Stato Italiano continui a farsi carico di celebrare il processo che la famiglia Ciatti ha aspettato con pazienza».