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Roma Corte dei Conti Istituzioni Esterni
Il discusso disegno di legge sulla riforma della magistratura contabile subirà uno slittamento. L’esame in aula alla Camera, inizialmente previsto per fine marzo, slitterà alla prima settimana di aprile. La decisione è stata presa ieri in occasione della seduta congiunta delle Commissioni Affari costituzionali e Giustizia per consentire gli opportuni approfondimenti agli organismi. L’obiettivo è quello di concludere l’esame degli emendamenti entro il primo di aprile e conferire il mandato ai relatori entro il 3 aprile. Intanto, l’Associazione magistrati della Corte dei Conti ha convocato una conferenza stampa per ribadire la propria contrarietà alla riforma.
Il presidente della Commissione Affari costituzionali Nazario Pagano ha spiegato al termine dei lavori: «Abbiamo proseguito nell’esame e nella votazione degli emendamenti. Fin qui ne abbiamo votati circa una cinquantina e sei in questa settimana. Insieme al presidente della Commissione Giustizia Ciro Maschio abbiamo pensato di proseguire con maggiore calma nella settimana prossima l’esame degli emendamenti rimanenti, e quindi di potere concludere l’esame della legge invece che il 31 marzo nella settimana successiva che precede il sette aprile. Un modo per rendere più agevole il lavoro dell’organismo e concedere maggiore spazio al dibattito e all'approfondimento». Tra gli emendamenti approvati ieri, quello a firma dei relatori Kelany e Pittalis, che le opposizioni non hanno votato, con il quale si riduce l’importo del danno risarcibile dal pubblico amministratore.
«Andiamo nella direzione giusta - ha spiegato Pagano - che è quella di ridurre la cosiddetta paura della firma da parte degli amministratori e riportare la Corte dei Conti al ruolo che le è più consono, e cioè quello di accompagnare gli amministratori con un approccio consulenziale». Il disegno di legge, presentato dal capogruppo di Fratelli d’Italia Tommaso Foti, punta a modificare profondamente le funzioni della Corte dei Conti. In particolare, prevede che l’organo contabile non sia più un ente di controllo con poteri sanzionatori, ma un soggetto di supporto agli amministratori pubblici. L’idea di fondo è quella di trasformare la Corte in un ente che fornisca assistenza preventiva nella gestione delle risorse pubbliche, riducendo il rischio di processi per danno erariale.
Una delle modifiche più discusse riguarda proprio la responsabilità per danno erariale. Attualmente, la Corte dei Conti può sottoporre a giudizio gli amministratori pubblici anche se gli atti adottati hanno ricevuto un controllo preventivo di legittimità. Con la riforma, invece, se un atto ha superato tale controllo, non potrà più essere oggetto di giudizio. L’Associazione magistrati della Corte dei Conti, che oggi terrà una conferenza stampa, fin da subito ha espresso una forte opposizione alla riforma, denunciando il rischio di un indebolimento del ruolo di garanzia e controllo della Corte. Il timore è che la riforma possa compromettere gli equilibri istituzionali sanciti dalla Costituzione, riducendo drasticamente la possibilità di sanzionare eventuali irregolarità nella gestione della spesa pubblica.
Il governo segue con grande attenzione l’iter della riforma. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ha più volte sottolineato che la Corte dei Conti deve diventare «sempre più utile al Paese», lasciando intendere che l’obiettivo della riforma sia quello di migliorare l’efficienza del sistema contabile, senza penalizzare gli amministratori pubblici. A palazzo Chigi si ritiene che la riforma possa incentivare una gestione più dinamica ed efficiente delle risorse pubbliche, evitando che gli amministratori operino sotto la costante minaccia di procedimenti per danno erariale, proseguendo nel solco che ha portato all’abolizione del reato di abuso d’ufficio.
Lo scontro tra il governo e la magistratura contabile, dunque, sembra destinato a proseguire durante i prossimi giorni. Il rinvio dell’esame in Aula alla prima settimana di aprile concede ulteriore tempo al dibattito, ma non riduce la tensione su un tema destinato a restare al centro del confronto politico e istituzionale nelle prossime settimane.