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GIOVANNI TOTI POLITICO
Non si è fatta attendere la decisione della gip di Genova Paola Faggioni, che ieri ha rinviato a giudizio Giovanni Toti, Aldo Spinelli e Paolo Emilio Signorini, coinvolti nell’inchiesta che ha portato alle dimissioni il governatore della Regione Liguria. Spinelli, nel frattempo, lascia i domiciliari: la gip ha disposto per lui l’interdittiva per 12 mesi. All’ex presidente vengono contestati la corruzione e il finanziamento illecito, mentre a Signorini e Spinelli la sola corruzione. Parti civili l’Autorità portuale e la Regione. Accolta, dunque, la richiesta avanzata nei giorni scorsi dai pm Federico Manotti e Luca Monteverde: la prima udienza è fissata davanti ai giudici Roberto Cascini, Riccardo Crucioli e Valentina Vinelli per il prossimo 5 novembre, dopo le elezioni anticipate resesi necessarie con le dimissioni di Toti. I tre imputati hanno 15 giorni di tempo per decidere se chiedere il giudizio abbreviato o il patteggiamento. Gli avvocati di Toti (Stefano Savi) e di Spinelli (Andrea Vernazza e Alessandro Vaccaro) hanno già detto di voler optare per il rito ordinario, mentre Signorini (difeso da Mario ed Enrico Scopesi) potrebbe scegliere l’abbreviato.
Stando al decreto che dispone il giudizio immediato, Toti, in qualità di presidente e, dunque, di pubblico ufficiale, avrebbe accettato dall’imprenditore Spinelli e dal figlio Roberto (per il quale si procede separatamente) «le promesse di vari finanziamenti», ricevendo «indebitamente» 74.100 euro per «“trovare una soluzione” per la trasformazione della spiaggia libera di Punta Dell’Olmo da “libera” a “privata”» e «per velocizzare e approvare la pratica di rinnovo per trent’anni della concessione del Terminal Rinfuse alla Terminal Rinfuse Genova S.r.l. (controllata al 55% dalla Spinelli S.r.l.) pendente innanzi al Comitato di Gestione dell’Autorità di Sistema portuale del Mar Ligure occidentale». Una pratica, quest’ultima, che era stata «impostata dall’Autorità portuale con logiche che fanno parte dell’abituale sistema di concessione - aveva spiegato Savi al Dubbio -, dove Toti era intervenuto per cercare di evitare che scoppiasse, all’interno del porto tra terminalisti, l’ennesima bagarre. Non c’è stata interferenza sulla durata impostata dall’autorità portuale, ma semplicemente un tentativo di composizione andato a buon fine. All’interno del comitato ci sono state delle voci che all’inizio hanno sollevato delle questioni: una, più che altro, perché non aveva avuto il tempo di approfondire la pratica e l’altra più maliziosa, anche perché poi questo personaggio si è rivelato avere dei contatti con un’altra parte in causa. Alla fine si è arrivati all’approvazione, una volta chiarita la vicenda, e la cosa è passata così come era stata proposta dall’Autorità portuale».
Secondo l’accusa, sarebbe stato lo stesso Toti a sottoporre Spinelli a «continue sollecitazioni», per poi «agevolare» l’imprenditore in altre pratiche pendenti davanti al Comitato di Gestione dell’Autorità portuale. L’ex governatore avrebbe inoltre «risolto» una pratica edilizia «sempre relativa al complesso immobiliare di Punta Dell’Olmo di interesse di Aldo e Roberto Spinelli e pendente presso gli uffici regionali», chiedendo e ottenendo, secondo la procura, da Spinelli senior «la promessa di un ulteriore finanziamento». Ci sono poi le accuse di finanziamento illecito: in concorso con Matteo Cozzani, ex capo di gabinetto della Regione, Toti avrebbe agito per “sbloccare”, “velocizzare” ed “agevolare” la conclusione di due pratiche di Esselunga pendenti in Regione, relative alla apertura del punto vendita a Sestri Ponente e ad un’ulteriore pratica su Savona, accettando la promessa di Francesco Moncada (consigliere di amministrazione di Esselunga Spa e per il quale si procede, come per Cozzani, separatamente) «di un finanziamento illecito rappresentato dal pagamento occulto di alcuni passaggi pubblicitari sul pannello esposto sulla Terrazza Colombo - 6.060 a fronte dei 500 formalmente previsti da un contratto, ndr - per la campagna elettorale delle elezioni comunali del 12.6.22 e comunque successivamente ne ricevevano l’effettiva erogazione (avente un valore commerciale di circa 55.600,00 euro)». Dal canto suo, Signorini, in qualità di presidente dell’Autorità portuale, avrebbe «asservito la funzione ricoperta agli interessi privatistici di Aldo Spinelli», ricevendo da lui utilità, in cambio delle quali avrebbe promesso di accelerare la calendarizzazione della pratica di rinnovo della concessione del Terminale Rinfuse e concedendo a Spinelli ulteriori spazi portuali nei rimanenti tre anni di mandato quale presidente dell’Autorità. In cambio avrebbe intascato 15mila euro in contanti e ottenuto, tra le altre cose, 22 soggiorni di lusso a Montecarlo, pranzi, cene e la promessa di un incarico da 300mila euro all’anno una volta terminato il mandato quale presidente dell’Autorità. Signorini avrebbe poi ordinato l’aumento della tariffa oraria per le prestazioni del servizio integrativo della Società Santa Barbara Srl ricevendo da Mauro Vianello (per il quale si procede separatamente e proprietario del 54,19% delle quote dell’impresa Santa Barbara S.r.l., attiva nel settore degli affari concernenti i trasporti e le comunicazioni e specializzata nei servizi di prevenzione, vigilanza e primo Intervento antincendio nell’ambito del porto di Genova) la disponibilità della sua auto, il pagamento di una fattura da 6.600 euro per il banchetto nuziale della figlia di Signorini, un apple watch, un soggiorno nell’appartamento di proprietà di Vianello a Genova.
Sulla vicenda, con un’intervista a La Verità, è intervenuto il leader della Lega Matteo Salvini, che ha aperto all’ipotesi di uno “scudo” legislativo per i governatori. «Credo sia giusto pensarci - ha affermato -. A Genova l’invasione di campo di una magistratura politicizzata è stata clamorosa e preoccupante, inaccettabile. È stato liberato solo quando ha scelto di dimettersi». Ma era stato lo stesso Toti a lanciare un appello alla politica per riflettere sui limiti “imposti” dalla magistratura. «Non voglio parlare di ricatti», ha detto venerdì in conferenza stampa, ma «la politica non può non interrogarsi sugli equilibri tra un ente costituzionale eletto e le esigenze di indagine. Quello del controllo di legittimità degli atti è un tema che domani si potrà evidentemente riproporre. Controllo di legittimità che non può eccedere di molto la legalità formale e sostanziale dell’atto, perché va a incidere sul potere della politica di decidere dove portare una società».