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Le dure parole del cancelliere austriaco dopo aver visto il presidente russo
È durato poco meno di un’ora e mezzo il colloquio tra il cancelliere austriaco, Karl Nehammer, e il presidente russo Vladimir Putin ieri a Mosca. È stato l’ultimo tentativo di scongiurare l’attacco finale al Donbass, che secondo Kiev è già in corso e che potrebbe essere l’atto conclusivo dell’invasione russa dell’Ucraina. «È stato un colloquio molto duro e franco, non amichevole», ha commentato Nehammer. Putin sbatte la porta in faccia a Nehammer: pace lontana
Il Cancelliere austriaco ricevuto al Cremlino ma dice: «Non è stato un incontro amichevole». E i separatisti annunciano: «Abbiamo preso il porto di Mariupol »
È durato poco meno di un’ora e mezzo il colloquio tra il cancelliere austriaco, Karl Nehammer, e il presidente russo Vladimir Putin ieri a Mosca. È stato l’ultimo tentativo di scongiurare l’attacco finale al Donbass, che secondo Kiev è già in corso e che potrebbe essere l’atto conclusivo dell’invasione russa dell’Ucraina. «È stato un colloquio molto duro e franco, non amichevole - ha commentato Nehammer - Ho detto a Putin che la guerra deve finire perché siamo tutti perdenti, ho usato parole molto chiare sui crimini di guerra e gli ho spiegato che verranno applicate sanzioni più dure finché gli ucraini moriranno».
Al colloquio, svoltosi nella residenza di Putin a Novo- Ogaryovo, a est di Mosca, erano presenti soltanto i due interpreti. «Gli dirà che ha perso la guerra moralmente», aveva detto in mattinata il ministro degli Esteri austriaco Alexander Schallenberg, in vista del faccia a faccia.
Ma mentre l’incontro era ancora in corso, il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha fatto sapere che «Mosca non sospenderà le sue operazioni militari in Ucraina prima dei prossimi colloqui di pace». Rincarando poi la dose e rispondendo per le rime all’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Josep Borrell, secondo il quale l’Ucraina «vincerà la guerra sul campo di battaglia». Per Lavrov queste parole «cambiano significativamente le regole del gioco», definendo «aggressivo e senza precedenti» il contesto in cui il capo della diplomazia europea le ha pronunciate. Borrell ha poi controreplicato, dicendo che «la Russia sta provocando una crisi alimentare», che «occorre diminuire la dipendenza energetica da Mosca» e che l’Ue continuerà «a sostenere militarmente Kiev».
L’offensiva finale nel Donbass sembra comunque essere effettivamente iniziata. Secondo Vadym Denysenko, consigliere del ministro dell’Interno ucraino, «i russi stanno accumulando le loro forze» nelle aree attorno a Donetsk e Luhansk, mentre per il capo dell'amministrazione militare regionale di Lugansk, Serhiy Gaidai, «non è rimasta alcuna infrastruttura e sono stati abbattuti case e depositi di prodotti alimentari». Molto dipenderà dalla resistenza di Mariupol, città simbolo della guerra e fondamentale per Mosca per unire il Donbass alla Crimea. Se da una parte i filorussi annunciano la conquista del porto, gli ucraini smentiscono, pur ammettendo l’esaurimento delle risorse alimentari. «Mariupol è distrutta - ha detto ieri il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, durante un discorso al Parlamento sudcoreano - Ci sono decine di migliaia di morti, ma anche così i russi non fermano l’offensiva: vogliono fare di Mariupol una città evanescente». A conferma dell’assedio ormai iniziato, anche le parole della controparte russa, per bocca del leader dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk, Denis Pushilin. «Ora l’operazione verrà intensificata - ha detto - Più rinviamo, più semplicemente la popolazione civile soffre, e abbiamo individuato aree dove alcuni passi vanno accelerati». Secondo Kiev, nelle zone occupate i russi costringono i bambini ad andare a scuola in zone ai limiti delle aree di combattimento ma così facendo, ha spiegato la commissaria per i diritti umani del Parlamento ucraino, Lyudmila Denisova, «i bambini diventano così ostaggi e scudi umani per le truppe dell’aggressore russo». Che nel frattempo ha distrutto o danneggiato 166 siti culturali, come riportato dal ministro della Cultura di Kiev, Oleksandr Tkachenko. «Non sappiamo ancora di alcuni siti che si trovano nei territori completamente occupati», ha detto Tkachenko, sottolineando che il governo ucraino sta negoziando con i partner occidentali per istituire un fondo congiunto così da ripristinare il patrimonio culturale.
Intanto si riaffaccia il pericolo di un allargamento del conflitto, dopo il botta e risposta tra Cina e Nato. «La Nato ha già causato il caos in Europa, non tenti di farlo in Asia o nel mondo», ha detto infatti il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian, in risposta alle affermazioni del segretario generale dell’Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg, secondo cui Pechino rappresenta «una sfida sistemica» per la sicurezza delle democrazie. Infine, secondo l’Unicef sono oltre sette milioni le persone sfollate a causa della guerra, e circa la metà sono bambini e bambine. Di questi, quasi 90mila sono i rifugiati arrivati in Italia.