La Corte di Cassazione ha accolto parzialmente il ricorso della difesa di Piercamillo Davigo, disponendo un appello bis per l’ex pm di Mani Pulite, per il quale, però, diventa definitiva la condanna per rivelazione di segreto in concorso con il pm Paolo Storari, assolto invece da tutte le accuse. La Corte ha dichiarato la irrevocabilità della condanna limitatamente al primo capoverso del capo B, «poiché, quale consigliere del Csm, ricevuta una proposta di incontro privato da parte del dr Paolo Storari», titolare dell’inchiesta sul falso complotto Eni, nel quale l’ex avvocato esterno della società Piero Amara aveva rilasciato dichiarazioni sulla presunta Loggia Ungheria, «rassicurandolo di essere autorizzato a ricevere copia degli atti indicati al capo sopra riportato e riferendogli che il segreto investigativo su di essi non era a lui opponibile in quanto componente del Csm» entrava in possesso di atti coperti da segreto investigativo. «Ciò faceva al di fuori di una procedura formale - non essendo applicabile quella descritta dalle circolari n. 510 del 1994 e n. 13682 del 1995 dettate dal Csm in merito alla trasmissione, da parte del pm procedente, di informazioni relative ad un procedimento penale a carico di un magistrato, da indirizzare formalmente al comitato di Presidenza del Csm». Il nuovo processo è stata disposto per la parte relativa alla rivelazione a terzi dei verbali. 

Nel processo d’appello i giudici avevano confermato la condanna ad un anno e due mesi inflitta dal Tribunale di Brescia, usando parole durissime per l’ex magistrato che «senza necessità alcuna – si leggeva nella sentenza -, ha sapientemente portato a conoscenza di una selezionata platea di destinatari notizie coperte da segreto investigativo attraverso una serie di incontri informali, pur consapevole di gettare una sinistra luce sull’operato della procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano e sui due colleghi del Csm, dottori Mancinetti e Ardita». Storari si era rivolto a lui per «sbloccare le indagini» sulla presunta Loggia Ungheria, denunciando una presunta inerzia da parte dei vertici della procura di Milano. Davigo, anziché suggerire al collega di seguire le vie formali, diede la disponibilità di sottoporre la questione al Csm e successivamente invitò diversi consiglieri di Palazzo Bachelet a prendere le distanze dall’ex amico Sebastiano Ardita (parte civile nel processo, difeso dall’avvocato Fabio Repici), inserito in maniera falsa in quella lista.

Intervenendo davanti ai giudici di Cassazione, l’avvocato Davide Steccanella, difensore dell'ex magistrato insieme al professor Franco Coppi, ha sottolineato come la sentenza oggetto di ricorso sia «astratta rispetto al fatto e quasi surreale». Coppi, invece, ha sottolineato che «il dottor Paolo Storari è stato assolto perché non ha agito con dolo. Se quindi non c'è reato da parte dell’intraneo non può essere considerato correo l’estraneo».