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CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio al tribunale del Riesame di Milano l'ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di Dmitry Chirakadze, il 54enne aristocratico russo e magnate dei media online, ritenuto dalla Procura di Milano la 'mente' dietro l'esfiltrazione dall'Italia di Artem Uss del 22 marzo 2023.
L'uomo era stato arrestato a metà giugno a Fiumicino dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano su ordine della gip Sara Cipolla, nell'inchiesta del pm Giovanni Tarzia con il Procuratore Marcello Viola, con l'accusa di procurata evasione in concorso aggravata dalla transnazionalità e ritenuto appartenente al «secondo livello» dietro la fuga dall'Italia del 41enne russo. Uss era evaso dai domiciliari a Basiglio, nel milanese, 24 ore dopo l'ok all'estradizione negli Stati Uniti, dove sarebbe stato accusato di associazione a delinquere, frode, riciclaggio, contrabbando di armi, petrolio e tecnologia militare dual use.
Nel dispositivo, ancora senza motivazioni, i giudici della sesta sezione della Suprema Corte avrebbero accolto almeno alcuni dei sette motivi d'appello presentati dalla difesa Chirakadze, avvocati Tatiana Della Marra e Federico Sinicato, in particolare con riferimento all'apporto organizzativo dato alla fuga dal discendente del Granduca della Georgia e sull'aggravante della trasnazionalità. Nelle prossime settimane il Tribunale del Riesame di Milano dovrà prendere una nuova decisione tenendo conto delle indicazioni degli ermellini. Nel frattempo Chirakadze rimane detenuto.
Le accuse contestate a Chirakadze
Secondo le accuse dei pm, Chirakadze, residente in Svizzera e co-fondatore del gruppo Pravo.ru, che controlla il «sistema di giustizia elettronica che fornisce assistenza ai siti web dei tribunali russi», si sarebbe occupato di mantenere «costanti contatti» con la famiglia Uss. Lo avrebbe fatto anche per tramite della moglie Lyubov Orlova, titolare di quote di una società che gestisce un’importante struttura turistica in Sardegna riconducibile agli Uss, di uno studio legale in Russia e di una tenuta di caccia in Siberia, regione governata dal padre di Artem Uss, Aleksander.
Il 54enne avrebbe incontrato più volte all’estero i cinque componenti della banda («c'è quell'uomo ricco che vuole che lo aiutiamo») che, per settimane, hanno organizzato sopralluoghi nell'hinterland sud di Milano, a Cascina Vione, facendo «squillare» 124 volte il braccialetto elettronico indossato dal 41enne. Questo è avvenuto anche con l’utilizzo di un 'Jammer' per «inibire a intermittenza la rete gsm della sim» e testare i «tempi di reazione delle forze dell’ordine».
A incastrare Dmitry Chirakadze, nell'impostazione degli inquirenti, erano stati gli interrogatori resi in carcere da Vladimir Jovancic, detto 'Vlado il vecchio', arrestato in Croazia. I racconti sarebbero stati confermati dal «traffico» telefonico che lo localizza in Italia nelle date e nei luoghi dove si sarebbero svolti «incontri» e «riunioni» per preparare la fuga, inclusi alberghi e ristoranti di lusso della provincia di Milano come l'Hotel Bulgari. Le liste di imbarco dei voli aerei acquisite dagli inquirenti hanno riscontrato la presenza dell’imprenditore nelle città italiane dove si sono tenuti i meeting. Ora, dopo la decisione della Cassazione, torna tutto in discussione.