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L’EUROPARLAMENTO CHIEDE «CHIAREZZA», MA NON C’È ACCORDO SULLE SANZIONI
Il Parlamento europeo, nella risoluzione sul deterioramento dei diritti umani in Egitto votata oggi, interviene sul caso di Giulio Regeni. L’Eurocamera esorta le autorità egiziane a collaborare e a fornire gli indirizzi di residenza dei quattro agenti indagati come richiesto dallo Stato italiano ed esprimono sostegno politico alla famiglia Regeni nella ricerca della verità.
Secondo l’Eurocamera la ricerca della verità è un «dovere imperativo delle istituzioni nazionali e dell’UE», chiamata ad adottare le azioni diplomatiche necessarie. In particolare, viene menzionato l’annuncio del 10 dicembre con cui i procuratori di Roma hanno affermato di disporre di prove inequivocabili sul coinvolgimento di quattro agenti delle forze di sicurezza dello Stato egiziano nel rapimento e nell’omicidio del ricercatore italiano, nonostante gli ostacoli alle indagini da parte delle autorità egiziane.
Nonostante le belle parole del parlamento europeo, non è possibile in questo contesto andare oltre le petizioni di principio, visto che non sembra possibile esercitare un rapporto di forza e colpire il regime egiziano con delle sanzioni economiche. Per farlo serve infatti l’unanimità dei 27, prospettiva irrealizzabile. Paesi come l’Ungheria, la Grecia e Cipro, per esempio, sono tradizionalmente vicini all’Egitto con cui hanno importanti accordi economici. Per non parlare di una corazzata come la Francia: il presidente acron ha recentemente conferito al generale al- Sisi la Gran Croce della Legion d’Onore, una cermonia quasi calndestina che non è sfuggita ai media francesi che hanno ricordato i legami strettissimi tra il Cairo e Parigi, intese economiche di miliardi di euro che evidentemente contano di più del rispetto dei diritti umani continuamente calpestato nell’Egitto di al- Sisi