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ASSEMBLEA PLENARIA DEL CSM PLENUM DEL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA
«L’ampia risonanza mediatica» dell’intervento del giudice Marco Patarnello, «sfuggito per fatto estraneo» alla sua volontà «alla riservatezza cui era destinato», non rientra tra i casi per i quali è previsto il trasferimento d’ufficio. Ma se è vero, come ricordato dalla Consulta, che «i magistrati debbono godere degli stessi diritti di libertà garantiti ad ogni altro cittadino», è necessario ricordare che «le funzioni esercitate e la qualifica da essi rivestita non sono indifferenti e prive di effetto per l’ordinamento costituzionale». Che significa mantenere, anche fuori dall’aula di giustizia, un comportamento che non comprometta la fiducia dei cittadini nella loro imparzialità. Tanto si legge nella proposta di archiviazione della prima commissione del Csm in merito alla pratica richiesta per Patarnello, sostituto procuratore generale presso la Corte di Cassazione, finito nella bufera dopo la pubblicazione di una sua mail interna all’Anm sulla stampa. Il contenuto, ripreso dal quotidiano Il Tempo in un articolo del 20 ottobre 2024 dal titolo «La mail choc della toga rossa: “Meloni più pericolosa del Cav. Compatti per porre rimedio”», aveva acceso un forte dibattito mediatico e istituzionale. La mail era stata però riportata solo in parte: il magistrato aveva anche invitato i colleghi a non fare opposizione politica, passaggio tralasciato dalle cronache dei quotidiani più affini al governo.
La richiesta di apertura della pratica era stata avanzata dai laici di centrodestra Felice Giuffrè, Isabella Bertolini, Daniela Bianchini, Claudia Eccher e Michele Aimi, che hanno ritenuto le affermazioni del magistrato «gravemente lesive dei caratteri di indipendenza e imparzialità» richiesti dalla Costituzione. Secondo i laici, le parole di Patarnello non solo avrebbero compromesso la sua credibilità, ma sarebbero anche indicative di una volontà, da parte di una parte della magistratura - in particolare le toghe di Md -, di interferire con l’indirizzo politico proprio di Parlamento e governo.
Per la prima commissione, però, non sussistono i presupposti oggettivi per procedere a un trasferimento d’ufficio, in quanto quelle dichiarazioni erano destinate a una mailing list interna dell’Associazione nazionale magistrati, accessibile solo agli iscritti. Di conseguenza, viene meno il requisito della «oggettiva compromissione dell’indipendenza e imparzialità» che la norma richiede per un intervento del Csm. La Commissione ha anche ricordato come, dopo le modifiche legislative, non sia più sufficiente un mero danno d’immagine per disporre un trasferimento forzato, ma occorra dimostrare un’impossibilità concreta, reale e attuale di esercitare le proprie funzioni in modo imparziale. Nel caso di Patarnello, mancherebbe questo elemento sostanziale. Anche l’aspetto soggettivo — la colpa — non sussiste: l’esternalizzazione del messaggio non è avvenuta per volontà o negligenza del magistrato.
Il testo - che arriverà in plenum il 16 aprile - ha però spaccato la prima commissione: oltre all’astensione totale del laico Aimi, si registra anche quella parziale del togato Tullio Morello - togato di Area - e Michele Papa - laico in quota M5S - sul testo della motivazione, dal quale traspare la linea intransigente dell’indipendente Andrea Mirenda, relatore della pratica, che non ha mai fatto mistero della necessità per i magistrati di un’opera di self-restraint.
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