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MARGHERITA CASSANO PRIMA PRESIDENTE CORTE SUPREMA CASSAZIONE
Commenti «volti alla delegittimazione della Corte e lesivi del prestigio e della funzione nomofilattica della Cassazione». Vengono etichettate così le dichiarazioni di diversi esponenti politici della maggioranza a seguito dell’ordinanza delle Sezioni Unite della Cassazione che ha disposto l’accoglimento del ricorso depositato da un migrante tenuto fermo sulla Diciotti tra il 16 e il 25 agosto del 2018 dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini. Dichiarazioni che, secondo tutti i togati del Csm e tre laici - Ernesto Carbone, Roberto Romboli e Michele Papa, tutti espressione del centrosinistra - avrebbero minato l’autonomia e l’indipendenza dei magistrati delle Sezioni Unite.
Proprio per tale motivo i consiglieri hanno chiesto l’apertura di una pratica a tutela, che ora toccherà al Comitato di Presidenza vagliare nei prossimi giorni. «Le espressioni utilizzate (“sentenze ideologiche”, “sentenza vergognosa, invasione di campo indebita”, “decisione frustrante”) adombrano - in maniera falsa e inaccettabile - un asservimento della funzione di legittimità a interessi esterni alla giurisdizione - si legge nella richiesta -, orientati ad imporre un determinato orientamento politico al governo italiano».
Da qui l’invito a tutelare l’indipendenza e il prestigio delle Sezioni Unite civili della Cassazione. Una richiesta che ha subito suscitato la reazione del presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri. «Con pervicacia una buona parte del Csm vuole difendere chi ha emesso una sentenza davvero balorda - afferma il senatore forzista -. Sappiamo a quanto poco servano le cosiddette pratiche a tutela. Ma sarebbe meglio aprire una pratica a tutela dei cittadini, offesi e indignati per questa sconcertante sentenza.
Dove peraltro la Suprema, e potremmo dire superba, Corte di Cassazione ha perfino sbagliato le date, scambiando il 2019 con il 1989. Scambiano le date, forse scambiano anche i principi del diritto. La pratica a tutela andrebbe aperta, ma a difesa dei cittadini italiani che di una Cassazione così non sanno che farsene». Gasparri, però va oltre, attaccando direttamente la prima presidente della Cassazione Margherita Cassano, che aveva osato dire la sua con poche righe dopo il profluvio di attacchi ricevuti dalle Sezioni Unite. «Le decisioni della Corte di Cassazione, al pari di quelle degli altri giudici, possono essere oggetto di critica - aveva ricordato -. Sono invece inaccettabili gli insulti che mettono in discussione la divisione dei poteri su cui si fonda lo Stato di diritto». Ma anche lei è finita nel mirino di Gasparri: «Se poi la presidente Cassano vuole ancora intimidirci con i suoi comunicati dal sapore censorio sappia che non ci chiuderanno la bocca. Non ci faremo ammutolire e non tollereremo in silenzio le minacce che sono arrivate, nei giorni scorsi, da tanti mondi togati, da realtà associative, dalla stessa Cassazione».
Tra i laici di centrodestra, l’unico ad esprimersi, nei giorni scorsi, era stato Enrico Aimi, che aveva però affrontato la questione da un punto di vista normativo. «Se in Italia il problema dell’immigrazione e dell’insicurezza dei cittadini non è imputabile alla magistratura, allora è inevitabilmente legato al nostro assetto normativo, che si rifà a una Costituzione e a un sistema di diritto positivo ormai distanti dalle drammatiche sfide che stiamo vivendo.
La sentenza delle Sezioni Unite - aveva evidenziato – certifica l’inadeguatezza del nostro sistema legislativo di fronte alle sfide epocali a cui dobbiamo dare risposte celeri. La violenta e, solo apparentemente, incontenibile spinta migratoria pone l’Italia in una condizione di grave rischio per la tenuta dello stato sociale, la libertà e la stessa democrazia». La Costituzione, dunque, anche da questo punto di vista, secondo Aimi, andrebbe riformata. «Per molti aspetti rappresenta un modello positivo», ha sottolineato, ma «non è per altri più adeguata ai tempi che stiamo vivendo. È quindi necessaria una rinnovata fase costituente che ponga l’Italia nelle condizioni di affrontare le delicate sfide che il futuro ci riserva, a partire dalla necessità di rafforzare e accelerare i processi decisionali».