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Il Sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove alla cerimonia per il 207° Anniversario di Fondazione del Corpo di Polizia Penitenziaria svoltasi a Roma, Lunedì 11 Marzo 2024 (foto Mauro Scrobogna / LaPresse) The Undersecretary of Justice Andrea Delmastro Delle Vedove Ceremony for the 207th Anniversary of the Foundation of the Penitentiary Police Force held in Rome, Monday, March 11, 2024. (Photo by Mauro Scrobogna / LaPresse)
Dovevano parlare di separazione delle carriere, ma sul tavolo a Palazzo Chigi è arrivata come un macigno la condanna del sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, per la vicenda Cospito.
Così la riunione, già programmata, tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano e il ministro della Giustizia Carlo Nordio, ha cambiato ordine del giorno. «Sono sconcertata - ha dichiarato in una nota la premier Meloni - per la sentenza di condanna del sottosegretario Andrea Delmastro, per il quale il pm aveva inizialmente richiesto l’archiviazione e successivamente l’assoluzione. Mi chiedo se il giudizio sia realmente basato sul merito della questione. Il sottosegretario Delmastro rimane al suo posto».
Certo se nei giorni scorsi c’erano stati dei tentativi di riavvicinamento tra la maggioranza e la magistratura, la condanna di Delmastro a 8 mesi per la vicenda di Alfredo Cospito, l’anarchico detenuto in carcere al regime del 41-bis, per l’accusa di rivelazione di segreto, emessa dai giudici dell’ottava sezione penale del Tribunale di Roma, infiammerà di nuovo gli animi. Al di là delle dichiarazioni ufficiali, secondo le indiscrezioni sia Meloni che Nordio avrebbero letto la sentenza come una «provocazione» dei magistrati, forse legata alla riforma delle loro carriere.
I giudici hanno riconosciuto a Delmastro le attenuanti generiche, la sospensione della pena e applicato l’interdizione di un anno dai pubblici uffici. Respinte, invece, le richieste di risarcimento avanzate dalle parti civili, quattro parlamentari del Pd. Eppure in mattinata il pubblico ministero, Paolo Ielo, nella sua requisitoria aveva sollecitato l’assoluzione. Parliamo di un magistrato considerato storicamente una “toga rossa”, che ha svolto parte della sua carriera a Milano, facendo parte del pool di Mani pulite. La stessa procura di Roma aveva chiesto l’archiviazione del procedimento, ritenendo possibile l’esistenza oggettiva della violazione, ma senza le prove dell’elemento soggettivo.
Ma il sottosegretario Delmastro venne rinviato a giudizio dal Gup di Roma Maddalena Cipriani, dopo che la Gip Emanuela Attura aveva disposto l’imputazione coatta. «Non mi dimetto, spero ci sia un giudice a Berlino», il commento a caldo del sottosegretario. Mentre il ministro Nordio si è detto «disorientato e addolorato per una condanna che colpisce uno dei collaboratori più cari e capaci. Confido in una sua radicale riforma in sede di impugnazione e rinnovo all’amico Andrea Delmastro Delle Vedove la più totale e incondizionata fiducia. Continueremo a lavorare insieme per le indispensabili e urgenti riforme della giustizia».
Il presidente dei senatori di Fratelli d’Italia, Lucio Malan, parla di «una sentenza che ha il sapore della condanna più politica che giuridica, dal momento che persino i pubblici ministeri al termine del dibattimento avevano chiesto l’assoluzione piena del sottosegretario». Il suo collega alla Camera Galeazzo Bignami sposta il focus: «Chi tocca il Pd, per certi magistrati, va punito. Ed invece noi insistiamo: perché i deputati del Pd sono andati a trovare i mafiosi? Cosa dovevano dire loro? Perchè a queste domande non hanno mai risposto?».
Le opposizioni sono subito partite lancia in resta a chiedere le dimissioni del sottosegretario con toni molto aspri. Matteo Renzi su X ha scritto: «Per un garantista come me, la condanna in primo grado del sottosegretario alla Giustizia Delmastro delle Vedove non cambia nulla. Per me Delmastro era incapace di fare il sottosegretario alla Giustizia anche prima della (nuova) condanna. Pistole a Capodanno, documenti a Donzelli, frasi vergognose sui detenuti, condanna nascosta alla stampa, per non parlare di Biella. Uno come Delmastro non merita di stare al governo per quello che dice, non per le condanne che prende. Uno con la sua storia è un perfetto sottosegretario alla Giustizia solo nella Repubblica delle Banane».
La segretaria del Pd, Elly Sclein sottolinea che Delmastro è stato condannato per «aver usato segreti di Stato contro le opposizioni dimostra quanto questa classe dirigente sia inadeguata. Giorgia Meloni adesso lo faccia dimettere anziché continuare a mentire sui fondi alla sanità pubblica e a non far nulla sulle bollette più care d’Europa». Anche il presidente del Movimento 5stelle, Giuseppe Conte, va giù duro: «Da Delmastro a Santanchè si sentono ormai tutti intoccabili. La principale colpevole di questo grave andazzo è Meloni che chiedeva le dimissioni di tutti dall’opposizione e ha perso la coerenza da qualche parte a Colle Oppio».
Angelo Bonelli, deputato di Avs e co-portavoce di Europa verde, si è intestato la condanna: «In seguito al mio esposto. Questa destra non ha alcun rispetto delle istituzioni e, in questo caso, ha sfruttato il proprio ruolo per divulgare segreti con l’obiettivo di attaccare l’opposizione». Riccardo Magi, segretario di +Europa, gli augura di «dimostrare la sua innocenza nei successivi gradi ma gli auguro anche di riflettere sulle sadiche parole pronunciate da lui più volte nei confronti delle persone condannate e verso la popolazione carceraria. Per noi si sarebbe dovuto dimettere da tempo per il suo operato e per le responsabilità politiche nella disastrosa condizione delle sue deleghe».