PHOTO
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio
Carlo Nordio rimanda la riforma della separazione delle carriere. Proprio mentre conferma la volontà di andare fino in fondo, con un’intervista al Corriere della Sera nella quale stempera la polemica che ha investito il ministro Crosetto e tenta di tranquillizzare le toghe, il guardasigilli sposta in avanti la timeline della proposta più odiata dalla magistratura, perché la priorità, dice, è il premierato. Impossibile proporre un referendum su entrambi i temi, dunque di separare le carriere se ne parlerà più tardi.
«Questa riforma passa attraverso una revisione costituzionale e un referendum - ha poi ribadito a Caivano -, ed oggi non possiamo inserire un argomento spurio che va collegato alla riforma del Csm e all'obbligatorietà dell'azione penale. Si farà in primavera». In mezzo c’è tutto il tempo per trovare un nuovo ostacolo, se non fosse che a vigilare c’è Forza Italia, che sul punto non è disposta a concedere nulla. «L’agenda parlamentare, comunque la veda il ministro, va avanti», spiega un esponente di primo piano di FI.
Insomma, i lavori in Commissione Affari costituzionali non subiranno alcuno stop, non finché i forzisti avranno voce in capitolo. Anche perché altrimenti, continua la fonte, «sarebbe un problema politico». Tant’è che il relatore della proposta, il presidente della Commissione Nazario Pagano, precisa: «Premierato e separazione delle carriere hanno eguale importanza, pensiamo che la separazione delle carriere abbia la necessità di essere affrontata subito», dice a RaiNews24. Che non ci sia intenzione di attendere lo conferma anche Alessandro Cattaneo, deputato azzurro e responsabile dei dipartimenti del partito, intervenuto ieri a Omnibus. «Le riforme devono andare di pari passo. Per noi di Forza Italia la riforma della giustizia rappresenta la priorità. Gli altri avanzeranno le loro, c’è il premierato, c’è l'autonomia. Bisogna essere conseguenti in Parlamento e Forza Italia sarà motore di questo», conclude.
Le opposizioni, intanto, accusano Nordio proprio di immobilismo. «Che fine ha fatto la riforma della giustizia?», si chiede Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia Viva. «Noi apprezziamo il ministro Nordio e lo sosteniamo ma, nella sua intervista di oggi (ieri, ndr), egli non chiarisce se la porterà avanti, e anzi la sottopone a una serie di variabili, come la riforma costituzionale. Noi di Italia Viva - conclude Paita - pensiamo invece che la giustizia debba essere riformata in senso garantista. Le componenti garantiste del governo, che pure ci sono accanto alle tante giustizialiste, devono farsi sentire».
L’idea di fondo è che il governo stia tentando di evitare ancora una volta la guerra con la magistratura. Una guerra che rimane in potenza e che le dichiarazioni del ministro della Difesa Guido Crosetto - a cui avrebbero riferito di «riunioni di una corrente della magistratura in cui si parla di come fare a “fermare la deriva antidemocratica a cui ci porta la Meloni”» - stava per trasformare in atto.
L’esecutivo è dunque corso ai ripari. Prima con lo stesso Crosetto, che ha telefonato al presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia - secondo cui il ministro avrebbe accusato la magistratura di un tentativo di “golpe giudiziario” - per concordare un incontro chiarificatore, poi con Nordio, che ha provato a mettere una pezza riconducendo le parole del collega al passato. Un tentativo complicato, dato il riferimento esplicito del ministro della Difesa all’attuale esecutivo.
Il guardasigilli ha riferito le parole del collega al caso Palamara, caso rispetto al quale «c’è ancora disagio da parte dei cittadini - ha sottolineato -. Sappiamo che ci sono dei magistrati che parlando tra di loro dicevano che bisognava attaccare Salvini anche se era innocente. Una frase blasfema e sacrilega. Disonora la toga che un magistrato, conoscendo la sua innocenza, attacca una persona. Questa è una ferita ancora aperta. Perché quello non era l'unico episodio, ma evidentemente molte conversazioni non sono mai state trascritte, una chiara disparità di trattamento per alcuni magistrati. Sì dovevano conoscere tutte le conversazioni di Palamara. Ci sono tante cose su cui bisogna ancora fare chiarezza».
Insomma, un modo per buttare la palla in tribuna, nonostante il riferimento chiaro di Crosetto a Meloni. La questione verrà chiarita in Parlamento, come chiesto dalle opposizioni. Ma secondo il deputato di Azione Enrico Costa, «più che Crosetto, sarebbe interessante se a riferire in Parlamento venisse il ministro Nordio, spiegando che cosa ci sia di mezzo tra il suo “dire” ed il suo “fare” - ha sottolineato -. Il suo “dire”, nelle dichiarazioni programmatiche, era tutto un fiorire di buone intenzioni che abbiamo sostenuto. Il suo “fare” va in direzione opposta».
E ad attaccare è anche Riccardo Magi, segretario di +Europa. «Il governo sta facendo il contrario rispetto ai principi che Nordio enunciava prima di diventare ministro. Ma di quale riforma della giustizia parliamo? - ha detto a RaiNews24 - A me sembra che questo governo faccia caciara, ma in realtà, al suo interno non c’è un accordo sulla riforma della giustizia che questa maggioranza vuole portare avanti». Compresa la separazione delle carriere, che anche con questo governo «non ha fatto un passo avanti».