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Carola Rackete, la comandante della nave della Ong “Sea watch” non andava arrestata. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della Procura, dando così ragione alla gip di Agrigento, Alessandra Vella, che non aveva convalidato l’arresto, escludendo il reato di resistenza e violenza a nave da guerra, che era stato contestato alla giovane donna.
«Chi aiuta le persone in difficoltà non andrebbe perseguito», esulta su Twitter la giovane comandante tedesca.
«Questo è un verdetto importante per tutti gli attivisti che si occupano di salvare vite in mare», aggiunge, prima di augurarsi una riforma delle direttive europee contro i «crimini si solidarietà».
Ma se Rackete e il suo legale, l’avvocato Alessandro Gamberini, si dicono soddisfatti per la sentenza, Matteo Salvini punta il dito contro i giudici. «Questa non è giustizia, questa è vergogna», commenta il leader della Lega ed ex ministro dell’Iterno. «Per qualche giudice una signorina tedesca, che ha rischiato di uccidere cinque militari italiani speronando la loro motovedetta, non merita la galera, ma il ministro che ha bloccato sbarchi e traffico di esseri umani sì», aggiunge Salvini, su cui la Giunta per le immunità del Senato si esprimerà il 20 gennaio in merito all'autorizzazione a procedere per il caso Gregoretti.
Di diverso avviso il deputato del Pd Matteo Orfini, che salì a bordo della Sea watch per convincere il governo a far sbarcare i migranti. «La Cassazione ha appena dato ragione a Carola Rackete.
Quindi il suo arresto fu immotivato. Un abbraccio affettuoso a Matteo Salvini e Giorgia Meloni. E due lezioni per loro: 1 le sentenze le emettono i giudici. 2 chi non ha nulla da temere non scappa dai processi», commenta su Facebook.